Approfondimenti

La ricerca dei dispersi alla centrale idroelettrica di Suviana, il via libera del Europarlamento al patto per l’asilo e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di mercoledì 10 aprile 2024 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Alla centrale idroelettrica di Suviana la situazione resta ancora sospesa. La deregolamentazione dei subappalti favorisce risparmio sui costi del lavoro e opacità nel controllo, compromettendo la sicurezza e il ruolo dei sindacati. Tre figli del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, sono stati uccisi in un attacco israeliano nella Striscia. L’Europarlamento ha approvato il patto su migranti e asilo. Dopo un percorso durato anni, è arrivato il via libera definitivo. È un testo criticato da molte parti, a cominciare dalle Ong, che parlano di una forte riduzione dei diritti.

Alla centrale idroelettrica di Suviana continuano le ricerche dei dispersi

Alla centrale idroelettrica di Suviana la situazione resta ancora sospesa: anche oggi l’acqua è continuata a salire, rendendo molto complesso proseguire con i tentativi di recupero dei 4 dispersi. Il bilancio ufficiale delle vittime del disastro, provocato dallo scoppio di una turbina, resta dunque a 3, anche se i soccorritori non danno speranze di salvare altri lavoratori.
Domani ci sarà lo sciopero nazionale per la sicurezza sul lavoro indetto da Cgil e Uil. Il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri ha detto che il suo sindacato già nel 2022 aveva segnalato problemi di sicurezza, e che fornirà la documentazione alla magistratura. Per ora l’inchiesta, che non vede indagati, è aperta per disastro e omicidio colposo. Ad oggi, ancora non si sa per quali ditte operassero i lavoratori coinvolti. Oggi ha parlato Salvatore Bernabei, l’amministratore delegato di Enel green Power, il gestore della centrale. Ha parlato di collaborazione con la magistratura, ma poi da committente degli appalti ha sostanzialmente scaricato sui suoi contractor: “Abbiamo scelto i migliori: Siemens, Abb, Voith, ma per i subappalti chiedete a loro” ha liquidato il problema. Il governo invece è rimasto defilato, ha mandato a Suviana la ministra del lavoro Marina Calderone. Dichiarazioni di circostanza, il cordoglio, sugli appalti ha citato le norme contenute nel Pnrr, ma ha dimenticato il “codice appalti” voluto dal suo collega di governo Salvini, che liberalizza i subappalti a cascata. Un regalo alle imprese, che ha riguardato alcuni degli ultimi gravi incidenti sul lavoro. La questione della deregolamentazione degli appalti sarà uno dei temi centrali dello sciopero di domani per la sicurezza sul lavoro, indetto da Cgil e Uil e rafforzato dopo l’incidente di Suviana. Ci saranno manifestazioni in diverse città italiane ma Bologna sarà la manifestazione principale, con l’invito del sindaco Lepore alla partecipazione di tutta la cittadinanza, e da parte del sindacato ad una vera e propria serrata.

Suviana, nessuna speranza per i dispersi i sindacati urlano la loro rabbia, Enel e governo tergiversano

(di Luigi Ambrosio)
Poco fa, è uscito il sole a illuminare il lago di Suviana, un invaso artificiale creato dalla diga che sta qui da un secolo. Si è aperto un varco tra le nuvole basse che, nere, coprono la cima delle colline tutto intorno.
I boschi di abeti, le cascine, la chiesetta, i cartelli che mandano al camping e al ristorante. I tralicci dell’alta tensione. Enormi, fanno sembrare piccolo tutto il resto, minuscola la chiesa barocca a cui uno passa accanto. I cavi dell’alta tensione riempiono lo spazio, insieme al silenzio. Squarciato solo dai motori dei convogli dei mezzi dei Vigili del Fuoco che da ieri sera fanno avanti e indietro sulle strade dove i cartelli recitano: “Appennino bike tour”, tentativo di rilanciare col turismo queste zone interne spopolate. Un serpentone rosso, di giorno, una fila lunghissima di lampeggianti blu, la notte. Per ore si è cercato soprattutto di fermare l’acqua che continuava ad allagare i locali distrutti dall’esplosione. I sommozzatori cercano i corpi dei 4 dispersi, partono in gommone dal campo base dei pompieri allestito a poche decine di metri. [CONTINUA A LEGGERE]

La deregolamentazione selvaggia di appalti e subappalti

(di Massimo Alberti)
La deregolamentazione di fatto di appalti e subappalti significa sostanzialmente due cose: risparmio sul costo del lavoro, deresponsabilizzazione del committente. È ciò che oggi permette a Enel green Power di dire, senza vergogna, che quali fossero i subappaltatori dei suoi appaltatori, come lavorassero, tutto sommato non sia affar loro. O, come l’amministratore delegato Bernabei, che “non è il momento di parlare di cause”. Enel, o Ferrovie a Brandizzo, sono casi simbolici: aziende ex pubbliche che esternalizzano per risparmiare, e il risparmio colpisce, come abbiamo visto, in primis la manutenzione delle strutture. Nella logica di ridurre i costi il subappalto è il regno della precarietà. Storia lunga, che passa dalle riforme del centro sinistra, dal pacchetto Treu al Jobs Act, culmina con la deregolamentazione dei subappalti a cascata di Salvini e lo zampino dell’unione Europea, che in nome del libero mercato non vuole che gli stati mettano troppi lacci alla libera scelta delle imprese. Ma il subappalto è il regno dell’opaco: l’Inail non sa nemmeno contare quanti lavoratori muoiano in subappalto. I sindacati stimano che, nella sola edilizia siano il 70%. Ma appunto, succede in tutti i settori: ferrovie, metalmeccanici, logistica, dove il governo Draghi ha inserito specifiche norme che limitano le responsabilità del committente, ovviamente edilizia come nella strage di Esselunga a Firenze quando, come a Suviana, dopo giorni non si sapeva ancora per quali ditte lavorassero i morti. Sarà importante vedere dove arriverà l’indagine, ma intanto resta il tema politico, cui si aggiunge un’ altra questione: chi deve controllare chi, perché effetto degli appalti a cascata è anche ridurre il potere di controllo diretto di lavoratori e sindacati, in queste catene infinite dove il lavoro viene polverizzato e reso invisibile.

