
“Dio solo sa cosa saremmo senza di te”, possiamo dire oggi a Brian Wilson, parafrasando una delle canzoni più famose della storia del suo gruppo, i Beach Boys, con cui ha scritto alcune delle pagine più importanti e influenti della storia del pop.
La morte di Wilson, californiano, che avrebbe compiuto 83 anni tra nove giorni, è stata annunciata nel tardo pomeriggio dalla sua famiglia. Con lui scompare uno dei più grandi innovatori della musica popolare del Novecento, l’uomo che trasformò lo studio di registrazione in uno strumento musicale e influenzò generazioni di artisti, partendo dai Beatles, fino a… quasi tutti coloro che vennero dopo.
Wilson formò i Beach Boys da adolescente con i fratelli Dennis e Carl, il cugino Mike Love e l’amico Al Jardine. Dal 1962 al 1966 la band dominò le classifiche americane con hit come “Surfin’ USA” e “Good Vibrations”, ma fu l’album “Pet Sounds” del 1966 a cambiare per sempre il corso della musica pop. Paul McCartney riconobbe la sua influenza su “Sgt. Pepper’s”, mentre tutte le riviste specializzate lo indicano, ancora oggi, come uno dei più grandi album di sempre.
Ritiratosi dalla musica live nel 1964 per problemi di salute mentale, Wilson proseguì una carriera solista altalenante, riemergendo trionfalmente nel 2004 con la realizzazione del mitico progetto incompiuto “Smile”.
La sua eredità è immensa, sconfinata, e soprattutto un patrimonio straordinario per la cultura mondiale.