Approfondimenti

Charlie è vivo

Una delle nervature di Charlie Hebdo è, fin dalla nascita, l’arte del riso a largo spettro, dalla satira feroce all’ironia finissima, col corollario del famoso: sarà una risata che vi seppellirà.

Un’altra è la pratica della sfrenata libertà d’espressione.

LE ORIGINI – Comincia il progenitore Hara kiri hebdo diretto da François Cavanna. Nel novembre 1970 muore Charles De Gaulle e dieci giorni prima un incendio in una discoteca aveva causato 146 morti. In quell’occasione Hebdo titolò in copertina “Bal tragique à Colombey – un mort” (Colombey era la residenza di De Gaulle).

Il Ministero dell’Interno bloccò la pubblicazione, ritenendo offensivo il riferimento a De Gaulle, padre della patria, salvatore della Francia cui tutti si inchinavano. Tutti salvo François Mitterand al tempo oscuro deputato, l’ebreo tedesco Dany Cohn Bendit, come ebbe a chiamarlo l’Humanitè, quotidiano del PCF, e Hebdo, che decise di cambiare nome e continuare.

Si chiamarono quindi Charlie Hebdo: ecco l’ironia finissima, Charlie da Charles De Gaulle.

Molti da allora sono passati per le vignette di Charlie. I Papi, la vergine Maria, Gesù Cristo, tutti i presidenti francesi, Le Pen padre e figlia enne volte, Maometto, i jiahdisti con l’ultima vignetta tristemente profetica, intestata “Ancora nessun attentato in Francia” cui risponde il jihadista armato: “Aspettate. Abbiamo tempo fino a fine gennaio per farci gli auguri”, mentre nell’ultimo tweet del giornale campeggia il sedicente califfo Al- Baghadadi con l’augurio irridente: “E soprattutto la salute”.

L’ultima vignetta prima della strage, perchè i nostri amici redattori di Charlie non sono stati seppelliti da una risata, ma chiamati uno a uno e fucilati da un commando di neri fascisti del jihad, usciti poi inneggiando al loro Dio e gridando in perfetto francese: “abbiamo ucciso Charlie, abbiamo ucciso Charlie“, prima di ammazzare lì in strada un poliziotto in bicicletta di fede musulmana. Non in uno scontro a fuoco ma freddandolo mentre era già a terra.

ap_paris_shooting_12_kb_150107_1_16x9_992

L’EREDITA’ – Oggi, a un anno di distanza, possiamo dire che no, Charlie non è morto. Molti lo speravano, non solo nel campo jihadista. Tutti quelli che dicevano: “se la sono cercata”. Tutti quelli per i quali: “bisogna essere responsabili”, da cui il direttore “responsabile”, figura istituita in Italia da Mussolini, guarda caso. Tutti quelli che: “bisogna rispettare le religioni”. Tutti quelli che: “ma questi vignettisti non saranno islamofobi”…o più tenue: “comunque rischiano di portare l’acqua al mulino degli islamofobi”. Tutti quelli che: “la libertà ha dei limiti, quella di satira doppi limiti, è ovvio”. Per non dire di quelli che ti dicono: “dai, devi ammetterlo, si tratta di due proletari che hanno ammazzato dei borghesi”.

o-ATTENTAT-CHARLIE-HEBDO-facebook

E’ l’idiozia totale, la betise par terre, molto più diffusa di quanto si creda, che fa il paio con quella di chi assume la guerra del terrore jihadista come guerra di liberazione dall’Occidente imperialista e colonialista – quando invece si tratta di una lotta tra oligarchie finanziarie e/o arabo musulmane con propaggini ovunque nel sistema capitalista globale, in cui la religione funziona come il classico oppio dei popoli: per il potere, il petrolio e le risorse idriche, nonché il mercato delle armi, delle droghe e degli esseri umani. Una lotta dunque che diventa conflitto armato multiplo nutrito da popoli e masse che giocano il ruolo classico di carne da cannone.

Fa ridere, se si è ottimisti, questa identificazione degli uccisi – il comunista Charb, sepolto al canto dell’Internazionale, l’anarchico Georges Wolinski, maestro disegnatore e sommo amante della bellezza muliebre, l’anti-liberista Bernard Maris, l’oncle Bernard come si firmava – con le classi dominanti e la borghesia.

Maris, forse il meno noto al grande pubblico, economista anti-liberista militante, scandaloso per l’establishment finanziario, ma con un prestigio tale da diventare consigliere della Banca di Francia, redigeva su Charlie il “journal d’un économiste en crise” – il diario di un economista in crisi – disvelando in modo semplice e irridente la natura politico ideologica dell’economia liberista, e demolendone i dogmi. Questo su un giornale satirico di vignette e fumetti, tanto per capire l’ampio spettro culturale e i tanti gradi di libertà che anima(va)no Charlie.

