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Tre sindaci, un patto di civiltà

“Dobbiamo creare una nuova visione del nostro Mediterraneo e cambiare l’immagine che l’Unione europea vuole farci vedere, ossia il mare come frontiera. Siamo dalla parte giusta, quella dei diritti umani e della legge del mare, e vogliamo che il Mediterraneo acquisti finalmente centralità nelle politiche comunitarie”.

Sono le parole di Giusi Nicolini, sindaca di Lampedusa e Linosa, nel giorno in cui ha stretto un accordo di collaborazione con i sindaci di Barcellona, Ada Colau, e quello di Lesbo, Spyros Galinos. Il progetto ambizioso è quello di mettere le basi per un solido patto per il Mediterraneo, a partire dalle municipalità che si affacciano sullo stesso mare, una rete dei Comuni per affrontare i flussi migratori e per sviluppare progetti di pace, cooperazione, dialogo e di sviluppo tra le diverse sponde del Mediterraneo.

Un patto che la sindaca Ada Colau, il 16 marzo, ha contestualizzato cosi: “Se la Ue lavora dall’alto per fortificare l’Europa, aiutiamoci da città a città, creiamo una rete di Comuni che siano all’altezza dei propri cittadini e cittadine. Uniamoci contro l’imposizione di qualsiasi trattato che consenta le deportazioni di massa e la violazione del diritto all’asilo”.

A refugee raises a child into the air as Syrian and Afghan refugees are seen on and around a dinghy that deflated some 100m away before reaching the Greek island of Lesbos, September 13, 2015. Of the record total of 432,761 refugees and migrants making the perilous journey across the Mediterranean to Europe so far this year, an estimated 309,000 people had arrived by sea in Greece, the International Organization for Migration (IMO) said on Friday. About half of those crossing the Mediterranean are Syrians fleeing civil war, according to the United Nations refugee agency. REUTERS/Alkis Konstantinidis
Profughi siriani e afghani soccorsi a cento metri dalla costa dell’Isola di Lesbo, Grecia. Settembre 2015

 

Il sindaco di Lesbo, Spyiros Galinos, ha sottolineato l’importanza di indicare “la vera radice del problema: le bombe che cadono sulla Siria. Le persone che sbarcano sulle nostre coste sono vittime”. Galinos ha rivendicato la necessità che l’Europa fermi il traffico di esseri umani e combatta la xenofobia crescente e ha ricordato che l’isola di Lesbo “non ha perso la sua bellezza, anzi. Continuiamo a conservare la nostra natura e la bellezza della solidarietà della nostra gente”.

L’incontro tra i tre sindaci è avvenuto nel giorno in cui Giusi Nicolini ha ricevuto al Museo del Mare a Barcellona il XXXVI Premio per la Pace dell’Anue, l’Associazione per le Nazioni Unite Spagna, “per l’impegno e l’attività svolta come persona e come sindaca di Lampedusa e Linosa in favore dei diritti umani”.

barcone
Un barcone al largo di Lampedusa

 

Ada Colau ha spiegato che questa iniziativa, inquadrata nel piano “Barcellona città rifugio”, nasce dalla necessità delle città di “proteggere i diritti umani. Ci sentiamo direttamente chiamati in causa davanti a un’Unione europea che sta fallendo, come lo Stato spagnolo, impedendo la ricollocazione dei rifugiati e non predisponendo un passaggio sicuro”. La sindaca di Barcellona ha poi annunciato iniziative concrete : “Gli accordi che abbiamo fatto assicurano l’aiuto del Comune di Barcellona per tutti gli aspetti tecnici, logistici e di appoggio sociale e ambientale che queste città possono richiedere per gestire il forte impatto sul territorio e sulla popolazione rappresentato dall’arrivo in massa di persone che cercano rifugio in Europa. Barcellona ha inoltre destinato un contributo straordinario di 300mila euro agli enti e alle Ong che stanno lavorando nel Mediterraneo per assistere i rifugiati.

