Zohran Mamdani è il nuovo sindaco di New York. Il candidato democratico, 34enne e socialista sarà il primo sindaco musulmano della città e il più giovane da oltre un secolo. Con oltre il 50% delle preferenze, Mamdani ha battuto Andrew Cuomo, candidato come indipendente che ha ottenuto il 41,6% dei voti e il candidato repubblicano Curtis Silwa, che si è fermato al 7,1%. Durante il suo discorso dal quartier generale di Brooklin, Mamdani ha detto di aver rovesciato una dinastia politica e di aver dato potere ai cuochi, ai fattorini e ai taxisti trascurati, alle persone relegate ai margini di una delle città più costose del mondo.
Nel suo discorso si è rivolto direttamente anche a Donald Trump:
“In un momento di oscurità politica, New York sarà la luce” ha detto, aggiungendo che New York – città natale di Trump – potrà diventare un modello di resistenza. Trump ha già minacciato i newyorkesi sulle ripercussioni che questa scelta avrà per la città, ma nonostante questo l’affluenza alle urne ha superato tutti i record e questa notte ci sono stati festeggiamenti in tutta la città. Il nostro collaboratore da New York, Davide Mamome dalla festa del Democratic Socialist Party nel Queens.
Un voto che ha avuto e avrà anche una fortissima valenza nazionale. Il servizio da New York del nostro inviato Roberto Festa.
“Il potere vi appartiene, il futuro è nelle nostre mani” ha detto Zohran Mamdani nel discorso della vittoria di Brooklyn. Era dall’elezione di Barack Obama nel 2008 che nel mondo progressista americano non si assisteva a un tale entusiasmo, ad una tale passione. L’entusiasmo testimonia l’orgoglio per il risultato ottenuto, qualcosa che fino a qualche mese fa appariva impossibile. Zohran Mamdani è stato eletto 111esimo sindaco di New York, il primo sindaco socialista, il primo sindaco musulmano. È battuto, umiliato Andrew Cuomo, il principale rivale, il politico della potentissima vecchia guardia democratica. Gli elettori hanno rigettato la proposta politica di Cuomo, ma anche la sua strategia che ha soffiato sul fuoco delle paure. Mamdani antisemita, Mamdani pericoloso islamico, Mamdani comunista. La vittoria di Mamdani è netta, si estende da Manhattan alle comunità di immigrati del Bronx, alle zone operaie di Queens, fino ai nuovi quartieri della borghesia di Brooklyn. È un risultato elettorale tale che lascia delusa, stupita la coalizione di gruppi di interessi, i repubblicani di Donald Trump, i democratici più moderati, i ricchi e potenti di New York che hanno fatto di tutto per fermare Mamdani. La copertina con cui il conservatore New York Post esce questa mattina è significativa, si vede una caricatura di Mamdani che leva in alto una falce e un martello e c’è un titolo “The Red Apple”, riferimento a Mamdani comunista, ciò che lascia appunto presagire che gli attacchi contro di lui da parte della destra continueranno. Questo, però, è il futuro, il presente è quello di una vittoria storica impensabile fino a qualche mese fa nel centro del capitalismo mondiale, una vittoria che ha dentro di sé tante cose, l’entusiasmo per una politica progressista che è tornata a discutere di vita, di bisogni, il rifiuto del vecchio establishment, ma anche la capacità di mettere insieme progetti e ambizioni di giovani, borghesia, comunità etniche. La vittoria di Mamdani è anche un terremoto per il partito democratico e avrà conseguenze sicure sullo scenario politico americano. È una vittoria che supera i confini americani. Da New York è partita una richiesta di rinnovamento della sinistra e della politica progressista che si allunga nel mondo, si allunga in particolare sull’Europa.


