Approfondimenti

Noi, italiani fantasma

“Siamo invisibili, dei fantasmi per lo Stato, ci hanno lasciato in una condizione in cui siamo italiani, ma non abbiamo la cittadinanza perché non abbiamo un documento che lo attesti”.

Oggi manifesteranno a Roma e in diverse città italiane i giovani, i cui genitori provengono da altri Paesi, giovani nati in Italia o arrivati qui molto piccoli, che a oggi non hanno pieni diritti.

La mobilitazione è organizzata da “Italiani senza cittadinanza” con il sostegno di L’Italia sono anch’io, che raccoglie diverse organizzazioni tra cui Arci, Acli, Caritas, Cgil, Migrantes, Legambiente.

La legge sulla cittadinanza fu approvata alla Camera esattamente un anno fa, il 13 ottobre del 2015. Un anno dopo è ancora ferma al Senato, boicottata dalla Lega che ha presentato ottomila emendamenti. In aula ci sarebbe comunque una maggioranza ampia in favore della legge. Doris Lo Moro del Pd, relatrice del testo al Senato ha promesso: “Faccio mio l’appello ad accelerare l’approvazione del testo entro fine anno”. Ma siamo alle promesse e la mobilitazione di oggi serve a spingere sul parlamento e sul governo perché si approvi rapidamente la legge.

Youness Warhou, di origini marocchine, è nato in Italia. Ha 22 anni, e studia Ingegneria gestionale. Vive a Reggio Emilia. Fa parte del gruppo “Italiani senza cittadinanza” che ha promosso le proteste di oggi: “Noi chiediamo una veloce approvazione della legge – dice – per avere gli stessi diritti di tutti i cittadini. Oggi invece siamo dei figli fantasma dell’Italia. Oggi, per protesta, indosseremo lenzuola bianche, come dei fantasmi”.

cittadinanza-foto-fantasma

Youness Warhou perché vuole la cittadinanza italiana, perché è importante per lei?

“Per me avere la cittadinanza è come essere riconosciuto per quello che sono. Sono nato in Italia, tutta la mia vita l’ho passata qua. Oggi vivo con il permesso di soggiorno”.

Non avere la cittadinanza che cosa ha comportato per lei?

“Ho perso molte opportunità. Per esempio volevo entrare nell’Accademia militare, volevo diventare un pilota, un sogno sfumato perché non ho la cittadinanza italiana”.

E poi…

“Un’altra cosa, io a Reggio Emilia ho un ruolo in una Fondazione, ma non posso diventare consigliere comunale. Non ho neanche il diritto di voto. Mi sarebbe piaciuto votare al Referendum del 4 dicembre”.

Che messaggio volete mandare oggi?

“Vorremmo che il Senato approvi subito la legge perché stanno tenendo appesa a un filo la nostra vita. Non approvarla significa condannarci all’incertezza, all’ingiustizia”.

Oggi manifesterete travestiti da fantasmi. Perché?

“Perché ci sentiamo dei figli invisibili dell’Italia, dei figli fantasmi, dei ragazzi che esistono ma che vengono ignorati, considerati una cosa secondaria”.

“Italiani senza cittadinanza” ha pubblicato sulla sua pagina Facebook le foto e le testimonianze, attraverso delle cartoline, di molti giovani, nati in Italia, senza cittadinanza.

Come quella di Arber, che abita a San Giovanni Valdarno ed è originario dell’Albania. Scrive: “Sono nato qui, dopo anni parlo anche il dialetto toscano, ma non sono italiano”

A Treviso è nato e vive Chouaib BelMouden. Lavora come barista:

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A Treviso c’è Mohamed che in questa cartolina racconta la discriminazione che subisce:

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La legge sulla cittadinanza ha molti limiti – dicono le associazioni che promuovono le mobilitazioni di oggi – ma comunque è “un passo in avanti, di cui il Paese ha bisogno”.

Queste in sintesi le parti importanti della legge:

La novità principale consiste nella previsione di una nuova fattispecie di acquisizione della cittadinanza italiana per nascita (ius soli) e nell’introduzione di una nuova fattispecie della cittadinanza in seguito a un percorso scolastico (ius culturae).

In particolare, ottiene la cittadinanza per nascita chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno sia titolare del diritto di soggiorno permanente o in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo (ius soli).

In tal caso, la cittadinanza si acquista mediante dichiarazione di volontà espressa da un genitore o da chi esercita la responsabilità genitoriale all’ufficiale dello stato civile del Comune di residenza del minore, entro il compimento della maggiore età dell’interessato.

La seconda fattispecie di cittadinanza riguarda il minore straniero, che sia nato in Italia o vi abbia fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età, che abbia frequentato regolarmente, per almeno cinque anni, nel territorio nazionale, uno o più cicli presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali idonei al conseguimento di una qualifica professionale. Nel caso in cui la frequenza riguardi il corso di istruzione primaria, è altresì necessaria la conclusione positiva di tale corso (ius culturae).

In tal caso, la cittadinanza si acquista mediante dichiarazione di volontà espressa da un genitore legalmente residente in Italia o da chi esercita la responsabilità genitoriale all’ufficiale dello stato civile del comune di residenza del minore, entro il compimento della maggiore età dell’interessato.

Oltre a queste ipotesi la proposta introduce un ulteriore caso di concessione della cittadinanza (naturalizzazione), che ha carattere discrezionale, per lo straniero che ha fatto ingresso nel territorio nazionale prima del compimento della maggiore età, ivi legalmente residente da almeno sei anni, che ha frequentato regolarmente, ai sensi della normativa vigente, nel medesimo territorio, un ciclo scolastico, con il conseguimento del titolo conclusivo.

  • Autore articolo
    Piero Bosio
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    Errando per Antiche Vie è una grande azione performativa in cui artisti e pubblico percorrono a piedi la distanza che separa Cortina e Milano, tra il 5 e il 16 dicembre, a un mese dall’inizio delle Olimpiadi, per raccontare un territorio incredibile, contraddittorio che per la prima volta viene messo in luce dalle Olimpiadi. Un cammino lungo oltre 250 km, spettacoli teatrali e di danza, letture, pasti di comunità, incontri e dibattiti: un racconto della montagna fatto di sostenibilità, di protagonismo dei territori alpini e prealpini, di chi decide di vivere e lavorare in quota e nei territori periferici, al di là della spettacolarizzazione del momento olimpico. Michele Losi di Campsirago Residenza ha raccontato a Cult tutto il percorso. L'intervista di Ira Rubini.

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