Pensando all’Italia, l’unico esempio che mi viene in mente è Il Giorno delle Locuste, la trasmissione d’economia a cura di Gianmarco Bachi e Andrea Di Stefano – direttore della rivista d’economia Valori – che va in onda su Radio Popolare.

Sono stati uccisi, loro più molti altri, in tutto dodici dentro la redazione, ed erano tutti irrinunciabili.

Così come irrinunciabile è il dolore e il cordoglio. Non è un vuoto che si colmerà, perché una tale intelligenza collettiva costruita fin dal maggio Sessantotto in oltre quarant’anni di amicizia, solidarietà, empatia, è stata amputata in modo irreversibile. E’ una scuola straordinaria di praxis linguistica e culturale rivoluzionaria, abilità artistica, creatività, libertà, ironia, amore sedimentata in decenni, che si voleva annichilire.

Ma così non è stato.

Tornando a un anno fa, nessuno più può prendere in giro Charb per quella frase che pareva un po’ retorica, “Je préfère mourir debout que vivre à genoux” – preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio-, detta dopo un attentato alla sede del giornale.

E se non puoi prendere in giro il tuo direttore, perché te l’hanno ammazzato, che satira puoi fare? La tentazione è di rispondere: nessuna. Ovvero: quale spazio rimane per lo sberleffo e la libera ironia dopo un tale massacro dei tuoi amici e sconvolgimento del tuo mondo?

Insomma, è subito evidente che questo piccolo Charlie quasi decapitato, certamente stremato per disperazione, non avrà vita facile, e noi suoi amici neppure. In ognuno c’è un po’ di Charlie, salvo in quelli che pretendono di essere la polizia del pensiero, come già accadde ai tempi dell’Inquisizione, e oggi nei neri fascisti fanatici del jihad, nemici dell’umanità come i loro predecessori nazisti che portavano inciso sulle fibie dei cinturoni a croce uncinata il motto Gott mit uns, “Dio è con noi”.

Intanto migliaia di persone si incontrano, già dalla sera del 7, in Place de la Republique e saranno milioni in tutta la Francia il giorno 11. A Parigi, con in testa al corteo molti governanti del mondo e anche i dignitari – si fa per dire – dell’Arabia Saudita dove vige una implacabile tirannia waabita, che finanzia Daesh più o meno in modo semiufficiale.

Tribute To Victims Killed During Attack At Satirical Magazine Charlie Hebdo At Place De La Republique In Paris

Mentre i cittadini di fede musulmana e/o origine arabo- africana sono poco presenti, rendendo palese una frattura sociale o, almeno, una lontananza.

Il 4 gennaio scorso, pochi giorni dopo la strage, il giornale era in edicola, un miracolo verrebbe da dire con la redazione devastata e il cuore sanguinante di ciascun sopravvissuto. In copertina compariva quella meravigliosa – nel senso letterale: che desta meraviglia – immagine di Maometto cui spunta una solitaria lacrima e la frase “Tutto è perdonato”, le uniche parole di perdono prununciate durante l’intera vicenda vengono dalle vittime!

E c’è anche allora qualcuno che ha il coraggio di additare il giornale come irresponsabile.

13610541.jpg

“L’ASSASSINO CONTINUA A CORRERE” – Origina da qui la nuova epoca di Charlie, che non può essere uguale a prima, non foss’altro perché il numero speciale vende otto milioni di copie nell’intero mondo, mentre prima stava a poche migliaia ed era pieno di debiti – il genio, si sa, non produce denaro.

Col secondo numero del 25 febbraio si pianta un altro pilastro della nuova costruzione. Su una squillante copertina rossa Luz disegna una muta di cani, tra cui Marine Le Pen, il Papa, il jihadista col mitra, Sarkozy, il finanziere con la bocca piena di biglietti di banca, ecc..mentre insegue un piccolo cagnolino che fugge con Charlie in bocca.

Il senso è chiaro: Charlie sa che deve cambiare, ma la sua sarà una metamorfosi e non una mutazione genetica (la metamorfosi che, per esempio, trasforma il bruco in farfalla, modifica la forma ma lascia invariato il DNA, mentre la mutazione genetica cambia il DNA).

