Il gruppo parlamentare del Movimento 5 stelle si è affrettato a condannare l’aggressione dei manifestanti no vax nei confronti di tre deputati Pd, rei di aver votato a favore del decreto.
Chi paga politicamente di più le aggressione di oggi davanti a Montecitorio sono proprio loro, i 5 stelle, che sono rimasti sempre in bilico tra la scienza e il sospetto, scegliendo volutamente un’ambiguità funzionale al loro modo di vedere il rapporto tra la politica e opinione pubblica, e cioè che non bisogna fidarsi mai, trasmettendo l’idea quindi che i medici non dicano il vero, nascondono che i vaccini fanno male per favorire le case farmaceutiche. Non hanno mai detto una parola definitiva su questo, al di là del voto contrario in Parlamento, al pari della Lega.
La china verso la violenza, quella rabbia malcelata che si vede oggi anche nelle foto, e diretta verso tutto, verso il decreto e verso la politica intesa come casta fa male per primo al Movimento 5 stelle perché sembra incapace di gestirla: e’ una fase di grande stanchezza, sembra quasi in affanno, come se questa lunga corsa verso le elezioni non finisse mai, e li veda già demotivati e incapaci di spiegare e aggiustare tutte le toppe che si aprono sulla strada.
Non sono solo le gaffe dei candidati premier o ministri, questi sono piccoli inciampi che li rendono quasi simpatici, perché smorzano quell’ambizione mista ad arroganza di chi pensa di avere sempre la verità in tasca.
C’è anche altro: la disfatta di Roma, sempre più vasta e irrecuperabile: il direttore generale di Atac, Bruno Rota ha dato le dimissioni, dopo aver rilasciato due interviste per denunciare lo stato dell’azienda, un debito ormai insostenibile, l’assenteismo conclamato e lo stato delle vetture che non consente di svolgere un servizio adeguato di trasporto pubblico. Alle accuse dei 5 stelle lui risponde svelando che il presidente dei 5 stelle di una commissione in Campidoglio gli avrebbe più volte raccomandato persone a lui vicine.
Oltre a questo c’è il tema siccità: con un comunicato che le deve essere costato qualche imbarazzo la sindaca Raggi chiede al governo di attuare le misure di emergenza per affrontare la crisi idrica nella Capitale, ammettendo di non avere la possibilità insieme all’Acea di affrontare la situazione, se non con la minaccia di chiudere i rubinetti.
Questa situazione certamente non avvantaggia la sinistra, che sembra non accorgersi nemmeno del momento così basso che sta vivendo il loro maggiore competitore di questi anni, così occupata a cercare soluzioni rompicapo per nuove aggregazioni o scissioni a sinistra del Pd.
No, chi si avvantaggia di tutto questo sarà la destra, già data per prima nei sondaggi, che è riuscita a catalizzare l’intero dibattito politico sulla questione immigrazione, con ricette facili facili per l’opinione pubblica: rimandarli a casa e lasciare senza diritti chi è nato qui.
Il governo cerca risposte e aver detto no allo ius soli vuol dire ammettere che le risposte si cercano più a destra che a sinistra, oggi ha pensato ad una nuova operazione nei mari libici, delicata e, senza regole di ingaggio precise, anche rischiosa, sperando che non provochi ancora più vittime di quelle che ci sono già, compreso lo stesso governo e il Pd.
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Come recita la famosa canzone del fu Giacomo:
Questo di sette è il più grandioso giorno, pien di speme e di gioia: di man tristezza e noia recheran l'ore, ed il travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno.