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L'Ambrosiano

Due donne

Giorgia è la donna, Elly è il femminile. Giorgia comanda in un mondo di maschi. Elly ha messo a nudo l’Anima, il femminile che è anche nell’uomo. Il mondo di Giorgia è rigido, ingabbiato in ruoli e gerarchie, domestico, scontato. L’universo di Elly è magmatico, imprevedibile, fluido. Nel primo sono assegnati i pesi dei poteri. Nel secondo l’Anima innesca processi, libera energie, forse creatività. La meta di Giorgia è un monumento alla conservazione. Elly destruttura. Il governo di Giorgia è di maschi. Quello di Elly, lo vedremo a giorni nei nomi, sembra prescindere dal genere delle persone che metterà in squadra. Passata una settimana Giorgia appare sola da quando ha fatto irruzione sulla scena Elly. Questa, pur nella sua individualità spiccata, presenta le caratteristiche di una figura simbolica: segno di contraddizione attrae e può respingere, punta a unire gli opposti. Giorgia ed Elly: due donne la cui contrapposizione è nei fatti e determinerà il futuro prossimo del Paese: ma anche dell’Europa e per alcuni versi della Chiesa. Anche questa è spiazzata dalla compresenza Giorgia ed Elly: un bel busillis la dinamica tra femminile e donna, tra creatività (che è profezia, pace, sinodalità) e gestione del potere (che è dare qualche incarico anche a donne per sopravvivenza). Le prime schermaglie rivelano quanto lo scontro Giorgia/Elly sia asimmetrico. Giorgia sente la rivalità. Ha già fatto il primo scivolone: ha approfittato dell’8 marzo per usare la bandiera dell’avversaria: «Non si sono accorti che stavamo arrivando», salvo poi rivelare la logica delle poltrone: una donna ai vertici d’una partecipata di Stato. Elly sembra vivere la contesa su un piano “altro”. Nelle stesse ore ha accusato Giorgia di essere scappata dal Parlamento, mentre da premier avrebbe dovuto esser lì con Piantedosi e Salvini a rispondere della catena di comando, invece di preparare il Consiglio dei Ministri spot a Cutro. De Benedetti, duro, definisce Giorgia una “portavoce” di interessi e poteri. Salvini animale politico ha intuito il rischio Schlein e la butta in caciara coi decreti sicurezza: il maschio rivendica il bastone del comando. Giorgia abbozza per ora. Aspettiamo Elly.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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The Italian Job

Cutro Massacre: Piantedosi’s Inadequacy Exposed

There was no need to see the relatives of the victims in tears holding a sit-in outside the funeral home to understand the complete inadequacy of Minister Piantedosi.

There was no need because since February 27th, Piantedosi has been making a series of missteps, first accusing the parents of the deceased children of being irresponsible, then blabbering that migrants should not leave because Italy will pick them up, and finally attempting to justify the Cutro massacre in Parliament with an impressive and culpable string of lies and omissions.

Therefore, what happened in Crotone was not necessary to understand how out of place the Prefect at the Ministry of the Interior is, and yet what happened yesterday was incredible. The minister decided unilaterally to transfer all the bodies to Bologna, with trucks ready to transport the coffins – like in Bergamo during the Covid-19 pandemic. The relatives of the victims sat on the ground in the square protesting, shouting and crying. Someone in Rome perhaps warned Piantedosi that he was making yet another mistake, and then suddenly, they changed their minds: the bodies now stay in Crotone, and then we will see.

Today, Piantedosi is forced to return to the scene of the crime in Cutro, where, to put a media patch on the tragedy, Meloni has decided to convene the government.

Here, the minister has only one way to leave that yellow building with dignity: to apologize for everything, admitting that he does not have the ability and humanity to perform the role he was accidentally elevated to, returning to dealing with paperwork in a prefecture, or better yet, retiring altogether.

  • Alessandro Gilioli

    Nato a Milano nel 1962, laureato in Filosofia alla Statale. Giornalista dai primi anni 80, ho iniziato a Rp da ragazzo poi ho girato per diversi decenni tra quotidiani, settimanali e mensili. Ho scritto alcuni libri di politica, reportage e condizioni di lavoro, per gli editori più diversi. Tornato felicemente a Radio Popolare dall'inizio del 2021.

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The Italian Job

What does the Bergamo investigation on Corona tell us for sure?

The investigation by the prosecutor’s office in Bergamo on the management of Corona from the beginning of February to 8 March 2020 is still ongoing, and it is yet to be determined if any crimes have been committed and by whom.

However, there is a clear political fact emerging from the investigation that does not involve crimes but rather a political judgment.

The investigation highlights the heavy pressure exerted by some big entrepreneurs and their organizations to prioritize profit over health.

While it was already known that there were public statements by Bonomi and regional presidents of Confindustria in this regard, what emerged from the investigation is that these entrepreneurs were exerting their influence through direct and private messages and phone calls to political figures.

This is not a matter of errors, underestimations, or lack of preparedness; it was an ideological position that put profit ahead of health and life.

