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Una proposta per risarcire i terremotati del Centro Italia

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“Dopo un terremoto le prime persone ad essere dimenticate sono quelle che hanno perso qualcuno, che hanno subito un lutto”. Mario Sanna pronuncia queste parole ma non riesce a spiegare perché accade una cosa del genere. Si pensa affannosamente alla ricostruzione, alle case, alle fabbriche, all’economia locale, ma si rimane lontani dal dolore incommensurabile di chi ha perso qualcuno sotto le macerie. Per pudore, per scelta, ma così è.

Mario ha perso un figlio di ventidue anni, Filippo. E’ una delle 299 vittime del terremoto di Amatrice, quasi 300 morti e 4000 sfollati, e molti di quest’ultimi si sono ritrovati a dover piangere un figlio, un genitore o un fratello senza più un tetto che proteggesse il loro dolore.

Dopo tre anni dal sisma di Amatrice e dopo dieci da quello dell’Aquila che causò altre 309 vittime, il 6 aprile infatti ricorre il decennale, un gruppo di famiglie provenienti dalle zone del terremoto è arrivato alla Camera dove il Pd ha presentato una proposta di legge che prevede un risarcimento economico ai parenti delle vittime del sisma in Centro Italia.

Verrebbe attribuita ai famigliari una somma complessiva non inferiore ai 200 mila euro, tenendo conto anche dello stato di necessità, un modello che ricalca la legge approvata per risarcire le famiglie vittime della strage di Viareggio. La spesa complessiva sarebbe di venti milioni. Il risarcimento verrebbe assegnato seguendo un ordine, dal coniuge fino al convivente more uxorio, e per moglie e figli sarebbe previsto un collocamento obbligatorio, come per i parenti delle vittime di terrorismo.

Nel passato erano stati presentati emendamenti ad alcuni leggi che si riproponevano quest’obiettivo ma sono sempre stati respinti. Per questo oggi parte una proposta di legge che il Partito democratico spera possa essere firmata anche da altri gruppi parlamentari.

Mario Sanna e la moglie hanno tentato di elaborare il dolore costruendo subito progetti, iniziative, idee per non soccombere alla tragedia che ha colpito loro e gli altri due figli, ed è per questo che hanno creato un’associazione “Il sorriso di Filippo”, che organizza ogni anno rassegne culturali, concorsi letterari e diverse borse di studio per studenti universitari.

L’idea a cui lavora Mario è di creare un Fondo nazionale per tutte le vittime di calamità naturali. E si sa che ogni volta che accadono tragedie, terremoti, alluvioni, valanghe, i riflettori si accendono con grande attenzione, a volte eccessiva, la cosiddetta tv del dolore, sui volti e le vite di chi ha perso qualcuno, tranne poi spegnersi dopo pochi giorni ed essere dimenticati. Poche settimane fa il Governo ha stanziato dieci milioni per le famiglie delle vittime di Rigopiano, una tappa necessaria nella campagna elettorale per il voto in Abruzzo.

“Non so perché lo Stato non abbia mai pensato a questo – dice Mario Sanna –  forse perché si crede che bisogna prima ripristinare le condizioni economiche del territorio per riprendersi, ma è proprio l’opposto, prima si devono recuperare le persone che hanno subito un trauma, riallacciare il tessuto della comunità e poi c’è la ripresa dell’economia, perché non si può vivere di soli sussidi.”

Per i familiari presenti alla conferenza stampa il risarcimento è un segno di giustizia: “Crediamo che sia un segno di civiltà, di una comunità adulta che pensa che chi perde la vita in una tragedia simile è un patrimonio di tutti e non solo delle famiglie colpite”.

  • Autore articolo
    Anna Bredice
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    “L'abbiamo vista arrivare”. La tecnica dell’odio secondo chi la studia da anni

    L'uccisione negli Usa di Charlie Kirk rischia di innescare un incendio che travalica i confini americani. Da subito la destra “globale” ha lanciato in quasi in tutto l’occidente una campagna contro la sinistra – a tutte le latitudini e senza distinzioni - accusandola di essere complice se non responsabile di quella morte. È un passo in più, nel paradosso in cui siamo immersi: chi ha alimentato campagne di odio ora accusa gli altri di fomentarlo. Una confusione da cui sarebbe necessario uscire rimettendo in fila i fatti, le cause, gli effetti e il loro intreccio. L'intervista di Massimo Bacchetta a Federico Faloppa, docente di “linguaggio e discriminazione” all’Università di Reading (UK), prova a farlo. Federico Faloppa è anche referente scientifico per la “Rete per il contrasto ai discorsi e fenomeni d’odio”.

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