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Riciclo e riuso: economia circolare a Parigi

Fete de la recap - Parigi

Se dico “ricicleria”, un italiano penserà molto probabilmente ad una discarica in cui si separano e riciclano gli oggetti più disparati. In Francia, invece, si pensa ad un circuito di strutture, chiamate recycleries e ressourceries, che da diversi anni cerca di applicare un nuovo modello di economia circolare e solidale. A Parigi nel weekend del 16 e 17 giungo si è tenuta la quarta Festa della recup, che punta a riunire e presentare al pubblico le associazioni che si occupano di riciclo e riuso. Ecco cosa ne pensano alcuni visitatori:

Donna, 30 anni: “Vengo alla festa da quando esiste. Ho anche degli amici che lavorano alla Ressourcerie dello spettacolo e l’idea fondamentale è che si pensa zero rifiuti, si ricicla al posto di comprare delle cose nuove e si impara a fare da sé. Perché oggi si tende a dimenticare certi saperi, non si ripara ma si ricompra. La cosa interessante qui è che ci sono anche degli atelier dove impari a riparare una bici, un elettrodomestico o anche solo a ricucire i vestiti o fare il sapone. E poi rispettano le piccole tasche. Quando non si hanno molti soldi, è meglio riciclare o trasformare un oggetto piuttosto che buttarlo e ricomprarne uno nuovo”.

Ragazzo, 30 anni: “È un’ottima cosa, incoraggiante. Nell’ambito dello sport in particolare: gli equipaggiamenti sportivi nuovi costano cari e riciclarli è un’ottima idea”.

Ragazza, 20 anni: “Penso che sia molto interessante avere gli stessi prezzi per tutti gli oggetti. Oggi qui i prezzi sono stati messi in base al tipo di oggetto. Tutte le magliette costano uguale. Non importa la marca, lo stand, lo stato dell’oggetto… ed è una cosa fantastica perché è tutta un’altra logica di consumo. È molto interessante concepire diversamente la vita dei prodotti. Essere contro il semplice consumo e l’obsolescenza programmata e avere dei luoghi in cui si puo’ offrire una seconda vita ad oggetti e vestiti e in generale avere un’altra logica di consumo”.

Signora: “Permette alle persone di incontrarsi, di aiutarsi a vicenda. È importante nella società di oggi, no? Incontrarsi e parlarsi”.

In tutta la regione parigina ci sono 137 strutture che aderiscono a questi principi, 47 nella sola Parigi. Molte di loro sono specializzate, ad esempio nel tessile, nello spettacolo o nei beni culturali. Dora Luna Mazzei, incaricata della programmazione e animazione culturale alla Ricicleria Sportiva, ci spiega la differenza tra una risorseria e una ricicleria:

“Una ressourcerie è una boutique generale, in cui si vende di tutto. Mentre invece le recycleries sono specializzate. Abbiamo ad esempio la recylclerie sportive che è specializzata in materiale sportivo e che vuole anche promuovere la mobilità dolce, l’utilizzo della bici piuttosto che dell’auto”.

E una cosa interessante è anche il posto in cui sorgono queste recycleries:

“Sì, in generale sono dei quartieri, alcuni periferici, altri invece proprio in città fuori Parigi, dove non si è proprio sensibili al riutilizzo e dove i cittadini buttano le cose sui marciapiedi. Quindi la ressourcerie punta a radicarsi in territori un po’ abbandonati proprio per educare i cittadini a non gettare, a riparare, a riutilizzare e a donare. Lo scopo non è il profitto, è difficile raggiungere l’equilibrio. Perciò tutte le ressourceries hanno bisogno di sovvenzioni che vengono da diversi enti, dai singoli municipi e da altre istituzioni”.

Ma, se è un modello economico in perdita, perché investire in questi progetti?

“Perché ci sono dei valori molto importanti dietro e perché la sensibilizzazione è fondamentale. Quindi diciamo che è una questione di priorità. Io penso che sia un modello applicabile in qualsiasi paese, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile e a favore dell’ambiente. Penso che sia un modello che possa tranquillamente essere applicato in Italia ma ci vuole un lavoro da parte delle istituzioni per poter riconoscere questo modello e soprattutto per sostenerlo. Non solo su un piano ideologico ma anche su un piano finanziario”.

Fete de la recap - Parigi

  • Autore articolo
    Luisa Nannipieri
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    “Abbiamo sempre preferito la take imperfetta ma magica”: i Satantango raccontano il nuovo album

    Un debutto interessante quello dei Satantango, nuovo progetto shoegaze proveniente dalla provincia cremonese. Il duo, composto da Valentina e Gianmarco, è oggi passato a Volume per raccontare e suonare in acustico alcuni brani del nuovo album “Satantango”. Il titolo è lo stesso di un film ungherese del 1994 della durata di oltre sette ore: “l’ambientazione e le atmosfere sono molto simili a quelle che ci sono nei nostri posti”, spiega il duo. Tra shoegaze, dream pop e slowcore, l’album dipinge un immaginario bianco e nero tra malinconie di provincia e nebbia, cinema chiusi e un senso di innocenza perduta, ed è ricco di riferimenti a pellicole vintage come “Gioventù Amore e Rabbia”. L'intervista di Elisa Graci e Dario Grande e il MiniLive dei Satantango.

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