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COVID-19 e agricoltura: verso una sanatoria per gli immigrati irregolari

INTERSOS

L’emergenza COVID ha messo ancora di più in evidenza un problema ben noto in Italia da anni: gli immigrati irregolari e il loro sfruttamento nel settore agricolo. Ora che gli spostamenti sono limitati, l’agricoltura italiana non può più contare sui lavoratori in arrivo dai Paesi dell’Europa dell’Est e tra le proposte al vaglio del governo in questi giorni c’è quella di una sanatoria degli immigrati irregolari.

Ne abbiamo parlato a Prisma con Elena Rozzi dell’ufficio legale di INTERSOS, l’organizzazione umanitaria in prima linea nelle emergenze umanitarie, anche in Italia. L’intervista di Lorenza Ghidini e Roberto Maggioni.

Lei segue in particolare i braccianti agricoli, giusto?

Sì, ci stiamo occupando delle condizioni dei braccianti agricoli nelle campagne, in particolare in Puglia nella provincia di Foggia, con una serie di interventi di assistenza medica e di tutela dei diritti dei braccianti che sono presenti in questi insediamenti informali e vivono in baracche, masserie o fabbriche abbandonate. Oltre all’assistenza medica ci stiamo occupando di azioni di advocacy per promuovere la loro regolarizzazione, perché molti di questi braccianti sono privi di un permesso di soggiorno e quindi anche dell’assistenza sanitaria.

Qual è la situazione oggi e come potrebbe cambiare se venisse fatta questa regolarizzazione?

In questo momento in Italia ci sono moltissime persone prive di un permesso di soggiorno, si stima siano intorno 600mila persone. Questa condizione deriva dal fatto che, in base alla normativa vigente, è praticamente impossibile entrare in Italia regolarmente. Non ci sono decreti provvedimenti del governo che consentono l’ingresso regolare per lavoro ormai da dieci anni. Le persone che vogliono entrare in Italia per lavorare, anche in settori a cui i lavoratori italiani non sono più interessati, non possono farlo regolarmente. Questa è la prima causa dell’altissimo numero di irregolari. Dall’altra parte c’è stato negli ultimi anni, in particolare coi cosiddetti decreti sicurezza, un aumento molto forte del numero di irregolari perché le persone che prima riuscivano a ottenere un permesso di soggiorno per protezione umanitaria ora non possono più ottenere questo titolo di soggiorno, abrogato dal decreto sicurezza. Molte persone sono scivolate nell’irregolarità a causa dell’abrogazione di una norma che consentiva a tutte le persone che non potevano essere rimandate nel loro Paese per dei seri motivi legati a degli obblighi costituzionali e internazionali dello Stato, consentiva loro di ottenere un permesso di soggiorno.
Non avere un permesso di soggiorno significa non poter firmare un contratto di lavoro regolare e non poter avere una casa, non poter più firmare un contratto di affitto e non poter aver accesso alla piena iscrizione al servizio sanitario nazionale.
Le persone irregolari in Italia hanno diritto soltanto alle cure urgenti o essenziali, ma non hanno il pieno accesso al servizio sanitario con medico di base e tutte le prestazioni che sono previste.
I diritti fondamentali che sono riconosciuti dalla nostra Costituzione a tutti i cittadini, per le persone irregolarmente soggiornanti sono impossibili da esercitare. E questo facilita moltissimo lo sfruttamento lavorativo: sono persone in una condizione estremamente vulnerabile e marginale e quindi molto facilmente ricattabili. Sono disponibili a lavorare per un numero elevatissimo di ore con delle paghe bassissime, facendo anche concorrenza ai lavoratori in regola che costano molto di più. La situazione nella provincia di Foggia vede nel periodo estivo circa 6mila immigrati irregolari vivere in insediamenti informali in condizioni assolutamente inadeguate, in masserie abbandonate o baracche, dove manca l’accesso ai servizi fondamentali. Non c’è acqua potabile e potete immaginare cosa significa questo in un momento in cui potersi lavare le mani è la misura di prevenzione fondamentale per evitare il contagio COVID. A queste persone viene spiegato dagli operatori di INTERSOS, e in generale dagli operatori che lavorano nei cosiddetti ghetti, l’importanza di usare una serie di misure di igiene personale per prevenire il contagio, ma queste persone non possono proprio lavarsi le mani perché non hanno l’acqua né i servizi igienici.

Non vediamo sanatorie o regolarizzazioni da molti anni. È così?

Sì, i decreti flussi, e quindi la possibilità di entrare regolarmente, sono bloccati dal 2010. Ci sono sono stati soltanto dei decreti per gli ingressi stagionali, intorno alle 20mila persone, assolutamente inadeguato a soddisfare le esigenze dell’agricoltura italiana. Rispetto agli anni precedenti, quando c’era un flusso molto elevato di persone in arrivo dalla Romania o dalla Bulgaria e quindi cittadini europei, oggi quel flusso molto importante si è interrotto a causa dell’emergenza COVID e molte delle persone di nazionalità bulgara o rumena sono rientrate nei loro Paesi.
Questo ha creato un buco nella disponibilità di manodopera nel settore agricolo che ha portato all’evidenza di un’esigenza enorme da parte dell’economia italiana, che in mancanza di lavoratori stranieri non ce la fa. Il rischio è che i raccolti rimangano nei campi e marciscano. Questo è stato evidenziato non soltanto dalle associazioni di tutela, ma anche dalle stesse organizzazioni datoriali, a partire dalla Coldiretti. Il governo sta valutando la possibilità di adottare un provvedimento per regolarizzare gli immigrati irregolari. Questo significa prevedere la possibilità di rilascio di un permesso di soggiorno a chi si trova già in Italia in condizione irregolare e ad un datore di lavoro per sostituire i questi mancati ingressi dall’Europa dell’Est con questi cittadini stranieri.

Il reportage su agricoltori e braccianti

Torna attualissimo in queste ore il reportage di Bianca Senatore per Prisma sul tema degli agricoltori e dei braccianti da nord al sud del Paese. Potete ascoltarlo integralmente qui sotto:

Foto dalla pagina Facebook di INTERSOS

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