Tra Buddha e Jimi Hendrix

Gianni Minà, la grande anima latina è andata altrove

Ci ha lasciato a 84 anni Gianni Minà e il mi cuore è gonfio di tristezza. Gianni è stato un esempio ineguagliabile per chiunque abbia scelto il “raccontare il mondo” come lavoro. Amico dei deboli e delle personalità discusse ma indigesto ai potenti, non è mai sceso a compromessi o a ruffianerie di genere. E infatti in tv per un purosangue come lui da tempo non c’era più posto. Cantore dello sport, del cinema e dell’America Latina, la sua grande passione, ne ha raccontato il grande cuore polveroso in tutte le diverse sfaccettature. Celebre la sua intervista a Fidel Castro, la collaborazione al film “I diari della Motocicletta” sugli anni giovanili di Che Guevara e Alberto Granado o la direzione della rivista Latino America. Per non parlare dell’amicizia con scrittori come Gabriel Garcia Marquez ed Eduardo Galeano, quella con Diego Maradona – Gianni era l’unico giornalista di cui el pibe de oro si fidava – con il re dei re Muhammad Ali o col grande Massimo Troisi. Collaboratore per anni di Repubblica, Unità, Corriere della Sera, Manifesto e direttore per Sperling & Kupfer della collana Continente Desaparecido, trovò una propria affermazione anche televisiva, memorabili programmi come Blizt o Storie, dove diede spazio tra gli altri a il Dalai Lama, Jorge Amado, Luis Sepúlveda, Martin Scorsese, John John Kennedy e tanti ma davvero tanti altri.
Con la nascita del Forum Sociale di Porto Alegre, sposò le istanze no global pubblicando il libro “Un mondo migliore è possibile”, illuminante saggio tradotto in Portogallo, Spagna e Francia.
“Non mi hanno più voluto in Rai per aver intervistato Fidel, Lula, Hugo Chávez. Chi dice qualcosa di diverso dal pensiero degli Stati Uniti rischia l’isolamento. Speriamo qualcuno abbia la volontà di capire che non si possono più tacere le cose e che un Paese non cresce se la verità viene calpestata” aveva detto a chi gli chiedeva perché non si vedesse più in tv.
Un paio d’anni fa aveva raccontato la sua vita e i suoi straordinari incontri con i grandi del nostro tempo nel riuscito memoir “Storie di un boxer latino”, mentre lo scorso anno la moglie e regista Loredana Macchietta lo aveva raccontato nel documentario “Una vita da giornalista”.
Con Gianni se ne va uno degli ultimi reporter degni di questo nome.
Impossibile descrivere tutte le persone, le idee e le meravigliose sfumature della vita raccontate da Minà in quasi sessant’anni di carriera.
Un maestro. Un gigante. Troppo grande per una vita sola.
Vaje con Dios, grande anima…

  • Federico Traversa

    Genova 1975, si occupa da anni di musica e questioni spirituali. Ha scritto libri e collaborato con molti volti noti della controcultura – Tonino Carotone, Africa Unite, Manu Chao, Ky-Many Marley – senza mai tralasciare le tematiche di quelli che stanno laggiù in fondo alla fila. La sua svolta come uomo e come scrittore è avvenuta grazie all'incontro con il noto prete genovese Don Andrea Gallo, con cui ha firmato due libri di successo. È autore inoltre autore di “Intervista col Buddha”, un manuale (semi) serio sul raggiungimento della serenità mentale grazie all’applicazione psicologica del messaggio primitivo del Buddha. Saltuariamente collabora con la rivista Classic Rock Italia e dal 2017 conduce, sulle frequenze di Radio Popolare Network (insieme a Episch Porzioni), la fortunata trasmissione “Rock is Dead”, da cui è stato tratto l’omonimo libro.

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    C’è un tesoro in Italia, ambito da sempre, ed è il tesoro delle Assicurazioni Generali. Chi comanda a Trieste, comanda su un pezzo importante del paese. Per 70 anni il tesoro delle Generali è stato controllato da Mediobanca, che una volta era il salotto del capitalismo familiare italiano e oggi è una solida banca milanese. Nell’ultimo anno, grosso modo, due capitalisti nostrani, non si sa se anche coraggiosi, Francesco Gaetano Caltagirone, insieme a Francesco Milleri, hanno portato a termine il colpo del secolo: con un’operazione di scambio di azioni – e con il concorso esterno del MPS, fino a qualche mese fa banca di stato - hanno cacciato i vecchi azionisti dagli uffici di piazzetta Cuccia a Milano (Mediobanca) e al loro posto ci hanno messo se stessi più alcuni amici. In questo modo l’immobiliarista e editore Caltagirone, insiene al socio un po’ litigioso degli eredi Luxottica, hanno preso il controllo di Mediobanca. E lo hanno fatto con l’aiuto del MPS, banca pubblica privatizzanda. Preso il controllo di Mediobanca, i “nostri” Caltagirone&Soci hanno cominciato a vedere terra, la costa triestina, la casa mitteleuropea di Generali. Ora, su tutta questa operazione – sommariamente sintetizzata – qualcosa non ha funzionato. La Procura di Milano sta indagando per il mancato rispetto di alcune importanti formalità da codice penale: il “concerto” non previsto, il rispetto del “mercato” e delle autorità di controllo. Aspettiamo fiduciosi che la giustizia faccia il suo corso, mentre la politica rivendica i suoi meriti, giusti o sbagliati che siano. Pubblica oggi ha ospitato il giornalista e saggista Vittorio Malagutti (Domani) e il senatore del Pd Antonio Misiani.

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