Tre figli del leader di Hamas sono stati uccisi da un raid israeliano

Tre figli del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, sono stati uccisi in un attacco israeliano nella Striscia. Lo ha confermato lo stesso Haniyeh che si trova all’estero, in Qatar. Secondo media arabi e israeliani si sarebbe trattato di un attacco mirato su un’auto che ha ucciso anche 3 nipoti del capo di Hamas . Nel giorno dell’Eid, la festa di fine Ramadan i bombardamenti non si sono fermati, 122 i palestinesi morti oggi. 33Mila 482 le vittime dall’inizio del conflitto. Lo hanno riferito fonti mediche dalla Striscia. Oggi il ministro del gabinetto di guerra Benny Gantz ha confermato l’intenzione di Israele di colpire Rafah nonostante la contrarietà degli Stati Uniti e della comunità internazionale. “La nostra libertà di operazioni a Gaza resta non ci fermeremo. Andremo a Rafah e ritorneremo a Khan Yunis”. Ha detto Gantz. Proprio con il ritiro dei soldati israeliani da Khan Yunis molti palestinesi sono tornati lì per cercare un rifugio, ma hanno trovato solo macerie. Come ci ha raccontato Sami Abuomar che ieri è tornato a Khan Yunis, dove abitava prima della guerra.

 

Intanto in Egitto proseguono le difficili trattative per arrivare ad un cessate il fuoco. La Cnn, che cita un funzionario vicino ai negoziati, scrive oggi che Hamas non è in grado di identificare e rintracciare i 40 ostaggi israeliani necessari per un eventuale prima fase di un accordo di cessate il fuoco.
Il timore, riferisce Cnn, e che possano essere morti più ostaggi di quanti ne siano stati ufficialmente comunicati.

L’Europarlamento ha approvato il patto su migranti e asilo

(di Alessandro Principe)
L’accordo non cambia il “regolamento di Dublino” che addossa la responsabilità della gestione aglio Stati di primo approdo: questo è un punto che l’Italia contesta da molto tempo. Ma da questo punto di vista il sistema rimane invariato.

Non ci saranno neanche i ricollocamenti obbligatori: ogni stato infatti potrà infatti rifiutare di accogliere la sua quota di migranti pagando 20mila euro per ogni migrante non accolto.

Sui diritti dei migranti: c’è una stretta: viene introdotta la procedura di frontiera con procedure accelerate per i richiedenti asilo che rischiano di vedersi respinte le richieste con una valutazione superficiale. Ci saranno centri di fatto di detenzione alle frontiere europee e non sono esentate famiglie con bambini.

Quindi, in sintesi: cambia poco o nulla del peso per i paesi mediterranei, come l’Italia. Cambia di più nella stretta sui diritti. È un’Europa che guarda più a destra.

A favore ha votato il partito popolare europeo e il gruppo dei conservatori, quello di Fratelli d’Italia. Il gruppo della Lega si è astenuto, mentre Partito socialista Europeo si è diviso: il partito democratico ha votato contro.

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    La Scala condannata per il licenziamento della lavoratrice che gridò Palestina libera

    Il Teatro Alla Scala di Milano dovrà pagare tutte le mensilità dal licenziamento alla scadenza naturale del contratto a termine alla Maschera che era stata licenziata dopo aver urlato - mentre era in servizio - “Palestina libera” lo scorso 4 maggio prima del concerto alla presenza della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Lo rende noto il sindacato di base Cub che ha seguito la vicenda. La sentenza è del tribunale del Lavoro. Per la Cub si è trattato di un “licenziamento politico”. Spiega il sindacato: “Lo abbiamo sostenuto fin dall'inizio che gridare ‘Palestina libera’ non è reato e che i lavoratori non possono essere sanzionati per le loro opinioni politiche”. La Cub ora chiede anche il rinnovo del contratto della lavoratrice, nel frattempo scaduto. “Ora il teatro glielo rinnovi per evitare altre cause” ci dice Roberto D’Ambrosio, rappresentante sindacale della Cub.

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    Nel cinquantenario della morte di Šostakovič il Teatro alla Scala inaugura la Stagione con il suo capolavoro Una lady Macbeth del distretto di Mcensk, tratto dal racconto di Nikolaj Leskov in cui una giovane sposa con la complicità dell’amante uccide il marito e il tirannico suocero, ma viene scoperta e finisce per suicidarsi in Siberia, tradita da tutti. Dopo il debutto a San Pietroburgo, l’opera, che avrebbe dovuto essere il primo capitolo di una trilogia sulla condizione della donna in Russia, ebbe enorme successo in patria e all’estero. Stalin assistette a una rappresentazione a Mosca nel 1936; due giorni dopo apparve sulla Pravda la celebre stroncatura dal titolo “Caos invece di musica” con cui il regime metteva all’indice l’opera e il compositore. Anni dopo Šostakovič preparò una nuova versione che andò in scena a Mosca nel 1963 con il titolo Katarina Izmajlova, dopo che il sovrintendente Ghiringhelli aveva invano cercato di ottenerne la prima per la Scala. Oggi il Teatro presenta la versione del 1934 con la direzione del M° Chailly e il debutto del regista Vasily Barkhatov. Ascolta Riccardo Chailly nella presentazione dell’opera.

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