Concetto ribadito con nettezza dal nuovo direttore Riss, scampato per un pelo alla morte con una spalla fracassata, del cui editoriale riportiamo qualche frase: “L’oltranza e gli eccessi spesso rimproverati ai disegnatori di Charlie Hebdo, non sono in realtà che un metodo per avventurarsi lungo sentieri sconosciuti. Forse è questo che gli assassini del 7 gennaio non sopportavano. Questi in realtà non hanno mai osato niente. Si sono lasciati rinchiudere nel confort di una religione che ha già tutte le risposte e dispensa dalla riflessione e dal dubbio… Non bisogna dubitare quando si decide di entrare in una redazione per ucccidere tutti i suoi membri. I disegnatori e i redattori di Charlie passano il loro tempo a dubitare. Di tutto e soprattutto di se stessi, del loro talento, della loro ispirazione… Wolinski si poneva la questione dopo l’incendio del giornale nel 2011. ‘Non è che siamo andati troppo lontano?’ … Wolinski aveva il coraggio di esporre i suoi dubbi. Aveva fatto dell’espressione della sua vulnerabilità un’arte… ecco perché è disonesto mettere sullo stesso piano le sedicenti provocazioni dei disegnatori con la violenza degli assassini proclamando ‘se la sono cercata’… Gli attacchi di Parigi e Copenhagen sono in primis degli attacchi contro una concezione moderna dei rapporti tra gli individui, contro la pluralità delle idee e degli uomini… Ci vorrà ancora del tempo e del sangue perché tutte le religioni accettino definitivamente questo quadro democratico non negoziabile”.

Quindi nessuno stupore se sulla prima pagina del numero del 7 gennaio 2016 sotto il titolo “1 an apres, L’assassin court toujours” compare un Dio unico che corre, gli occhi spiritati e il mitra a tracolla. Chi vuole si eserciti pure allo scandalo, nell’attuale situazione del mondo assai ipocrita, comunque Charlie è vivo, il che non è poco.

charlie-hebdo-un-an-apres_5492124

Per dirla con Italo Calvino: “ L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce ne è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni… Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.

 

 

PS. Riporto di seguito i nomi di tutte le persone uccise nel gennaio 2015 a Parigi in seguito all’attaco jihadsta contro la redazione di Charlie Hebdo.

Alla redazione di Charlie, il 7 gennaio. Georges Wolinski, Charb (Stéphane Charbonnier), Tignous (Bernard Verlhac), Michel Renaud, giornalista che si trovava lì per caso dovendo restituire dei disegni a Cabu, Ahmed Merabet, poliziotto ciclista, Philippe Honoré disegnatore, Moustafà Ourrad, correttore di bozze, Elsa Cayat psicologa giornalista, Bernard Maris, economista, Fréderic Boisseau portiere, Cabu (Jean Cabut) disegnatore, Franck Brinsolaro, poliziotto di scorta a Charb.

Clarissa Jean-Philippe, brigadiere della polizia municipale, disarmata, uccisa la mattina dell’8 gennaio di fronte a una scuola da Coulibaly.

Yoav Hattab, Philippe Braham, Yohan Cohen and Francois-Michel Saada, vittime prese in ostaggio da Coulibaly e uccise al supermarket kosher il 9 gennaio.

Amedy Coulibaly, Cherif Kouachi, Said Kouachi, membri del commando jihadista, colpiti a morte dalla polizia il 9 gennaio.

  • Autore articolo
    Bruno Giorgini
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio mercoledì 10/12 19:29

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 10-12-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve mercoledì 10/12 18:31

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 10-12-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di mercoledì 10/12/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 10-12-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di mercoledì 10/12/2025 delle 19:49

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 10-12-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Pop Music di giovedì 11/12/2025

    Una trasmissione di musica, senza confini e senza barriere. Canzoni da scoprire e da riconoscere, canzoni da canticchiare e da cui farsi cullare. Senza conduttori, senza didascalie: solo e soltanto musica.

    Pop Music - 10-12-2025

  • PlayStop

    The Box di mercoledì 10/12/2025

    la sigla del programma è opera di FIMIANI & STUMP VALLEY La sigla è un vero e proprio viaggio nel cuore pulsante della notte. Ispirata ai primordi del suono Italo, Stump Valley e Fimiani della scuderia Toy Tonics, label berlinese di riferimento per il suono italo, disco e house, ci riportano a un'epoca di neon e inseguimenti in puro stile Miami Vice, un viaggio nella notte americana alla guida di una Ferrari bianca. INSTAGRAM @tommasotoma

    The Box - 10-12-2025

  • PlayStop

    News della notte di mercoledì 10/12/2025

    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

    News della notte - 10-12-2025

  • PlayStop

    Doppio Click di mercoledì 10/12/2025

    Doppio Click è la trasmissione di Radio Popolare dedicata ai temi di attualità legati al mondo di Internet e delle nuove tecnologie. Ogni mercoledì approfondiamo le notizie più importanti, le curiosità e i retroscena di tutto ciò che succede sul Web e non solo. Ogni settimana approfondiamo le notizie più importanti, le curiosità e i retroscena di tutto ciò che succede sul Web e non solo. A cura di Marco Schiaffino.

