Approfondimenti

Europa, partiti, destre: le incognite dell’era Macron

Memos anche oggi ha ospitato due commenti sulle presidenziali francesi e l’elezione di Emmanuel Macron.

Romano Prodi, questa mattina su Repubblica, ha sostenuto che “quando i cittadini sono messi di fronte alla scelta secca tra Europa e non Europa prevale l’istinto di sopravvivenza e la scelta dell’Europa diventa maggioritaria. Questa logica – dice Prodi – si consolida anche in Francia”. Ma è proprio così? Lo abbiamo chiesto al sociologo inglese Colin Crouch (l’inventore del concetto di post-democrazia).

«Il bivio – risponde Crouch – a cui si sono trovati di fronte i francesi è più ampio di quello prospettato da Prodi. Certo, c’era una scelta sull’Europa, ma anche contro la xenofobia. Il Front National non ha vinto, mentre dopo la vittoria della Brexit in Gran Bretagna e di Trump negli Stati Uniti sembrava fossimo di fronte ad un trionfo della destra estrema. Abbiamo visto, invece, nelle presidenziali in Austria e in quelle parlamentari in Olanda, uno stop ai movimenti xenofobi di destra. Restano forti, ma sembra che la gran parte delle popolazioni li respinga».

Colin Crouch
Colin Crouch

Per Crouch, se la minaccia dell’estrema destra è superata, allora si può aprire la discussione su quale Europa si vuole. Un negoziato in cui Macron ha di fronte una strada in salita. A meno che non giochi la carta “pesante” dell’arma nucleare, dice l’altra ospite di oggi a Memos, la politologa Nadia Urbinati.

«La trattativa tra la Francia e l’Europa ora dovrà essere aperta», racconta Urbinati. «Non credo che i rapporti tra la Francia e Bruxelles siano migliori di quelli dell’Italia. Anche la Francia ha dei seri problemi con le politiche di austerità. Macron parla di rispetto delle regole, ma se sarà così dovrà pagarne un prezzo alto. E’ chiaro che ci saranno trattative con l’Europa. Dobbiamo ricordare, in questo contesto, che la Francia oggi – con l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea – è l’unico paese dell’Unione che ha le armi nucleari, quindi ha una forza negoziale straordinaria rispetto agli altri paesi alleati».

Crouch e Urbinati hanno descritto a Memos le ragioni della crisi dei partiti tradizionali. Una crisi evidenziata dal voto francese del primo turno, con l’esclusione di socialisti e gaullisti dal ballottaggio. «I vecchi partiti – dice Crouch – sono arrivati stanchi, si sono formati sulla base dei conflitti del Novecento, conflitti che oggi sono estranei alla popolazione. Forse il modello organizzativo, burocratico, non piace nemmeno alle nuove generazioni».

Urbinati spiega che i partiti tradizionali si sono convertiti ad un doppio copione, a seconda dei momenti: «Oggi c’è bisogno dei partiti sicuramente nel momento elettorale, ma non necessariamente nella loro identificazione permanente», dice la politologa. «C’è una trasformazione in corso che va più nella direzione dell’audience che dei partiti organizzati. Il distacco che si crea tra il partito e le popolazioni viene poi colmato dal leader fa da “trait d’union” di tipo populista. Avremo, in pratica, partiti doppi: da un lato un partito organizzato nella forma tradizionale, ma solo per le elezioni, dall’altro il leader sostenuto da un’audience esterna».

Nadia Urbinati
Nadia Urbinati

In attesa che si apra la discussione sull’Europa, abbiamo chiesto al sociologo inglese Colin Crouch, perché la sinistra non è riuscita a vincere né in Francia, né in Spagna, né sembra che ci riuscirà in Gran Bretagna?

«Perché molti partiti socialdemocratici – risponde Crouch – come in Gran Bretagna e in Germania, hanno accettato il modello neoliberale del capitalismo finanziario deregolamentato. Quindi non potevano presentarsi come antagonisti di questo sistema».

