La nave di Penelope

Ancora senza una rotta

I ragazzi delle superiori devono tornare tutti in classe. Percentuale di presenza: 100 per cento. Ma no, abbiamo scherzato, facciamo tra il 60 e il 100. Dai, sforzatevi di più, mettiamo la soglia minima al 70. Vabbè ma se non riuscite non importa, diamo una deroga fino al 50 per cento. Insomma, come prima.

La triste parabola del ritorno a scuola per tutti quanti almeno per un mese.

Del resto, non bastava dirlo per renderlo possibile. L’annuncio di un ritorno al 100 per cento, senza direttive precise, aveva già creato scompiglio. In primo luogo perché non tutte le scuole hanno gli spazi adeguati per poter rispettare le distanze di sicurezza e tutte le norme pandemiche e, allo stesso tempo, far tornare tutti gli studenti al proprio banco. Qualcuno ha dato loro spazi nuovi? No, ovviamente.

Poi ci sono i trasporti, con capienza al 50 per cento. Il servizio andrebbe rimodulato per aumentare quantomeno le corse negli orari di entrata dei vari gruppi di studenti. Con rinforzi ulteriori in zone specifiche, con un’alta concentrazione di istituti. E, come in parte è stato fatto a Milano, anche le attività della città dovrebbero aprire a orari scaglionati, per non congestionare i mezzi. Come mettere tutto a sistema in così poco tempo e con così tante incertezze?

I presidi, rassegnati, in questi giorni si sono messi a fare calcoli su calcoli per capire come rispettare le percentuali di presenza e mantenere la situazione sotto controllo. Ogni giorno hanno ripreso in mano i numeri e ragionato sulle possibili combinazioni, in base alle sempre nuove percentuali che sembravano emergere dagli incontri tra ministri e presidenti di Regione.

Nel frattempo gli studenti si saranno preparati per il grande ritorno di oggi. Un ritorno che sembrava finalmente sicuro per tutti. E che da sicuro è diventato probabile. E poi un amaro “chissà”.

Oggi qualcuno è tornato e qualcuno no, insomma.

Il livello di confusione, tanto per cambiare, resta alto. La nave continua a navigare a vista.

  • Claudia Zanella

    Sono nata a Milano nel 1987. Ma è più il tempo che ho passato in viaggio, che all’ombra della Madonnina. Sono laureata in Filosofia e ho sempre una citazione di Nietzsche nel taschino. Mi piacciono tante cose ma, se devo scegliere tra le mie passioni quali sono quelle che più parlano di me, direi: la Spagna, il rock e il giornalismo. Dopo averci vissuto, Madrid è la mia città d’elezione; il rock scandisce il mio ritmo di vita e venero le mie chitarre come oggetti magici; infine, fare la giornalista soddisfa il mio impulso alla Jessica Fletcher di voler sempre vedere chiaro e poi raccontare. Ho lavorato per cinque anni per La Repubblica, come cronista e responsabile del settore “Educazione e scuola” a Milano. Cofondatrice del progetto di storytelling su Milano ai tempi del coronavirus: “Orange is the new Milano”. Sono approdata a Radio Popolare nel 2019, occupandomi di un po’ di tutto, ma mantenendo sempre un occhio vigile sul mondo della scuola.

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