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La strage degli atleti palestinesi

Jabalia Gaza ANSA

Fino a un anno fa, Nazir al Nashnash faceva il calciatore. Lo ha ucciso un missile lanciato da Israele sul nord della Striscia di Gaza.
Ibrahim Qusaya e Hassan Zuaiter erano due atleti della squadra nazionale palestinese di pallavolo. Un attacco aereo israeliano sul campo di Jabalia li ha uccisi entrambi. Nei mesi successivi, un destino simile è toccato all’allenatore della squadra nazionale di atletica Bilal Abu Samaan e al calciatore Mohamed Barakat, soprannominato “la leggenda di Khan Younis”.
Il sito d’informazione online britannico Middle East Eye, a un anno dall’invasione di Israele nella Striscia di Gaza, ha provato a raccogliere i nomi degli sportivi palestinesi più conosciuti morti in dodici mesi di massacri e devastazioni. Secondo la Federcalcio palestinese, alla fine di agosto, erano almeno 410. La maggioranza giocava a calcio, lo sport di gran lunga più popolare nei territori palestinesi. Almeno 84 erano bambini o ragazzi che coltivavano il sogno di arrivare in Nazionale.
Tra le vittime di questi mesi c’è stato anche il primo portabandiera dello sport olimpico palestinese ai Giochi di Atlanta 1996. Si chiamava Majed Abu Maraheel. Era malato di insufficienza renale. A contribuire alla sua morte sono state le mancanze di corrente elettrica e di medicinali nella Striscia di Gaza.
Centinaia, migliaia di vite distrutte. Così come in macerie sono andate anche decine di stadi, centri sportivi e palestre. Uno dei pochi impianti ancora in piedi, l’Al Salah Club di Deir-el-Balah, nel centro della Striscia, era un centro dove si faceva judo, karate, wrestling e dove si giocava a pallamano. Ora è diventato un rifugio per gli sfollati.
A loro va sempre il pensiero di quegli atleti, molti nati e cresciuti all’estero, che in questi dodici mesi più che mai hanno cercato di tenere viva la voce della Palestina.
La nuotatrice Valerie Tarazi ha portato la bandiera palestinese ai Giochi olimpici di quest’anno a Parigi. Nella gara dei 200 metri misti si è fermata alle batterie eliminatorie, ma la sua qualificazione, insieme a quella di altri sette atleti che hanno costituito la squadra olimpica palestinese, è stata fondamentale per testimoniare la forza di un movimento che nelle diaspore cerca linfa per restare in vita.
La Nazionale di calcio maschile da cinque anni è costretta a giocare all’estero. La terza e ultima fase di qualificazione ai prossimi Mondiali del 2026 è iniziata con un pareggio in Corea del Sud e una sconfitta contro la Giordania, in una partita giocata in campo neutro, in Malesia.
Riuscire a portare la Palestina per la prima volta ai Mondiali, in queste condizioni, è un’impresa ai limiti dell’impossibile. In un’intervista ad Al Jazeera il centrocampista palestinese Mohammed Rashid ha detto: “L’esercito israeliano cerca di uccidere anche i nostri sogni, ma non possiamo smettere di farlo. Tutti abbiamo il diritto di sognare. So che arrivare ai Mondiali sarà difficile, ma nel calcio tutto è possibile”.

  • Autore articolo
    Luca Parena
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    1) La guerra in Sudan continua e la crisi umanitaria si allarga. Le responsabilità, però, vanno ben oltre i confini del paese africano. (Giulia Chiopris - MSF, Emanuele Valenti) 2) “La guerra non si è fermata ha solo cambiato volto”. A Gaza la pace non esiste: almeno 236 palestinesi sono stati uccisi dall’entrata in vigore del cessate il fuoco. (Ezzideen Shehab) 3) “Maduro ha i giorni contati”. A colpi di raid e fake news, Donald Trump tenta di sollecitare la spallata interna al regime venezuelano. (Alfredo Somoza) 4) Spagna, a un anno dall’alluvione di Valencia l’indignazione popolare costringe il governatore Mazon alle dimissioni. (Giulio Maria Piantadosi) 5) Messico, l’omicidio del sindaco di Uruapan Carlos Manzo, che voleva rompere il compromesso sempre più stretto tra politica e narcotrafficanti. (Andrea Cegna) 6) New York, la vigilia. Domani il voto per il sindaco della città, un’elezione guardata con attenzione anche da Washington. (Roberto Festa) 7) Belem 2025, ultima chiamata. Il diario della Cop30: temi, obiettivi e sfide. (Alice Franchi)

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