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Terzo giorno di attacchi aerei tra Israele e Gaza, il governo “dimentica” il processo di piazza della Loggia, la beffa degli studentati universitari e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di giovedì 11 maggio 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Al terzo giorno di scambi di razzi e attacchi aerei tra Israele e Gaza la tensione è sempre più alta e l’Egitto ammette che per ora sono falliti tutti i tentativi diplomatici per un cessate il fuoco. Uno schiaffo ai familiari delle vittime e alla storia. Nel processo per la strage di Piazza della Loggia il governo non sarà parte civile. È la prima volta che accade. E’ in corso l’incontro tra collettivi studenteschi, Comune, Regione e università milanesi sul caro affitti. “Vogliamo risposte concrete” ha detto Ilaria Lamera, la ragazza da cui è partita la protesta, prima di entrare. Fino ad ora le proposte arrivate dal comune sugli studentati sono a prezzi di mercato.

Si alza sempre più la tensione tra Gaza e Israele

Al terzo giorno di scambi di razzi e attacchi aerei tra Israele e Gaza la tensione è sempre più alta e l’Egitto ammette che per ora sono falliti tutti i tentativi diplomatici per un cessate il fuoco

(di Sara Milanese)

Dall’inizio di questa nuova ondata di ostilità, sono già oltre 500 i missili sparati sul sud di Israele dalla Striscia di Gaza, metà di questi sono stati intercettati dalle difese israeliane. Almeno 166 gli attacchi mirati dell’esercito israeliano invece, che afferma di aver colpito obiettivi legati alla Jihad islamica. Oggi sono stati uccisi altri due leader del movimento armato: cinque le figure di spicco uccise da martedì. Sono almeno 28 invece le vittime palestinesi causate dagli attacchi israeliani, lo dice al Jazeera, tra loro anche donne e bambini.
Nel pomeriggio di oggi, per la prima volta da martedì, un razzo palestinese ha fatto una vittima israeliana: è stato colpito un condominio nella città di Rehovot, 20 km a sud di Tel Aviv; secondo il quotidiano israeliano Hareetz ci sarebbero anche 7 feriti.
Questa vittima israeliana è un ulteriore elemento di tensione, e rischia di aprire una nuova fase di escalation, il timore è che il conflitto si allarghi a Gerusalemme e anche alla Cisgiordania.
L’Egitto ha ammesso che la mediazione per la tregua non sta funzionando; l’Unione Europea ha chiesto ufficialmente un cessate il fuoco, sul primo ministro israeliano Nethanyau pesa la posizione degli Stati Uniti, che vogliono la fine del conflitto. Hamas da parte sua ha dichiarato che non è possibile nessuna tregua se quelle che definisce le atrocità militari israeliane non si fermano. Israele ha continuato i suoi attacchi aerei su Gaza uccidendo almeno 26 palestinesi, inclusi diversi leader del movimento palestinese della Jihad islamica. Più di 80 persone sono rimaste ferite mentre l’offensiva militare israeliana entra nel suo terzo giorno.

Per la prima volta lo Stato non sarà parte civile nel processo per la strage di piazza della Loggia

(di Michele Migone)

Per la prima volta, nell’ambito di tutti i processi fin qui celebrati, la presidenza del Consiglio dei Ministri, il governo italiano, non sarà parte civile per la strage di piazza della Loggia di Brescia. Non era mai successo nella lunga, sofferta, ormai più che quarantennale storia dei dibattimenti giudiziari sulla bomba del 28 maggio 1974. E’successo ora, con il governo Meloni. Ed è il frutto del ritardo con cui Palazzo Chigi ha affrontato l’appuntamento con il nuovo processo. Il giudice per l’udienza preliminare Francesca Grassani oggi ha deciso di accogliere l’istanza delle difesa di Roberto Zorzi, uno degli esecutori materiali della strage, e ha rigettato la richiesta di costituzione di parte civile del governo. E lo ha fatto con una motivazione che può essere considerata un’accusa e una sentenza allo stesso tempo nei confronti dell’operato dell’esecutivo: secondo il magistrato, il governo non poteva non sapere dell’inizio del processo e, non avendo presentato all’epoca la richiesta, non può farlo ora, a udienza iniziata.
Il caso era scoppiato lo scorso 13 marzo, quando era uscita la notizia che il governo non si era costituito parte civile. Di fronte alle proteste dei familiari e della città, era intervenuto il sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo mantovano dicendo che non era stata una scelta politica del governo: semplicemente – aveva affermato mantovano – Palazzo Chigi non aveva ricevuto alcuna comunicazione da parte del tribunale. Tre settimane dopo, il 13 aprile, il governo tramite l’avvocatura dello stato, ha quindi fatto la richiesta a Brescia. Oggi la decisione del gup. Che segna, a modo suo, la storia dei processi per la strage di Piazza della Loggia. Mantovano ha sempre negato che ci fosse stata volontà politica, ma ha parlato di un vero e proprio disguido. Di fatto, c’è stata una significativa dimenticanza da parte di Palazzo Chigi. Che riguarda un pezzo di storia del neo fascismo stragista negli anni della strategia della tensione.

Il governo sblocca i fondi per gli studentati, ma vanno ai privati

La protesta degli studenti contro il caro affitti, a Milano è in corso un incontro a Palazzo Marino con il sindaco, gli assessori alla casa di Comune e Regione, i rettori delle università per discutere di possibili soluzioni.
La mobilitazione con le tende, partita dal Politecnico di Milano, è arrivata anche davanti al ministero dell’Università. Oggi il governo ha sbloccato 660 milioni di euro per gli studentati. Fondi però già previsti dal Pnrr, destinati in gran parte ai privati, “non serviranno a calmierare i prezzi di mercato” spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Unione degli universitari

Il punto sulla guerra in Ucraina

Londra ha confermato la fornitura di missili da crociera a lungo raggio a Kiev; il governo britannico avrebbe ricevuto garanzie dal governo di Zelensky che queste armi non saranno utilizzate per colpire il territorio russo.
I missili britannici potrebbero essere determinanti in vista della controffensiva che l’Ucraina prepara da mesi e che però, secondo lo stesso presidente ucraino, non solo non sarebbe ancora iniziata, ma non sarebbe nemmeno pronta: “Abbiamo bisogno di più tempo per ricevere nuove armi” ha dichiarato infatti Zelensky in un’intervista alla Bbc. Dichiarazioni che rientrano soprattutto nella guerra di propagando tra Kiev e Mosca.

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    Redazione
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