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Gli ultimi ragazzi di vita

“Voglio morì cosi co tutto l’oro addosso. Come i faraoni.”

Franco Citti in Accattone narrava il suo essere ragazzo di vita, quello dei suoi amici e compagni di strada. Era il 1961, il primo film di Pasolini dedicato al sottoproletariato di periferia, tra ladruncoli e prostitute.

Franco Citti conobbe Pier Paolo Pasolini negli anni Cinquanta quando il regista friulano lasciò Casarsa per insegnare nella capitale. Franco, come il fratello Sergio, Vincenzo Cerami e tutti gli altri ragazzi di vita, in Pasolini trovò un punto di riferimento, un’educazione, una speranza di riscatto. “Piacere Pasolini” – “Io so Franco”, raccontava Citti qualche anno fa nel suo libro autobiografico Vita di un ragazzo di vita.

Il punto di partenza di una lunga amicizia e di una carriera cinematografica che in Franco Citti si esprimeve in verità, in strada.

Aveva 80 anni e da un paio era bloccato su una sedia a rotelle. Memorabili i suoi personaggi da Accattone a Mamma Roma. E ancora Edipo Re, Decameron, Porcile un volto che diventava la carne di un certo cinema di Pasolini, quello più dialettale e di borgata. Franco lavorò anche con il fratello Sergio Citti, come attore in Ostia, Casotto, I magi randagi ma anche con Carlo Lizzani in Requiescant.

Francis Ford Coppola lo chiamò nel 1976 a recitare ne Il Padrino. Con Federico Fellini lavorò in Roma, con Elio Petri in Todo Modo, con Bernardo Bertolucci e con Carmelo Bene in teatro.

Franco Citti se ne va  con un altro grande attore. Lo stesso giorno di Alan Rickman, ironia e talento britannici, volto simpatico, comicità raffnata ed elegante, noto a tutti per il personaggio di Piton in Harry Potter. Ma la sua carriera è ricchissima, dal teatro e le opere di Shakespeare, alla commedia britannica, Robin Hood, Tim Burton, uno 007, Die Hard fino alla recentissima regia di Le regole del caos.

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    Barbara Sorrentini
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