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Moro, via Fani e quella verità di comodo che bisogna superare

Il 16 marzo 1978 le Brigate Rosse rapivano il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro a Roma, in via Mario Fani, e uccidevano gli agenti della sua scorta. Moro verrà ritrovato cadavere il successivo 9 maggio nel bagagliaio di un’auto in via Caetani.

A quarant’anni dai fatti, alcuni aspetti del sequestro non sono ancora stati chiariti. Anzi, l’ultima commissione parlamentare d’inchiesta nella sua relazione finale ha sostenuto che quella che conosciamo è una verità di comodo. Una versione ”dicibile”. Una verità parziale, comoda sia per lo Stato che per i brigatisti. In tanti sono venuti a dirci che su Moro ormai si sa tutto, scrivono i commissari, e invece di cose nuove ne son saltate fuori eccome.

Tra gli anni 80 e 90 si voleva voltare rapidamente pagina rispetto alla stagione del terrorismo, dice la Commissione, e per di più i due brigatisti Valerio Morucci e Adriana Faranda avevano imboccato la strada della dissociazione. Questo ha portato a dare per buona una versione che oggi si ritiene non soddisfacente.

Dall’inchiesta parlamentare sono emersi alcuni elementi nuovi. E’ stata individuata ad esempio una palazzina nel quartiere romano della Balduina, di proprietà dello Ior, la banca vaticana, in cui risulta si sia nascosto per un po’ uno dei carcerieri di Moro, Prospero Gallinari. In quella palazzina potrebbe addirittura essere stato nascosto l’ostaggio. Ancora: rispetto all’uccisione di Moro, i rilievi del Ris Carabinieri fatti di recente dicono che non è possibile che sia stato ammazzato come hanno sempre raccontato i brigatisti, nel bagagliaio della Renault 4, perché il garage dove l’auto si trovava era così piccolo che non si poteva nemmeno aprire del tutto il portellone.

Ma soprattutto, Moro si poteva salvare, se si fosse dato retta a informative giunte dai servizi mediorientali in cui il presidente della DC veniva segnalato come obiettivo di un prossimo attentato. E se si fossero letti con più attenzione i documenti programmatici delle BR. La Commissione conclude che non è trattato solo di disattenzione, ma che negli apparati dello Stato qualcuno non ha voluto vedere.

Se queste novità avranno anche un valore giudiziario lo stabiliranno i magistrati di Roma: la Procura ha infatti acquisto la relazione parlamentare.

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    Redazione
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