L'Ambrosiano

Dolore dell’altro, speranza

Sperare contro ogni evidenza. Bisogna sembrar folli, far cose diverse da ciò che altri s’aspettano, dal conformismo che ottunde, dalle simmetrie che innescano guerre, vedersi nell’altro; il mondo brucia, l’Italietta soffoca. Se prevale lo schema “noi siam buoni, bravi, giusti, amati da Dio; loro son cattivi, brutti, odiatori, dannati e se negli schieramenti non si distinguano carnefici e vittime, ci si distrugge tutti, si va a «rotolarsi nel fango» con la Premier che pensa di volare alto quando dice di risolver le cose e proietta su chi non la pensa come lei la causa dei guai, non vede le ombre nere a destra. Sperare contro ogni speranza, come le Madri di Women Wage Peace (“Le donne portano la pace”), dal 2014 (altra guerra di Gaza!) movimento che unisce israeliane, palestinesi, cristiane; dopo il 7 ottobre (una di loro è tra gli ostaggi, un’altra ha avuto il figlio ucciso da Hamas) han gridato: «fermatevi, la guerra non è la risposta». Sperare come il Patriarca latino di Gerusalemme Pizzaballa: s’è offerto in ostaggio al posto dei bambini israeliani rapiti, gesto un po’ silenziato: governi, terroristi, media amano più chi riduce Dio a idolo ergendosene a difensore; imbarazza invece chi segue Gesù: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv, 15, 13). Sperare, come Ami Ayalon, già capo dello Shin Bet, servizio segreto israeliano (beffato da Hamas: Netanyahu schierava i militari a proteggere i coloni che osteggiavano i palestinesi) che ha detto da Jacona: «Avremo sicurezza quando i palestinesi avranno speranza». Il Cardinal Martini, profeta dei giorni nostri, diceva: «Se ci sarà pace a Gerusalemme, ci sarà pace in tutto il mondo». Vedeva lontano lui. In Terra Santa Martini era vicino a Parents Circle-Families Forum di famiglie israeliane e palestinesi che persi i propri cari a causa del conflitto lavora a un processo di riconciliazione per raggiungere una pace duratura, bene che gli estremisti d’ogni parte aborrono. Raccomandava Martini: «Impariamo a guardare il dolore dell’altro». Vale per Israele, Palestina, tutto il mondo (Italia pure) dove si scagliano parole come pietre o si alzano spade contro l’altro, il fratello; si sfida la speranza.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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