«Per i partiti più radicali di sinistra, invece, c’è una sfida molto grande. La gente normale non è molto politicizzata. Accetta di sostenere una grande sfida, come quella che si può lanciare contro i poteri economici del mondo, solo se si sente parte di qualcosa di più generale, ad esempio di una classe. Ma le classi – prosegue il sociologo inglese – nel mondo industrializzato sono molto deboli. Non hanno un’identità chiara. C’è, invece, un’identità sociale che le persone possiedono e che può essere trasformata in un’identità politica: è la nazione, la razza. Ecco allora – conclude Crouch – che i partiti dell’estrema destra hanno avuto gioco facile nel dire “noi siamo un popolo, una nazione” che combatte contro le sfide globali. Ciò spiega perché la destra xenofoba ha guadagnato di più rispetto alla sinistra». Il sociologo inglese Crouch sembra attribuire alla destra xenofoba una capacità di mascherare, o semplicemente di confondere, la sua identità nazionalista e xenofoba dietro un’apparente critica al globalismo. E per questa ragione, secondo Colin Crouch, la destra estrema in Francia è riuscita ad avere maggiori consensi rispetto alla sinistra.

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    Raffaele Liguori
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    GIANLUCA GRIMALDA - A FUOCO! - presentato da Marianna Usuelli

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    Stringono i tempi nella procedura di vendita dello stadio Meazza. Nel giro di pochi giorni è prevista la delibera di Giunta e il voto in Consiglio comunale per autizzarla. In una procedura che sembra quasi gia scritta, nelle ultime ore appare qualche fatto nuovo: un'assemblea molto partecipata a Milano, una proposta per prendere più tempo, il ritorno alla carica di chi chiede un referendum per decidere. In zona Cesarini potrebbero decideresi i tempi supplementari? Ospiti: Roberto Maggioni, redazione locale di RP; Franco D'Alfonso, Centro Caldara di Milano, estensore della proposta; Gabriele Mariani, Comitato Referendum per San Siro; Bruno Ceccarelli, Pd Milano, Commissione urbanistica; Lia Quartapelle, parlamentare Pd. In studio Massimo Bacchetta, in redazione Luisa Nannipieri.

    Tutto scorre - 16-09-2025

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    Caso Kirk: "Il Governo vuole creare un clima di paura" dice Benedetta Tobagi

    “Quelle che arrivano dalla maggioranza sono delle sciocchezze, che sarebbero grottesche se non fossero pericolose perché tradiscono una chiara volontà di creare un clima di paura e di allarme, criminalizzando tutta la galassia dell’opposizione”. Così Benedetta Tobagi, intervistata da Luigi Ambrosio all'Orizzonte delle Venti, sui reiterati attacchi del Governo alle opposizioni accusate di fomentare la violenza. “Anche per ciò che porto nel mio nome, l’Italia ha nella sua storia una sinistra antifascista e democratica che non è mai stata violenta. Figure come mio padre e Aldo Moro sono state colpite addirittura dal terrorismo di sinistra. Questa è la storia che vergognosamente Meloni, Tajani e Salvini non riconoscono e che, invece, deve essere la nostra forza”.

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    Presto Presto - Interviste e Analisi di martedì 16/09/2025

    In diretta dall'Ucraina Sabato Angieri ci racconta delle profonde differenze che ormai segnano il paese tra territori in guerra e retrovie, di chi non vuole andarsene nonostante la guerra abbia distrutto spazi e vite e di come il fronte insista da due anni sugli stessi campi. Gianpaolo Scarante, docente all'Università di Padova ed ex-diplomatico analizza lo scontro verbale tra Russia e Nato e invoca il ritorno della ragione per evitare una escalation dei fatti. Emanuele Valenti ci aggiorna sull'entrata dei carri armati a Gaza City dopo giorni di bombardamenti mirati a distruggere tutti i palazzi principali della città per forzare la popolazione ad andarsene. Ma la popolazione non ha nessun posto dove andare. E anche chi avrebbe un visto di studio in Italia non riesce a uscire dall'inferno della Striscia lo raccontano le voci di alcuni degli studenti palestinesi che hanno vinto una borsa di studio nelle università italiane. Molti di loro hanno diffuso appelli sui social per chiedere di fare pressione sulle autorità italiane affinché organizzino la loro evacuazione immediata. Sentiamo le loro voci e ci spiega come stanno, chi sono e perché non si riesce ad aprire un corridoio umanitario per loro Stefano Simonetta, Prorettore ai Servizi agli Studenti e al Diritto allo Studio della Università Statale di Milano.

    Presto Presto – Interviste e analisi - 16-09-2025

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