
In Parlamento i numeri non cambiano, il gruppo dei Cinque stelle è sempre il più grande, ma i rapporti di forza nel governo invece si sono totalmente ribaltati e le redini del comando a Palazzo Chigi le ha Salvini, né Conte, che non ha ancora commentato il voto, né Di Maio ormai.
L’agenda la impone la Lega che ha deciso già che le regionali in Piemonte, vinte dalla destra, sono state un referendum a favore della Tav e quindi ora chiederà con più forza che la Torino Lione si faccia.
Ogni giorno Salvini potrebbe creare un caso politico per provocare una rottura nel governo. Una situazione di grande contraddizione, tra Parlamento con i Cinque stelle ancora forti e un governo dove non lo sono più, che Mattarella osserva senza intervenire, ma probabilmente con una certa preoccupazione. Di fronte ad una crisi, a nuove elezioni o nuove maggioranze in Parlamento senza passare dal voto, non ha mai voluto pronunciarsi, ciò che invece difende è il rispetto dei conti pubblici. Quindi più che la Tav, o la flat tax per il Quirinale sarà importante il rapporto di un paese a forte impronta sovranista come è ora l’Italia con una Commissione Europea che si attenderà il rispetto degli accordi.
Molto quindi è in mano a Salvini, deve scegliere lui se accelerare una crisi o rimanere ancorati ad un alleato che al momento non sembra alzare delle barricate. Di Maio delega il dossier Tav a Conte, sull’autonomia delle regioni del Nord vuole discutere e sulla flat tax dice che si può fare. Per ora di Maio ha ricevuto la fiducia di Grillo, di Casaleggio e Fico, “Si vince e si perde insieme” ha detto, ma la sfida per rimanere a capo del Movimento sarà molto più complicata di un anno fa.