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Piantedosi & Co., l’indifferenza che uccide

Piantedosi

Bugie, omissioni, silenzi, deresponsabilizzazioni. Quello di Piantedosi alla Camera ieri è stato discorso codardo, infimo e in malafede, smentito dai dati, dai documenti, dalle schede telematiche di Frontex, dalla carte nautiche, dai bollettini del mare, da tutto.

L’unica possibile argomentazione ancora degna di essere affrontata è quella usata anche da meloni, “nessuno può pensare che noi volevamo una strage”.
E certo, nessuno crede che gli oltre 70 morti di Cutro siano state vittime di un piano stragista doloso.

Non è questo il discorso, non è questa l’accusa. I morti sono stati vittime di un’altra cosa, una cosa che si chiama indifferenza.
La stessa gelida indifferenza che ha trasferito i 60 sopravvissuti al naufragio in una struttura fatiscente senza letti, senza riscaldamento e con un solo bagno in comune.
La stessa disumana indifferenza che obbliga le navi delle Ong a fare quattro o cinque giorni di viaggio in più per sbarcare i migranti nei porti del nord e poi riportarli in autobus al sud.
La stessa burocratica indifferenza che svuota di personale gli uffici stranieri della polizia costringendo i richiedenti asilo a code infinite nella notte al freddo, come quelle di via Cagni a Milano.
La stessa cinica indifferenza che fa scrivere a Feltri “partire è un po’ morire”.
La stessa beffarda indifferenza di Salvini quando definisce i migranti “palestrati”.
Dall’indifferenza al disprezzo e dal disprezzo la strage, come abbiamo visto, la strada non è poi così’ lunga. Di questo sono colpevoli Piantedosi, Salvini, Meloni e i loro complici.

  • Autore articolo
    Alessandro Gilioli
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