Bad Input

Requiem per la formula WikiLeaks?

Tranquilli: la creatura di Julian Assange è viva e vegeta. A rischiare, però, è la formula stessa del “leak” come è stato pensato alle origini di WikiLeaks e dai vari soggetti che hanno visto nella diffusione diretta dei documenti una possibilità per fare informazione dal basso.

Per capire quello che sta succedendo, basta guardare al caso delle email di Anthony Fauci. Riassumo brevemente (sullo stesso tema c’è un articolo più approfondito su Open) i termini della questione. Washington Post e BuzzFeed hanno ottenuto attraverso un procedimento FOIA (Freedom of Information Act) il testo delle email inviate e ricevute dal virologo statunitense.

Un malloppo raccolto in un enorme file PDF (3.234 pagine) in cui si trova un po’ di tutto. Interessante? Sì. Utile? Forse. Dannoso? Anche.

Perché il materiale in questione è diventato preda di complottisti, negazionisti e idioti vari che lo stanno sfruttando per diffondere le solite fake news.

Come? Semplicemente estrapolando questo o quel messaggio, aggiungendoci qualche commento a effetto per poi spammarlo sul web tramite social network, forum, software di messaggistica e qualsiasi altro strumento gli venga in mente.

Probabilmente una parte di queste attività è svolta dai soliti “professionisti della fuffa” al soldo di qualche governo (o partito) sovranista. Altra parte circola semplicemente a opera di qualche “giornalista fai da te”, dei soliti gruppi di sciamannati e da singoli individui che non vedono l’ora di avere il loro (virtuale) quarto d’ora di celebrità nella chat del calcetto.

C’è qualcosa di nuovo? Purtroppo no. La verità è che l’informazione disintermediata non è sempre una cosa positiva. Anzi: non lo è quasi mai.

Senza le verifiche e i controlli da parte di qualcuno che ha gli strumenti (anche deontologici) per farli, le informazioni di prima mano rischiano di trasformarsi in armi di distrazione di massa.

Di fronte alla sistematicità con cui questo avviene, forse dovremmo chiederci se la “formula WikiLeaks” sia ancora una buona idea. Io comincio ad avere più di qualche dubbio.

  • Marco Schiaffino

    Dopo una (breve) esperienza come avvocato, nel lontano 2000 mi sono trovato quasi per caso a scrivere di Internet e nuove tecnologie, quando il Web e il digitale erano una specie di hobby per smanettoni e appassionati di fantascienza. Mentre continuavo a scrivere per la mia banda di nerd, mi dannavo per trovare il modo di passare a quello che pensavo fosse un giornalismo “più serio”. Qualche volta ce l’ho anche fatta. Poi è successa una cosa strana: quello di cui mi occupavo da anni, ha cominciato a interessare tutti. Ho smesso di dannarmi.

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