Their crusade continued even after March 8, with requests to include as many productive categories as possible in the so-called “essential” industries, until they obtained the derogation that only required self-certification to be defined as “essential.”

The political fact is that we had, and unfortunately still have, a largely irresponsible, foolish, and short-sighted entrepreneurial class that prioritizes profit over public health.

The only way to contain the economic damage caused by the pandemic was by containing the disease, and there was no real long-term advantage to sending people to work during the peak of the epidemic.

“The stock market is collapsing,” shouted the economic powers in those days. But 15 months later, it had already returned to pre-Covid levels. Meanwhile, none of the people who died to save the stock market had returned to their families after 15 months.

  • Alessandro Gilioli

    Nato a Milano nel 1962, laureato in Filosofia alla Statale. Giornalista dai primi anni 80, ho iniziato a Rp da ragazzo poi ho girato per diversi decenni tra quotidiani, settimanali e mensili. Ho scritto alcuni libri di politica, reportage e condizioni di lavoro, per gli editori più diversi. Tornato felicemente a Radio Popolare dall'inizio del 2021.

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Mia cara Olympe

8 marzo, penso a te, mia cara Olympe e alle altre

Penso a te, mia cara Olympe, che sei stata tra le prime e così lucida e così coraggiosa. Penso al tuo ‘Uomo, dimmi. Chi ti ha concesso la suprema autorità di opprimere il mio sesso?’.

Penso alle donne, alle bambine, alle mamme che sono morte poco lontano dalla spiaggia di Cutro e a quelle che si sono salvate. A quelle che sono andate a cercarle, a quelle che le hanno aiutate. Un nome per tutte, Torpekay Amarkhel, giornalista afgana, morta anche lei.

Penso a Masha Amini e a tutte le altre iraniane e allo slogan bellissimo ‘Donna, vita , libertà’ che le porta in piazza e che ha fatto da traino anche agli altri, agli uomini.

Penso al mio Pantheon di donne, a quanto mi ha dato, e so che per fortuna è affollato e aumenta sempre: le scrittrici, le poete – penso a Patrizia Cavalli e a Szymborska –  le attrici, le artiste, tutte quelle che hanno pensato, lottato, cambiato.

Penso che ‘Le nuotatrici’ sia un bellissimo film e che vedere una donna che nuota mi ha sempre dato una sensazione straordinaria di potenza e libertà.

Penso al coraggio delle donne in guerra, alle ucraine che sono scappate con i figli, a quelle che  poi sono tornate indietro perché la vita si può strappare fino ad un certo punto. E rivolevano la loro.

Penso che mi piacerebbe che le donne fossero più spettinate. E che avessero una stanza tutta per sé.

Penso alle raccoglitrici di olive e alle gelsominaie calabresi degli anni Cinquanta, le ho viste qui e qui.

Penso alle mie amiche, alle donne della mia famiglia che è una famiglia di tante donne molto diverse tra loro, alle tante con cui ho fatto cose, – manifestazioni, seminari, documenti, riunioni, libri, giornali ma anche parmigiane di melanzane, risate e discorsi mai finiti.

Penso che le donne dovrebbero disubbidire di più, dovrebbero curare la tristezza con la cioccolata – e non stare perennemente a dieta – e ridere in faccia ai passanti. (Grazie sempre Marina Cvetaeva).

Penso a mia figlia, alla scommessa delle ragazze e sono piena di orgoglio per loro.

Penso a mio figlio e spero di essere stata una buona madre di un maschio. E’ importante.

Penso che oggi si litiga tra i femminismi su tanti temi, e penso che anche il conflitto più necessario vada esercitato con intelligenza e cura reciproca.

Penso a mia madre che non c’è più e mi ha consegnato molte cose preziose, il gusto del pensare con la propria testa, ma anche i fiori e il Mitsouko.

Penso alle porte chiuse in faccia e a quelle aperte o tenute socchiuse, a forza, perché entri  almeno un po’ di speranza nei momenti bui. Le donne lo sanno fare.

Penso a me che invecchio, che un po’ mi odio e un po’ mi faccio tenerezza. Ma penso che è stato sempre così.

Penso ai numeri, a me piacciono: dicono i numeri che ci sono tanti gap da superare, che i diritti delle donne arretrano, che ci vogliono più di 130 anni per raggiungere la parità di genere, che le donne trovano mille ostacoli: a vivere, a lavorare, a studiare, a fare figli e a non farli, ad essere come vogliono,  a decidere, a comandare. E che anche tutto questo è molto diseguale e la differenza la fanno i passaporti, i soldi, la parte del mondo in cui nasci.  Dicono anche che le donne sono dappertutto, però.

Penso a Jacky Fleming  e alle sue donnine che si recuperano l’una con l’altra dalla pattumiera della storia in cui gli uomini le hanno cacciate.

Penso con invidia a chi sa ricamare, tessere, cucire. (Quando sei triste, usa le mani. O prendi un libro).

