L'Ambrosiano

“Realismo magico”: 70 di vitalità per Miracolo a Milano

Milano anticipa i fenomeni nazionali; di qui partono segnali che aiutano a capire quanto accade nel Paese, indicazioni d’orientamenti, percorsi. “Realismo magico” è una mostra a Palazzo Reale. Quanto di meno glamour rispetto all’altra allestita nella stessa sede, Monet, dove si fanno lunghe code per accedere, e di minor impatto mediatico rispetto alla mostra su Sironi al Museo del Novecento (dove rivivono i sensi di colpa collettivi postumi per le ostilità a un grande artista che aveva fatto scelte sbagliate). Nell’ossimoro di “realtà” e di “magia” è condensato qualcosa di molto attuale. Agli artisti di esprimere il mondo interiore; ai critici di discuterne la poetica; a chi guarda di godere d’una boccata d’aria e desiderare un modo diverso di percepire, guardare, interpretare il contingente per non soccombere e sperare.

Abbiam bisogno di meraviglia, stupore, toni bassi, stacchi, silenzi, disconnessione dai social, luci smorzate perché la luminosità del giorno lasci risplendere volti, occhi, figure e la notte crei il senso dell’attesa del giorno successivo invece di paure e mostri. Ci vogliono cuore puro, mente sgombera da pregiudizi, disponibilità a considerare la vita dono: un costante, continuo, quotidiano miracolo (cioè: “cosa che suscita ammirazione”). Se lavoriamo per creare condizioni favorevoli a che si crei un approccio diverso a quello che altri s’aspettano da noi riusciamo ad affrontare difficoltà, sofferenze, ostacoli. Che sono la “realtà”: banale ribadirlo. Magia non è credere che non esistono perché non li vediamo o un politico dice dal balcone che sono stati aboliti; magia nell’ossimoro riconosce e fa convivere gli opposti, ne gestisce relazioni e conflitti, immagina le retroazioni. Ricorrono i 70 anni di Miracolo a Milano. “Realismo magico” 2021 è immaginarsi Totò, l’orfano di De Sica e Zavattini che con la sua Edvige continua a guidare i barboni (gli “scartati” di Francesco) in volo a cavallo delle scope prese ai netturbini di piazza Duomo. È immunizzarsi dagli istinti depressivi che le miserie di politica, mercati, egoismi inoculano. È non illudersi con le Ninfee, ma con realismo continuare a sognare che il cambiamento è possibile. Bisogna solo volerlo.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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