L'Ambrosiano

Adil, Charlot, Biandrate: catena di montaggio, sogni e sonno della ragione

Se Chaplin girasse Tempi moderni il set sarebbe Biandrate. Oggi grande
catena di montaggio è la logistica. Le autostrade son nastri trasportatori, code
di tir corron su è giù che sembrano non avere autisti, i capannoni ingoiano e
vomitano pacchi e bancali. Ripresa da un drone la pianura Piacenza-Novara-
Bergamo-Brescia assomiglia ad un enorme plastico (tipo trenini in miniatura)
connesso con altri innumerevoli plastici in Europa e nel mondo. Rispetto a
Tempi moderni una cosa però manca: il sogno. Chi lavorava nella fabbrica
del cottimo, del ripetitivo succedersi di bulloni da stringere, del cronometro
del capo reparto intravedeva di liberarsi dalla schiavitù di turni, gabinetto
contingentato, mensa: pronti via. Sapeva di non esser solo. Lui col suo lavoro
era il cuore di denunce, pensiero, azione, lotta di partiti e sindacati perché i
tanti Charlot non fossero numeri come schiavi, ma avessero crescenti diritti e
riconoscimenti che pareggiassero i doveri. Poteva contare su intellettuali,
scrittori, poeti, cinema, teatro che dispiegavano la creatività per avvenire e
riscatto dell’umano. Anche l’opinione pubblica era coinvolta: schierata pro o
contro, comunque sapeva, parlava. La rivoluzione di Amazon e del sistema e
commerce ha stravolto la scena. Sul plastico continuano a correre persone,
tir, catene di montaggio. Charlot resta il prototipo, anche se non vogliamo
vederlo: è così comodo avere a casa in 24/48 ore ciò che non conviene più
comprare nei negozi. Cambia nome e destino: diviene Adil. Ma manco la
morte a Biandrate del sindacalista venuto dal Marocco (importiamo spirito e
voglia di lotte per il lavoro: leader immigrati per logistica e campi!) sveglia
dal sonno della ragione. Nemesi da Tempi moderni: quel sonno non genera
mostri. Tanto meno sogni. Ma sequel di soporifera quiescenza collettiva, cui
farebbe da colonna sonora il rap Tre Erre: «Recovery, ripresa, resilienza: /
l’umano è convenienza; / coi tir che fanno il flipper / Novara Bergamo
Piacenza / se muore un altro Adil / sapremo farne senza, / corri, non tardare: /
consegna veloce puntuale / straccia la concorrenza. / Per sedicenti liberal / è
ripartenza». Controcanto del coro Charlot-Adil: «Ora e sempre Resistenza!».

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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    “Ho sempre pensato che quella di Aldo, Giovanni e Giacomo fosse una favola. La loro vita artistica, che io ho seguito come assistente alla regia nei film di Massimo Venier, è sempre stata caratterizzata da rifiuti e invece hanno fatto di tutto e con grande successo, grazie alla loro determinazione”. E’ per questo motivo che Sophie Chiarello, già regista di “Il Cerchio”, ha voluto esplorare le vite del trio a partire dalla loro infanzia. “Erano tre ragazzini un po' 'sfigati' – come si autodefiniscono - che per provenienza sociale avevano un destino già scritto”. Sono loro a raccontarsi, a sfogliare le foto dell’infanzia e a percorrere la Milano di una volta, proletaria e in bianco e nero. Un ritratto personale, divertente, con le voci di chi li ha accompagnati in tutti questi anni da Paolo Rossi, Marina Massironi, alla Gialappa’s Band. “Attitudini: nessuna” è stato realizzato in diversi momenti con un percorso frammentato che punteggia la carriera artistica del trio tra cabaret, teatro, cinema e televisione. Ascolta l'intervista di Barbara Sorrentini a Sophie Chiarello, regista di “Attitudini: nessuna”.

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