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Valditara, black friday e tampon tax. La puntata di “Guarda che Lune” di lunedì 28 novembre

L’inflazione “vanta back” ossia il nero più nero, capace di assorbire fino al 99,965% della luce, che fa sparire la tridimensionalità degli oggetti. Una perfetta metafora, senza fine, visto che poi gli scienziati del Mit lo hanno superato con il “blackest black”. Nel mondo delle merci si aprono segni di rivolta contro l’usanza consumista e dannosa per l’ambiente c’è chi dichiara di non partecipare e chi chiude proprio in opposizione.
Greenpeace proprio in questi giorni ha fatto analizzare alcuni capi del marchio di Fast Fashion Shein (che fa campagne anche a Milano) riscontrando che su 47 capi il 15% contenevano sostanze pericolose. Insomma più Friday’s for future che black friday. Gli assorbenti scendono al 5%, una bona cosa per noi, anche se si discute sulla loro sostenibilità ambientale. È un tema che abbiamo seguito in questi anni e che sottintende una diversa cittadinanza per i temi di genere, ed è il risultato di una grande campagna di sensibilizzazione dal basso. E che un governo di destra, che fino a pochi anni fa di questa proposta rideva apertamente, lo approva oggi perché è diventato senso comune. Anche oggi il ministro Valditara ha l’onore di articoli e commenti sui media, è diventato una vera star in pochi giorni, le sue dichiarazioni sono delle vere tag line che impazzano sui social. Per esempio ha dichiarato che l’umiliazione di fronte ai propri compagni di scuola è formativa – ok, per poi dire che si è espresso male – e insomma delle belle frasi bomba che in un momento diventano meme, video, tormentone social. Il ministro è stato ospite di “a Cena con Maria Latella” una trasmissione dove la giornalista ospita personaggi intorno a una tavola imbandita e intanto si mangia. Il tovagliato non è male, anche la posateria e la cristalleria sono di ottimo livello: ma niente se paragonato ai dialoghi. La scena in cui il ministro e Bruno Vespa, decidono quale sia la punizione – e dicono proprio così: punizione – più esemplare per i giovani bulli è qualcosa di unico. Come Maria Antonietta con le brioche.
“Lavori socialmente utili, pulire le strade, spazzare il giardino” davanti alle quali Vespa esulta con un “se ci riesce le faccio una statua”. Bisognerebbe esser grati al nostro sistema della comunicazione per aver immortalato, come in un bassorilievo, un’immagine così indelebile del distacco conservatore, retrivo e anche un po’ delirante della nostra classe dirigente dal pensiero e dallo scopo dell’educatore. E anche dal destino dei ragazzi e delle ragazze. La vicenda di Soumahoro è dolorosa per tante persone e per tanti motivi. Anche per quello che ci dice sulla politica italiana. Quella parlamentare, quella istituzionale, che si è ritratta sempre di più dal radicamento nella realtà viva, dalla presenza sul territorio e per colmare questa separazione si è alimentata la funzione di figure simboliche, che facessero da ponte tra noi e il mondo, dei Mimmo Lucano, degli Aboubakar Soumahoro, individui che finiscono con il portare sulle spalle il peso di battaglie molto più grandi di chiunque e troppo pesanti per le spalle di persone sole, agendo in condizioni individuali tra infinite inadeguatezze possibili, organizzative, personali… persino quelli che Soumahoro chiama leggerezze, e sulle quali ognuno si farà man mano un’idea che potrà andare dall’inadeguatezza all’imbroglio. Possono resistere, sopravvivere, oppure inciampare, soccombere.
Ma le battaglie anche nobili che fanno da soli sarebbero compito delle organizzazioni, dei partiti, di collettivi che condividono una lettura della società, che tengono memoria degli errori e delle procedure, che esercitano controllo. Dunque, visto che è nella natura dei mass media produrre figure simboliche, sono proprio i media, appena si forma il vuoto e nasce il bisogno, a proporre la soluzione. C’è un piccolo libro del 1953 uscito quest’anno in Italia che racconta proprio questo, lo ha scritto lo sceneggiatore Budd Shulberg ed è pubblicato da Mattioli 1885. Si chiama “Un volto nella Folla”, è la storia di un cantante folk dai modi spicci e spiritosi che dopo qualche comparsa alla radio diventa straordinariamente popolare e invade tutti mezzi di comunicazione del paese fino ad arrivare all’avventura politica. E questo accade perché lui incarna qualcosa che alle persone manca. C’è un dialogo interessante nel libro: quando la fama del personaggio comincia a sfuggire al controllo, la donna che lo aveva accompagnato dagli esordi fin lì gli dice “Odio quello che rappresenti”, lui chiede “Che cosa rappresento?” E lei risponde: “Non lo so. Qualcosa di migliore. Qualcosa di vero, da qualche parte.” Ecco questo “qualcosa di migliore” andrebbe redistribuito sulle spalle di molti, di ancora di più, di organizzazioni e politica che si avvicinino sempre di più ai margini e al dolore sociale, altrimenti i media torneranno a proporre nuovi rimedi, nuove soluzioni, nuovi simboli.

