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Meloni, il video dello stupro e la destra

Meloni

Da una parte la donna che racconta ai poliziotti la sua disperazione per essere stata riconosciuta da più persone nel video in cui viene stuprata; dall’altra, la donna che rivendica il suo diritto a pubblicare quel video e non vuole – o non sa – scusarsi. Una plastica rappresentazione della destra di chi si arroga il diritto di decidere sul corpo e la vita degli altri, per proprie valutazioni e motivi. Il contrario della libertà che presuppone rispetto e reciprocità. Giorgia Meloni è destra e qualsiasi tentativo del mondo conservatore di moderarla o acquisirla non cambia la natura della destra italiana.

Meloni dovrebbe riuscire dove Salvini ha fallito per troppa irruenza, personalismo, fame di potere, machismo. Dovrà evitare di trumpizzarsi, interpretando nella giusta direzione il ritorno del populismo sovranista al governo del paese dopo un secolo. Più conservatore e meno reazionario. Ma ce la farà? Le deviazioni e il video sullo stupro dicono che la leader di Fratelli d’Italia scalpita.

Ieri a Rimini per sostenere che qualsiasi lavoretto, anche in nero probabilmente, è meglio del reddito di cittadinanza, ha affermato di aver imparato più in qualche mese da cameriera, da ragazza, che in 16 anni da parlamentare. Ecco. Con tutto il rispetto per i camerieri e l’alto valore del saper servire, sotto la scorza di Meloni c’è sempre la fiamma tricolore, l’odio per il parlamentarismo e la necessità di cambiare la Costituzione purgandola della pregiudiziale antifascista.

Tutte deviazioni della storia patria per quella minoranza della destra che comanda oggi irrimediabilmente il blocco conservatore.

  • Autore articolo
    Claudio Jampaglia
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