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    La scuola, la lingua, la politica. Intervista a Tullio De Mauro.

    A cura di:

    Raffaele Liguori

    Tullio De Mauro è il decano dei linguisti italiani. E' professore emerito di Linguistica generale all‘Università “La Sapienza” di Roma. Alle spalle ha una sterminata produzione scientifica, tradotta in molte lingue, e moltissimi riconoscimenti accademici. Il professor De Mauro ha una storia anche di impegno civile e politico: è stato assessore alla cultura nella regione Lazio a metà degli anni '70, ministro della pubblica istruzione nell'ultimo governo Amato, tra il 2000 e il 2001. La conversazione con Memos parte proprio dalla scuola, in una prospettiva storica per arrivare poi all'oggi. «Rispetto a 50 anni fa la scuola è migliorata. Elementari e medie – oggetto di ripensamenti anche radicali negli anni '70 e '80 – sono tra le migliori al mondo. Le superiori, invece, sono rimaste ferme all'idea gentiliana di un secolo fa, quando l'obiettivo era quello di formare un piccolo gruppo di quadri intermedi e dirigenti». Renzi oggi promette “la buona scuola”, basterà professore? «Non basta parlare genericamente di scuola. Mi piacerebbe, invece, che Renzi individuasse i punti precisi su cui intervenire, e di cui però non c'è traccia nei documenti del governo: da un lato la scuola superiore, dall'altro i livelli pessimi di competenze della popolazione adulta, sia nella comprensione dei testi scritti che nella capacità di utilizzazione di strumenti scientifici». De Mauro parla di Renzi e della sua lingua («ha abbandonato recentemente i toscanismi degli inizi») e critica gli annunci di cambiamenti radicali: «in un paese invecchiato e con antiche tradizioni prospettare cambiamenti da un giorno all'altro significa raccontare una favola». A Memos il professor De Mauro racconta del suo essere uomo di sinistra: «è una parola che per me ha ancora un senso. Chiedere parità di accesso all'istruzione, redistribuzione della ricchezza, sono cose di sinistra». Infine De Mauro ci parla dell'Europa delle cento lingue (il suo ultimo libro:“In Europa sono già 103”, Laterza), dell'austerità di Merkel e di quella di Berlinguer.

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