
Oggi, 16 ottobre, 82 anni fa, al portico di Ottavia nel ghetto di Roma venivano caricati sui camion 1259 ebrei, solo 16 tornarono dai campi di sterminio, compreso quello di Auschwitz. A compilare le liste degli ebrei da sterminare furono anche i fascisti che collaborarono attivamente con i tedeschi all’Olocausto, fornendo nomi e indirizzi degli ebrei italiani e questa è la Storia: fatti, non opinioni. La Storia che strumentalmente la ministra ha piegato, per una sua particolare teoria, i viaggi della memoria che lei chiama “gite”, che è già un modo per declassarli, organizzati per mettere sotto accusa il fascismo, utilizzati e realizzati da decenni per valorizzare e incoraggiare, dice, l’antifascismo. Dopo la condanna di Liliana Segre, è arrivata anche la nota della Chiesa con le parole del segretario di Stato Parolin. Certamente ad Auschwitz non si va in gita, ha scritto. Si va per fare memoria di una tragedia immane, monito per tutti, dice Parolin, anche di fronte all’antisemitismo al quale si assiste oggi. Roccella si è precipitata a dire che è d’accordo. Del resto il rapporto con la Chiesa, le politiche della famiglia di questo Governo con Roccella sono tutte orientate a non scontentare le gerarchie cattoliche, ma dalle parole di Roccella non emergeva la sua condanna per il rischio attuale di antisemitismo, quanto piuttosto il tentativo di attenuare le responsabilità di allora e, cioè, che gli unici colpevoli e carnefici dell’Olocausto furono i nazifascisti.