In alto a sinistra

Non di priorità, ma di civiltà

Il 31 marzo scadono i termini della raccolta firme per la presentazione della proposta di legge popolare contro la propaganda fascista e nazista. L’iniziativa, depositata in Corte di Cassazione lo scorso 20 ottobre, è partita dal comitato promotore, presieduto dal sindaco di Sant’Anna di Stazzema, Maurizio Verona, e mira a introdurre norme specifiche “contro la propaganda e la diffusione di messaggi inneggianti a fascismo e nazismo e la vendita e produzione di oggetti con simboli fascisti e nazisti”. Nello specifico, intende disciplinare pene e sanzioni verso coloro chi attua propaganda fascista e nazista con ogni mezzo, in particolare tramite social network e con la vendita di gadget. L’obiettivo delle 50mila firme, necessarie per permettere alla proposta di essere discussa in Parlamento, è stato già raggiunto, e le firme che si continuano a raccogliere fino alla fine del mese servono semplicemente a sottolineare la necessità e l’urgenza di una legge di questo tipo. Ma è proprio così? Una legge di questo tipo è davvero necessaria e urgente?

Nelle scorse settimane, nel mio ruolo di consigliere comunale (e quindi di autenticatore delle firme), ho dato una mano alla sezione Anpi del mio paese durante un paio di banchetti che servivano proprio alla raccolta delle firme. L’obiettivo finale (in due mezze giornate nella piazza centrale di Inzago, i due sabati più freddi e ventosi di tutta la stagione Nd’A) è stato di novantaquattro firme raccolte. Il numero degli iscritti Anpi in paese più amici e parenti più o meno volontariamente cooptati. Le persone che passavano, ignare dell’iniziativa, seppur tutte o quasi ascrivibili al recinto dei “sinceri democratici”, dopo aver ascoltato le motivazioni rispondevano più o meno così: “Ma è davvero una priorità in questo periodo? C’è il Covid”. Argomentazione che ha provocato in me un immediato flashback.

Marzo del 2016, esattamente cinque anni fa. Io, candidato sindaco con una coalizione di centrosinistra allargato (abbiamo perso, se a qualcuno dovesse interessare), impegnato con chi partecipava insieme a me all’avventura elettorale a stendere il programma elettorale. Arrivati alla questione antifascista, una parte dei miei sodali ha sollevato numerose perplessità sull’eventualità di scrivere nero su bianco nel programma la parola antifascista. “Suona divisiva”, la prima argomentazione. Poi, di nuovo quella parola: priorità! È davvero prioritaria in questo periodo? C’è la crisi, i nostri concittadini non capirebbero. Alla fine si optò per una più neutra perifrasi che suonava più o meno così: “ci riconosciamo nei valori fondanti la nostra Costituzione” (maledetta politica come arte del compromesso!). Che poi sono quelli dell’antifascismo, ma sembra che questa parola sia come il Babau per i bambini. Se vado ancor più indietro con la memoria, quando si manifestava contro l’apertura di una qualche sede di movimenti di estrema destra sul territorio, alla fine si torna sempre lì: per la maggioranza dei sinceri democratici la questione antifascista non è una priorità.

E allora, mi sono chiesto: e se avessero ragione loro? Se non fosse una vera priorità? Potrebbe anche essere vero (anche se non lo penso). Perché alla fine, forse, il problema di fondo è l’assioma che sta dietro a questa obiezione. Non è una priorità. Bene, ma perché utilizzare la categoria della priorità? Se si provasse a cambiare paradigma, e si utilizzasse la categoria della civiltà? L’antifascismo (anche quello militante, da rispolverare e far tornare in auge) non è questione di priorità. È una questione di civiltà. E per un battaglia di civiltà non è mai troppo presto.

  • Alessandro Braga

    Classe 1975. Giornalista professionista, prima di approdare a Radio Popolare ha collaborato per anni col Manifesto. Appassionato di politica, prova anche (compatibilmente col tempo a disposizione) a farla

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    L'Orizzonte è l’appuntamento serale con la redazione di Radio Popolare. Dalle 18 alle 19 i fatti dall’Italia e dal mondo, mentre accadono. Una cronaca in movimento, tra studio, corrispondenze e territorio. Senza copioni e in presa diretta. Un orizzonte che cambia, come le notizie e chi le racconta. Conducono Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro.

    L’Orizzonte - 27-11-2025

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    A Gaza il genocidio non è finito

    A oltre un mese dall’annuncio del cessate il fuoco nella striscia di Gaza, le autorità israeliane stanno ancora commettendo il crimine di genocidio nei confronti della popolazione palestinese. Un nuovo rapporto di Amnesty International, che contiene un’analisi giuridica del genocidio in atto e testimonianze di abitanti della Striscia di Gaza e di personale medico e umanitario, evidenzia come Israele stia continuando a sottoporre deliberatamente la popolazione della Striscia a condizioni di vita volte a provocare la sua distruzione fisica, senza alcun segnale di un cambiamento nelle loro intenzioni. Martina Stefanoni ne ha parlato con Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia.

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    Poveri ma belli di giovedì 27/11/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Stuart Murdoch: "Il mio primo romanzo non è una biografia, ma racconta la mia storia e la storia della mia malattia"

    Il leader dei Belle & Sebastian racconta "L'impero di nessuno", il suo libro d'esordio, ai microfoni di Volume. Un libro che lui stesso definisce di autofiction: "La maggior parte delle cose che accadono a Stephen, il protagonista, sono successe anche a me". 10 anni fa, Murdoch aveva scritto una canzone con il medesimo titolo: "Il romanzo tocca gli stessi temi: Stephen ha un'amica del cuore, Carrie, entrambi hanno la stessa malattia e si sostengono e ispirano a vicenda". La malattia è l'encefalomielite mialgica: "Mentre scrivevo immaginavo il mio pubblico, e il mio pubblico era il gruppo di supporto per l’encefalomielite che frequentavo negli anni Novanta. Immaginavo di scrivere per loro, e questo mi ha aiutato a trovare il tono giusto". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Stuart Murdoch.

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