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Polemiche per la spending review

La perdita dell’aplomb britannico è stata evidente quando John Mc Donnell, il cancelliere ombra del Labour, ha citato Mao nel dibattito seguito alla presentazione del budget autunnale.

Ma tutta la discussione della presentazione della legge di bilancio britannica, la prima con una spending review effettuata da un Governo totalmente conservatore da più di vent’anni a questa parte, è stata piuttosto sopra le righe.

E non sarebbe forse potuto essere altrimenti, viste le novità e le retromarce presentate dal Cancelliere dello Scacchiere.

La più evidente è il passo indietro, nettissimo, sul taglio ai “tax credits”, i crediti di imposta, che George Osborne aveva promesso durante l’estate, e che avrebbero provocato una perdita di oltre mille sterline annue per almeno tre milioni di famiglie britanniche a basso reddito.

Una mossa impopolare, fortemente criticata sia dal Labour sia da alcune ali moderate dei conservatori, e il cui ritiro, dopo la bocciatura avvenuta settimane fa da parte della Camera dei Lord, è stato festeggiato come una vittoria dai laburisti di Jeremy Corbyn.

Per poter effettuare questa U-Turn che, superata la prima impressione di scarsa coerenza, potrebbe rivelarsi per i Tories una mossa azzeccata dal punto di vista del consenso, Osborne ha dovuto infrangere il cosiddetto Welfare Cap, il limite che il governo Cameron si è auto-imposto per la spesa sociale.

“Non rispetteremo il ‘limite basso’ nei primi anni – ha detto il Cancelliere – ma rientreremo negli anni a venire”. Il piano prevede che per il prossimo quinquennio siano realizzati tagli alla spesa sociale per 12 miliardi di sterline annue.

La spending review è resa possibile, in buona sostanza, da due dati: deficit di bilancio non eccessivo e crescita economica sostenuta (quest’anno la Gran Bretagna dovrebbe fare +2,4% nelle previsioni dell’esecutivo), oltre che dalle valutazioni dell’Office for Budgetary Responsibility, l’autorità indipendente per la valutazione delle politiche fiscali, la quale ha dato a Osborne spazio di manovra aggiuntivo, per via delle entrate sopra le attese relative a Iva, corporate tax e imposte sul reddito.

Osborne ha poi annunciato anche di aver evitato tagli al bilancio della polizia, un argomento diventato piuttosto delicato dopo gli attacchi di Parigi e il riacceso dibattito sulla sicurezza interna.

Ma “in positivo”, da dove arrivano i tagli della spending review? In parte dalla flessibilità sulle tasse concessa agli enti locali, che potranno aumentare la council tax (una tassa comunale che comprende il pagamento dei rifiuti, della pulizia stradale e di altri servizi) fino al 2%.

In parte dall’aumento fino al 3% delle spese per chi compra una seconda casa solo per affittarla, pratica comune tra chi se lo può permettere visti i prezzi fuori controllo e in continuo aumento del mercato immobiliare britannico, che allo stesso tempo è affetto da una crisi di disponibilità immobiliare.

Proprio per alleviare questa crisi l’esecutivo ha promesso la costruzione di 400mila nuove case entro il 2020, il maggior piano casa dai tempi della Thatcher.

Al servizio sanitario, che proprio in questi giorni è interessato da uno sciopero dei medici junior, andranno 3,8 miliardi extra per il 2016-2017. Una decisione che allevia le tensioni (l’NHS riceve molto meno denaro rispetto ad altri servizi sanitari europei, in proporzione) ma che arriva a un prezzo: il dipartimento della salute subirà tagli pari al 25% e questo, in una maniera o nell’altra, andrà a incidere nei prossimi mesi sull’offerta sanitaria e sulla formazione.

I tagli più netti interessano i vari dipartimenti governativi: quello per i trasporti avrà il budget tagliato del 37%, quello dell’ambiente, dell’alimentazione e degli affari rurali perderà il 15%, a energia e clima andrà il 22% in meno, quello degli affari economici avrà un taglio del 17%.

Anche la cultura finisce sotto la scure governativa: il budget sarà ridotto del 22%, anche se Osborne ha chiarito che l’entrata gratuita ai musei statali sarà mantenuta.

Viene quindi ridotto il fondo da un miliardo di sterline per il cosiddetto carbon capture, un piano per il miglioramento dell’efficienza e la riduzione degli inquinanti dei grandi impianti energetici. L’esecutivo ha stabilito che non si tratta di una priorità: l’ambiente può attendere.

Per i critici i tagli “mascherati da non tagli” di Osborne, rappresentano una scelta politica di prosecuzione dell’austerità che non è necessaria in un contesto di crescita economica. La scelta di raggiungere un surplus di bilancio nel 2020 e di non aumentare la spesa pubblica è una scelta politica, questo è innegabile.

Vedremo se la crescita economica continuerà a soffiare in poppa alle vele del governo inglese nel prossimo quinquennio: se dovesse arrivare la bonaccia i piani di Cameron e soci potrebbero dover cambiare drasticamente.

  • Autore articolo
    Federico Simonelli
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