Penso che forse non avrei dovuto mettere in fila questi pensieri disordinati e forse un po’ retorici, ma  sentirmi parte di questa catena lunghissima e solida di donne mi dà forza e fa del mio 8 marzo, un giorno di gratitudine: per quelle prima, per quelle accanto, per quelle che cammineranno dopo.

 

 

 

 

 

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

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The Italian Job

Piantedosi & Co, the indifference that kills

Lies, omissions, silence, and refusal to take responsibility. Piantedosi ‘s speech in Parliament yesterday was cowardly, despicable, and insincere, contradicted by data, documents, Frontex’s electronic records, nautical charts, sea bulletins, and everything else.
The only argument left that’s worth discussing, and which even Meloni used, is “no one can think we wanted a massacre”. And of course, no one believes that the over 70 deaths in Cutro were the result of a deliberate massacre.
That’s not the issue, that’s not the accusation. The victims died because of something else, something called indifference.
The same cold indifference that transferred the 60 survivors of the shipwreck to a dilapidated structure without beds, without heating, only one shared bathroom.
The same inhuman indifference that forces NGO ships to travel an extra four or five days to land migrants in northern ports and then bus them back to the south.
The same bureaucratic indifference that leaves foreign police offices understaffed, forcing asylum seekers to wait endlessly in freezing night queues, like in via Cagni in Milan.
The same cynical indifference that led Vittorio Feltri to write, “leaving is a bit like dying”. The same mocking indifference of Salvini when he calls migrants “gym buffs”.
From indifference to contempt and from contempt to massacre, as we’ve seen, the road is not that long.

Piantedosi, Salvini, Meloni, and their accomplices are guilty of this.

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    1) Israele prepara l’invasione di Gaza City. Centinaia di carri armati ammassati alle porte della città. Centinaia di migliaia di persone in fuga. In esteri la testimonianza dalla striscia: “questa volta è diverso, sentono che non torneranno più”. (Esperanza Santos, MSF) 2) Washigton conferma il suo sostegno a Tel Aviv, mentre i paesi arabi riuniti in Qatar condannano a parole, ma continuano a mancare azioni concrete. (Emanuele Valenti) 3)Spagna, il premier Sanchez chiede che Israele venga espulsa dalle gare sportive internazionali dopo che i manifestanti pro Palestina sono riusciti a bloccare la Vuelta. (Giulio Maria Piantadosi) 4) Elezioni in Siria rinviate a data da destinarsi. Il paese continua a fare i conti con instabilità regionali e divisioni interne. (Valeria Schroter, Francesco Petronella - ISPI) 5) Dopo 5 anni, Stati Uniti e Cina trovano un accordo su TikTok. La divisione americana della piattaforma sarà statunitense. (Marco Schiaffino) 6) Serie Tv. Agli Emmy Awards Adolescence domina, ma sono Gaza e la Politica a rubare la scena. (Alice Cucchetti)

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    L'Orizzonte di lunedì 15/09 18:34

    L'Orizzonte è l’appuntamento serale con la redazione di Radio Popolare. Dalle 18 alle 19 i fatti dall’Italia e dal mondo, mentre accadono. Una cronaca in movimento, tra studio, corrispondenze e territorio. Senza copioni e in presa diretta. Un orizzonte che cambia, come le notizie e chi le racconta. Conducono Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro.

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    Poveri ma belli di lunedì 15/09/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 15-09-2025

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    Non si può vivere senza farsi spezzare il cuore: Jehnny Beth racconta il suo nuovo album

    “Siamo ancora molto primordiali con le nostre emozioni, e l’amore è spesso connesso alla violenza”, racconta Jehnny Beth ai microfoni di Radio Popolare. È questo il tema centrale di You Heartbreaker You, il nuovo disco dell’ex cantante dei Savages: canzoni d’amore tese tra grida e sussurri, parole che si rompono, suoni noise e industrial. “Viviamo tempi bui” ma se vogliamo cambiare le cose, dobbiamo “imparare a respirare con una costola rotta”. L'intervista di Dario Grande.

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    Vieni con me di lunedì 15/09/2025

    HeyMan! il primo festival per ripensare il maschile arriva a Milano, per avere un luogo fisico dove ripensare la mascolinità e cosa significa essere uomini oggi. Ce lo racconta Francesco Ferreri (@antropoche) di MicaMacho. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

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    Volume di lunedì 15/09/2025

    Dopo uno slalom tra le novità musicali della settimana, approfondiamo il disco della settimana Essex Honey di Blood Orange, con Niccolò Vecchia che ce lo racconta in studio. Proseguiamo con l'intervista di Dario Grande a Jehnny Beth, ex cantante dei Savages, in occasione del nuovo disco appena uscito, You Heratbreaker You. Nella seconda parte l'intervento di Marta Fantin di TicketOne, intervistata da Elisa Graci in merito alle discusse modalità di vendita dei biglietti dei Radiohead. Concludiamo con l'intervento telefonico di Nur Al Habash, una delle organizzatrici di Nessun Dorma, che ci racconta il concerto di raccolta fondi per la Palestina tenutosi ieri a Roma.

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