    Doppio Click - 10-12-2025

  • PlayStop

    Il giusto clima di mercoledì 10/12/2025

    Ambiente, energia, clima, uso razionale delle risorse, mobilità sostenibile, transizione energetica. Il giusto clima è la trasmissione di Radio Popolare che racconta le sfide locali e globali per contrastare il cambiamento climatico e ridurre la nostra impronta sul Pianeta. Il giusto clima è realizzato in collaborazione con è nostra, la cooperativa che produce e vende energia elettrica rinnovabile, sostenibile, etica. In onda tutti i mercoledì, dalle 20.30 alle 21.30. In studio, Elena Mordiglia e Marianna Usuelli, in redazione Lorenzo Tecleme e Gianluca Ruggieri.

    Il giusto clima - 10-12-2025

  • PlayStop

    L'Orizzonte delle Venti di mercoledì 10/12/2025

    A fine giornata selezioniamo il fatto nazionale o internazionale che ci è sembrato più interessante e lo sviluppiamo con il contributo dei nostri ospiti e collaboratori. Un approfondimento che chiude la giornata dell'informazione di Radio Popolare e fa da ponte con il giorno successivo.

    L’Orizzonte delle Venti - 10-12-2025

  • PlayStop

    Esteri di mercoledì 10/12/2025

    1) A Gaza le disgrazie non arrivano mai sole. Nella striscia arriva la tempesta Byron: centinaia di migliaia di persone a rischio mentre pioggia e vento distruggono tende e rifugi. (Sami Abu Omar) 2) Siria, l’incognita della convivenza. Il futuro del paese dipenderà anche da come le diverse comunità etniche religiose riusciranno a vivere insieme. Reportage dalla zona Alawita della Siria. (Emanuele Valenti) 3) Stati Uniti, dopo 28 anni la candidata democratica diventa sindaca di Miami. Per Donald Trump, che ripete che il paese non è mai stato così bene, è un altro campanello d’allarme. (Roberto Festa) 4) Regno Unito, il labourista Starmer ha appena iniziato la sua battaglia contro l’immigrazione. Il primo ministro britannico ora vuole modificare la convenzione europea sui diritti umani. (Elena Siniscalco) 5) Operazione Overlord. I militanti di estrema destra inglesi che vogliono fermare le barche dei migranti che partono dalla Francia verso il Regno Unito. (Veronica Gennari) 6) Un mondo sempre più ricco e sempre più diseguale. Secondo il World Inequality report lo 0,001 controllano una ricchezza tre volte superiore a quella di metà dell'umanità. (Alice Franchi)

    Esteri - 10-12-2025

  • PlayStop

    L'Orizzonte di mercoledì 10/12 18:35

    L'Orizzonte è l’appuntamento serale con la redazione di Radio Popolare. Dalle 18 alle 19 i fatti dall’Italia e dal mondo, mentre accadono. Una cronaca in movimento, tra studio, corrispondenze e territorio. Senza copioni e in presa diretta. Un orizzonte che cambia, come le notizie e chi le racconta. Conducono Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro.

    L’Orizzonte - 10-12-2025

  • PlayStop

    Tommy WA: la nuova promessa del folk africano si racconta a Radio Pop

    L'abbiamo scoperto con l'EP "Somewhere only we go" e oggi a Volume abbiamo avuto modo di conoscere meglio la storia di questo cantautore nigeriano, che si è poi formato musicalmente in Ghana: "Nel corso degli anni le nostre musiche si sono fuse: l'highlife ghanese, il palm-wine, il folk di Kumasi, il suono contemporaneo della chitarra. Ho potuto unire questi due mondi, mescolandoli con le radio occidentali che ascoltavo da ragazzo". Il risultato è un folk pop pieno di anima e di profondità: "Il mio obiettivo non è solo una carriera internazionale, ma costruire qualcosa in Africa. Voglio creare una struttura che funzioni per artisti come me, gente con una chitarra o un tamburo, artisti contemporanei che non hanno modo di raggiungere il loro pubblico". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Tommy WA.

    Clip - 10-12-2025

  • PlayStop

    Poveri ma belli di mercoledì 10/12/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 10-12-2025

  • PlayStop

    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale

    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

    Clip - 10-12-2025

  • PlayStop

    Vieni con me di mercoledì 10/12/2025

    Vieni con me è una grande panchina sociale. Ci si siedono coloro che amano il rammendo creativo o chi si rilassa facendo giardinaggio. Quelli che ballano lo swing, i giocatori di burraco e chi va a funghi. Poi i concerti, i talk impegnati e quelli più garruli. Uno spazio radiofonico per incontrarsi nella vita. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

    Vieni con me - 10-12-2025

  • PlayStop

    Volume di mercoledì 10/12/2025

    Il commento alla classifica di NME dei migliori album del 2025, l'intervista al musicista nigeriano Tommy Wà a cura di Niccolò Vecchia e la storia di Jesse Welles, da fenomeno social a uno dei cantautori americani più apprezzati del momento.

    Volume - 10-12-2025

Adesso in diretta