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Espulsi da Como perché solidali con i migranti

Per un anno non potranno più mettere piede a Como, 16 persone che in questi mesi hanno partecipato a iniziative di solidarietà verso i migranti respinti dalla Svizzera. La Questura gli ha consegnato un foglio di via perché considerati “soggetti socialmente pericolosi”. La loro colpa è aver installato una mensa da campo nei giardinetti della stazione San Giovanni, o aver partecipato a presidi di denuncia dei trasferimenti coatti di migranti da Como a Taranto. Non sono accusati di aver commesso reati, non sono indagati o sotto processo. Sotto accusa è la vicinanza ai migranti e la solidarietà portata al di fuori dei canali istituzionali. Tutti fanno parte in vario modo della rete di attivisti No Borders più volte accusata dal ministero dell’Interno di strumentalizzare i migranti a fini politici.

Tra gli attivisti espulsi da Como c’è Fabio Gabaglio, che ha scritto la sua storia in una lettera pubblica. “Lettera aperta dal confino” l’ha titolata.

A Fabio e agli altri attivisti colpiti dal foglio di via è arrivata la solidarietà del coordinamento di associazioni “Como senza Frontiere” e di Flavio Bogani, animatore della mensa serale della Caritas comasca. “E’ un precedente pericoloso, un provvedimento ingiusto” è il pensiero dei singoli che in questi mesi hanno messo tempo ed energie nell’accoglienza dei migranti.

I fogli di via non sono una novità, decine di attivisti sono stati allontanati da Ventimiglia durante l’estate e in due casi i provvedimenti sono stati giudicati illegittimi dal Tar della Liguria. “Violata libertà di circolazione con misura sproporzionata” hanno scritto i giudici.

“Stanno alzando altre barriere, altri confini attorno ai migranti” dice Fabio Gabaglio. Macchinista, per lavoro e affetti frequenta Como da sempre, “faremo ricorso” ci dice. “Mi si contesta di aver manifestato contro la ditta di trasporti Rampinini che dal luglio scorso si occupa anche di deportare i migranti da Como a Taranto, contro la loro volontà”. Fabio  ha ricevuto il foglio di via mentre partecipava, da uditore, a una conferenza stampa di Como senza frontiere davanti al Campo governativo gestito dalla Croce Rossa.

Ascolta l’intervista a Fabio Gabaglio:

Fabio Gabaglio-foglio di via Como

Qui la lettera aperta di Fabio Gabaglio.

 

  • Autore articolo
    Roberto Maggioni
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    L’Istat ha pubblicato i report sugli scontri stradali, su base regionale (relativi al 2024) e anche alcuni dati sui primi sei mesi di quest’anno. Ci sono meno feriti e meno vittime sulle strade, anche se i numeri restano ancora drammaticamente elevati. Secondo l’Istituto di Statistica nel primo semestre del 2025 i morti sono stati 1310 (si parla di morti per scontri stradali se il decesso avviene entro 30 giorni dall’evento, quindi sono escluse le persone che muoiono, nonostante la causa siano le conseguenze dello scontro, oltre quel limite temporale) contro i 1406 dello stesso periodo dell’anno precedente. I feriti sono stati 111090, anche in questo caso in calo rispetto al 2024, quando erano stati 112428. Gli obiettivi europei sulla sicurezza stradale prevedono il dimezzamento del numero di vittime e feriti gravi entro il 2030 rispetto all’anno di riferimento, che è il 2019. In Italia al momento registriamo una diminuzione del 4,5% (in Lombardia del 12,6). Bisogna ancora fare molto per riuscire a raggiungere l’obiettivo. Uno degli aspetti fondamentali, oltre la diminuzione della velocità, è l’incremento dell’educazione stradale. Stefano Guarnieri, padre di Lorenzo, morto nel 2010 a causa di un omicidio stradale a Firenze ha fondato l’associazione Lorenzo Guarnieri, che da anni si impegna a portare avanti un discorso di educazione. Alessandro Braga lo ha intervistato nella trasmissione Tutto Scorre.

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    Nubi sull'università italiana: si moltiplicano le adesioni alle università private telematiche, mentre alle statali il governo Meloni taglia i fondi. Ospite l'economista Gianfranco Viesti. E poi, il caso Raiplay Sound, la censura nei confronti di un podcast – prima autorizzato e poi annullato - sulla storia di Margherita Cagol, una delle fondatrici delle Brigate rosse. A Pubblica Nicola Attadio, uno degli autori insieme al giornalista Paolo Morando e al musicista Matteo Portelli.

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