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Regeni è stato ucciso nel centro del Cairo

Giulio Regeni sarebbe stato ucciso in un appartamento al centro del Cairo. Sono le ultime notizie diffuse dal quotidiano egiziano Al Masry Al Youm Regeni era atteso per una cena di compleanno di un amico in un ristorante delle città. Doveva impiegarci 25 minuti a raggiungere il luogo dell’incontro dalla sua casa nel quartiere El Dokki. Invece non è mai arrivato.

Immediate le richieste d’aiuto degli amici, che per prima hanno avvisato l’Ambasciata italiana al Cairo. “Non hanno fornito altri dettagli. È tutto molto vago”, riporta a Radio Popolare una giornalista del quotidiano. “Non ho idea di come verrà condotta questa indagine, ma ci sarà e sarà oggettiva”, dice la reporter.

Quest’ultimo particolare emerso dall’indagine egiziana apre altri interrogativi. Infatti resta valida la ricostruzione delle torture subite da Regeni dopo il 25 gennaio, data della sua scomparsa. Dall’Egitto anche l’opinione pubblica esclude la pista di ambienti vicini al regime: “Non è ancora emerso nessun dettaglio sugli uccisori”, dicono.

Le indagini procedono con un team congiunto di investigatori, sette dei quali italiani. Il computer di Regeni si trova ora nelle mani degli inquirenti italiani. Mentre le istituzioni italiane chiedono verità e giustizia, in Egitto la polizia sta interrogando una serie di persone sospette nonché uomini con precedenti per sequestro di persona, secondo il quotidiano Egypt Daily News.

Secondo le ultime notizia riportate da Al Masry Al Youm, riportate anche da Il Fatto quotidiano, il telefono di Regeni era già intercettato. Secondo la procura di Giza, inoltre, il suo cellulare sarebbe sparito. Le informative egiziane richieste dai procuratori italiani confermano l’assenza di particolari che possano far pensare ad una rapina, eppure, come ha ribadito anche l’ambasciatore egiziano in Italia Amr Helmy in un’intervista a Radio Anch’io, Regeni “non è mai stato sotto la custodia della nostra polizia, e noi non siamo cosi “naif” da uccidere un giovane italiano e gettare il suo corpo il giorno della visita del Ministro Guidi al Cairo”.

  • Autore articolo
    Lorenzo Bagnoli
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    Fa troppo caldo: scioperano i lavoratori della Emmegi, che costruisce condizionatori a Cassano d’Adda

    Troppo caldo, lavoratori in sciopero. 36 gradi nel capannone dove si producono componenti per i condizionatori. Il paradosso è che, in quella ditta, si producono scambiatori di calore, componente fondamentale per gli impianti di climatizzazione. Che però, nei capannoni della Emmegi di Cassano d’Adda, non ci sono. La conseguenza, temperature roventi, che superano i 36 gradi, e condizioni di lavoro inaccettabili. Per questo lavoratori e lavoratrici stanno scioperando, per ottenere almeno un po’ di refrigerio, che però al momento viene negato dalla proprietà, che anzi ha incaricato un consulente per farsi dire che “la temperatura è acettabile”. Maurizio Iafreni è Rsu Fiom alla Emmegi e responsabile della sicurezza: (foto Fiom Cgil)

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