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Il centrosinistra vince se unito ma Genova non è l’Italia

centrosinistra elezioni maggio 2025 ANSA

Le amministrative dicono al centrosinistra quello che dicono sempre: si vince uniti, tutti uniti, da Avs ai centristi. Si vince con la candidatura giusta. Genova è la città simbolo a questo giro di elezioni comunali e a Genova si sono manifestati entrambi i fattori. Tutti insieme contro la coalizione di centrodestra e una candidata, Silvia Salis, che è giovane, donna, indipendente, affermata nella professione. Credibile, insomma, a differenza probabilmente di quanto avrebbe rappresentato un navigato politico di apparato.

Da qui, a trarne conclusioni di carattere nazionale, è dura. Anzitutto perché un profilo per Palazzo Chigi che sia credibile e che metta tutti d’accordo è complicato. Quando sarà il momento le ambizioni personali verranno fuori e non sarà semplice. Renzi proprio ieri ha scritto una lunga lettera per dire che è necessario allearsi anche con l’odiatissimo Movimento 5 Stelle ma, ammesso che l’apertura possa diventare reciproca, e per ora segnali non ce ne sono, dalle buone intenzioni ai programmi ce ne corre.

Le regionali di autunno saranno un test fondamentale a cominciare dalla Campania, dove la proposta di candidatura del pentastellato Roberto Fico sta già agitando i centristi, oltre a suscitare le ire del presidente uscente Vincenzo De Luca. Nelle prossime settimane invece, il 15 giugno, si potrebbe tenere una manifestazione del centrosinistra su Gaza. Già. Ma quale centrosinistra? Da una parte, i centristi ad oggi non hanno manifestato alcuna intenzione di partecipare. Dall’altro, dentro al Movimento 5 Stelle è in corso una discussione perché diversi suoi esponenti vorrebbero andare nell’altra piazza che si sta organizzando su Gaza, quella più radicale del 21 giugno.

E prima, l’8 e il 9, ci saranno i referendum su cui non c’è unità. Anche sorvolando sulle altre questioni aperte, tutti sanno quali siano, a oggi il campo che vorrebbe essere largo deve decidere di unirsi più per non consegnare il paese di nuovo a Meloni che per unità di vedute. Non sarebbe poco ovviamente. Sperando magari che da qui al 2027 ci pensi la realtà nazionale e internazionale a mettere in secondo piano le spaccature più evidenti.

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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