
Il ministro che di solito spegne gli incendi, Antonio Tajani, questa volta ne appicca uno ancora più forte, evocando il clima che portò all’omicidio Calabresi. “La violenza è a sinistra”, urla invece Roberto Vannacci in un comizio in Toscana, la regione dove Matteo Salvini ha consegnato un enorme potere al generale che faceva il segno della Decima Mas e a chi nella Lega si oppone li invita a farsi da parte. Problemi nel partito, problemi tra alleati, al punto che Giorgia Meloni non lascia spazio a Matteo Salvini e nel giorno di Pontida, la prossima domenica, interverrà a Roma alla festa della Gioventù nazionale. Discordie e difficoltà messe in sordina puntando a sinistra, incolpando l’opposizione di una non meglio identificata violenza.
L’omicidio di Kirk negli Stati Uniti ha fornito un perfetto pretesto alla destra italiana, che da quando è al governo si è allenata a cercare capri espiatori e a dare le colpe sempre ad altri, ma a scoprire quelle carte e da dove veramente arriva la violenza verbale sono le vittime di tale violenza. È il caso di Laura Boldrini, che racconta oggi di tutti gli attacchi orchestrati contro di lei dalla cosiddetta “bestia”, la macchina salviniana ben rodata già prima che arrivasse Vannacci. Laura Boldrini sottolinea pure che l’ultimo rapporto del Dipartimento per la sicurezza presentato in Parlamento registrava un innalzamento del rischio che arriva dall’estrema destra suprematista.
E invece in un modo che appare quasi organizzato, esponenti del governo e della maggioranza lanciano un allarme violenza, anziché abbassare i toni il ministro degli Esteri li alza evocando l’omicidio Calabresi, sembra quasi cercare l’ennesima provocazione per attendere le risposte dell’opposizione, ripetendo così un meccanismo che non vuole lasciare spazio nell’opinione pubblica ad altro, ad esempio ai problemi delle persone, a cominciare dalla Sanità e dai salari e alla difficoltà di trovare anche solo i candidati alle regionali.