Nel febbraio di quest’anno il direttore di Giustizia Globale del Comune di Barcellona, David Listar, ha visitato Lesbo e Lampedusa per offrire l’aiuto della città catalana. Questo primo contatto ha portato alla firma dell’accordo attuale tra i tre sindaci, che si andrà sviluppando nei prossimi mesi man mano che si definiranno le necessità dell’isola greca e di quella italiana.

L’accordo comprende anche la possibilità di avviare programmi di promozione economica per aiutare i Comuni a generare occasioni di rilancio dell’economia interna, danneggiata dalla situazione e dall’abbandono da parte dell’Unione europea.

  • Autore articolo
    Piero Bosio
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    Il 2 marzo il governo israeliano ordinava il blocco totale dell’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Oggi, esattamente due mesi dopo, il blocco è ancora in essere e da due mesi nella Striscia non entra niente: né cibo, né acqua, né medicinali, né carburante. La situazione peggiora giorno dopo giorno, le scorte sono ormai esaurite e la fame sta dilagando. In questo contesto di blocco totale, il più lungo che Gaza abbia mai sperimentato, dove morire di fame non è più solo un modo di dire, le ong e le organizzazioni umanitarie cercano di sopperire alle colpevoli mancanze dei governi. È in quest’ottica che la nave della Freedom Flotilla Coalition, si stava preparando a partire per Gaza carica di aiuti umanitari, con l’obiettivo di rompere l’assedio. Questa notte, però, la nave è stata colpita da due droni, che hanno fatto scoppiare un incendio e ne hanno ovviamente impedito la partenza. Abbiamo raggiunto a Malta Simone Zambrin, attivista di Freedom Flotilla, che si sarebbe dovuto imbarcare oggi per andare verso Gaza.

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    Non è arrivata nessuna proposta alternativa. Quella presentata da Inter e Milan è rimasta l’unica offerta per l’acquisto dello stadio di San Siro e delle aree vicine al “Meazza”. Il Comune di Milano lo ha comunicato, alla mezzanotte del 30 aprile, alla scadenza dell’avviso pubblico per la raccolta di manifestazioni d’interesse. Un esito prevedibile, dal momento che la finestra è rimasta aperta per poche settimane. Ora proseguiranno i lavori della Conferenza dei servizi, già iniziati quando potevano arrivare anche altre proposte. Il fronte di chi si oppone ai piani dei due club e a come la giunta comunale sta gestendo la vicenda tenta ancora di interrompere il percorso avviato. Oggi il comitato Sì Meazza, dopo aver già fatto un esposto alla Procura, ha inviato alla Corte dei conti una segnalazione perché indaghi per danno erariale, chiamando in causa il Comune. Luigi Corbani del comitato Sì Meazza spiega perché ha depositato questa segnalazione.

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    1) Gaza senza cibo da due mesi. Il blocco israeliano agli aiuti continua indisturbato mentre la fame dilaga tra la popolazione. Nella notte colpita con droni la nave della Freedom Flotilla, che voleva portare aiuti nella striscia. (Sami Abu Omar, Simone Zambrin - Freedom Flotilla) 2) Guerra in Ucraina. Secondo le Nazioni Unite la situazione lungo il fronte è peggiorata da quando sono iniziati i negoziati per il cessate il fuoco. In esteri la testimonianza da Sumy. 3) Germania, i servizi segreti classificano Afd come partito estremista. I leader del partito rispondono: azione politica, ci difenderemo. (Alessandro Ricci) 4) L’effetto Trump sulle elezioni nel pacifico. Domani Australia e Singapore al voto. In entrambi i casi i dazi americani hanno ribaltato i sondaggi. (Lorenzo Lamperti) 5) Mondialità. La partita sul clima si gioca tra Usa e Cina. (Alfredo Somoza)

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