“L’educazione alla sessualità va fatta, ma è compito delle famiglie, non della scuola”. Tra le diverse esternazioni del ministro Nordio sui magistrati accusati di aggressività, ce n’è anche per l’educazione alla sessualità e all’affettività. Secondo Nordio, spetta alle famiglie con l’esempio, proprio la famiglia, quell’ambito nel quale avviene la stragrande maggioranza dei femminicidi. Una faccenda privata, quindi, per il ministro della Giustizia, secondo il quale la battaglia contro la violenza sulle donne si combatte solo con l’applicazione della legge. Alla Camera dei deputati deve essere approvato in maniera definitiva la legge che crea il reato di femminicidio, che prevede pene più severe, con una fattispecie specifica di reato, ma da sempre gli esperti e non solo l’opposizione ritengono che senza un’educazione al rispetto già a partire dalla scuola, la punizione e il carcere non bastano. Ma questa è la logica del Governo, che applaude all’unanimità del voto per il reato di femminicidio al Senato, ma chiude gli occhi sul resto. Sempre a Montecitorio, in commissione Giustizia, è all’esame un disegno di legge sull’educazione alla sessualità. Un testo già insufficiente e la maggioranza ha trovato il modo di renderlo peggiore introducendo il divieto di educazione sessuale e affettiva alle scuole medie e solo facoltativa alle superiori, ma con il consenso delle famiglie.