Foto | Black Friday, Amsterdam

  • Autore articolo
    Claudio Jampaglia
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    Sabato 20 e domenica 21 settembre al Paolo Pini di Milano si terrà la prima edizione del Godai Fest, il festival multidisciplinare che unisce la musica alle arti performative e visive nato da un’idea del musicista Rodrigo D’Erasmo, del produttore Daniele Tortora e dell’artista visivo Cristiano Carotti per abbattere i recinti di genere e di partecipazione, connettere le arti, sperimentare nuovi linguaggi, ampliare le visioni. L’arte, in tutte le sue declinazioni, sarà protagonista di un viaggio attraverso i 4 elementi della cultura umana (Fuoco, Terra, Acqua, Aria) ai quali si aggiunge, secondo la filosofia orientale, il principio del Vuoto. Ad ogni elemento corrisponde un curatore: Rodrigo D'Erasmo in questa intervista di Elisa Graci e Dario Grande a Volume ci ha presentato il concetto e il programma di questo festival.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Il primo Pride della Valtellina Chiavenna. L'emozione, ha fatto salir la fame! Per merenda: pane burro e acciughe con bollicina,. Poi via si torna a Milano, al Piccolo Salone del Libro Politico al Conchetta. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

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    In Etiopia inaugurata la diga della discordia

    Il 9 settembre, dopo 14 anni di lavori, l’Etiopia ha inaugurato ufficialmente la Gerd, la Grand Ethiopian Renaissance Dam, il più grande progetto idroelettrico d'Africa, e tra i 20 più grandi al mondo. Da anni la diga è anche causa di tensione con i paesi a valle del Nilo: Sudan e soprattutto Egitto, che temono di vedere ridotte le proprie risorse idriche, anche in considerazione dei sempre più frequenti periodi di siccità. “Questa diga sarà certamente uno degli epicentri di tensione di questa regione nel prossimo futuro” spiega Luca Puddu, docente di storia dell’Africa all'Università di Palermo, al microfono di Sara Milanese. Ascolta l’intervista andata in onda in A come Africa.

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    Volume di mercoledì 17/09/2025

    Oggi a Volume abbiamo iniziato parlando del Festival Suoni Delle Dolomiti giunto alla sua 30a edizione, ma anche del Godai Fest, evento che si terrà nel weekend al Parco Ex Paolo Pini di Milano e che ci racconta Rodrigo D'Erasmo in qualità di direttore artistico. A seguire segnaliamo il concerto-evento pro Palestina organizzato da Brian Eno che si terrà questa sera a Londra, e concludiamo con il quiz dedicato al cinema, oggi incentrato sul film Il Diavolo Veste Prada del 2006.

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