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I nuovi clochard: con il lavoro, senza la casa

In Europa sono in forte aumento le persone senza casa. Barboni, clochard, homeless, chiamateli come vi pare: la sostanza non cambia. Di romantico c’è poco o niente. Per qualcuno che, forse, sceglie questa vita, c’è un esercito di poveri che una casa non se la può permettere. Aumenti a due cifre, anche in paesi mediamente ricchi, e con tradizione consolidate di welfare: Danimarca +85%; Belgio + 34%; Olanda +50%. In Italia l’aumento è tra i più bassi, “solo” del 10%. Sta emergendo una nuova tipologia di clochard: il “lavoratore senza dimora”. Persone che un lavoro ce l’hanno. Ma non gli basta.

Cristina Avonto è la presidente della  Federazione italiana organismi per le persone senza dimora, attiva dal 1985 e parte della Federazione europea che riunisce le associazioni nazionali.

“Sicuramente c’è in Europa un innalzamento nel numero delle persone senza dimora come tendenza generale. C’è però anche un problema di rilevazione statistica. In Italia ad esempio gli ultimi dati ufficiali sono quelli dell’indagine Istat che abbiamo realizzato insieme al ministero del lavoro nel 2014. Noi poi facciamo costantemente un monitoraggio attraverso le nostre associazioni. Da questo monitoraggio rileviamo un leggero aumento: circa il 10% in più negli ultimi 3 anni. Un dato tutto sommato confortante rispetto ad altri paesi europei”.

Perché in Europa aumentano i senza dimora?

“C’è stata una tendenza in molti paesi a puntare su politiche attive del lavoro molto legati a valorizzare alte competenze. Una tendenza in atto in tutta Europa verso la quale noi siamo molto critici. La Commissione europea ha indirizzato gli investimenti dei suoi fondi o su una base di pura beneficenza (beni materiali, coperte, vestiti, cibo) oppure su politiche molto distanti di alte competenze rispetto alla possibilità di reinserimento nel mondo del lavoro. Tutto quello che sta in mezzo sa questi due estremi non è stato considerato. In questo modo si lascia indietro, si marginalizza tutta una fascia di popolazione che non riesce a stare dentro queste richieste”.

Quali strumenti concreti mette a disposizione Bruxelles?

“Esistono dei fondi stanziati che poi ogni stato gestisce a proprio modo. E su questo esiste una grandissima difformità. L’attenzione nei vari paesi si è concentrata però sulle erogazioni a livello di beneficenza, che quindi non sono legate a politiche attive per favorire il reinserimento sociale”.

E in Italia?

“L’Italia da questo punto di vista ha fatto uno scelta molto positiva. Quella di legare due fondi: da una parte per le politiche attive, di sostegno attivo al reinserimento, anche in chiave abitativa; dall’altra per gli aiuti materiali immediati. Quindi, abbiamo due fondi che lavorano insieme, legando questi due fondamentali aspetti”.

L’aumento dei senza dimora è legato all’aumento delle disuguaglianze sociali?

“Sicuramente sì. C’è un grandissimo aumento. Oltre ai cronici, che restano i strada per molti anni, ci sono quelli che definirei lavoratori intermittenti. Quindi lavoratori occasionali, a bassissimo reddito, che non risultano nemmeno nelle statistiche dei disoccupati. Lavorano per pochissimi giorni all’anno e con un reddito talmente basso che non permette loro di mantenere una condizione stabile di vita”.

Chi sono i nuovo clochard?

“Ci sono sicuramente le donne, in particolare donne vittime di violenza famigliare. Sono in grandissimo aumento nella popolazione che vive per strada. E poi c’è un aumento dei giovani. Sono dati che certamente legano il fenomeno all’aumento delle disuguaglianze sociali soprattutto delle capacità reddituali, la possibilità di mantenere il proprio reddito di vita costante nel tempo e a un livello sufficiente per potere mantenere una stabilità. Quindi, lavoratori senza dimora, lavoratori che non riescono a permettersi una stabilità abitativa”.

  • Autore articolo
    Alessandro Principe
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    “Quelle che arrivano dalla maggioranza sono delle sciocchezze, che sarebbero grottesche se non fossero pericolose perché tradiscono una chiara volontà di creare un clima di paura e di allarme, criminalizzando tutta la galassia dell’opposizione”. Così Benedetta Tobagi, intervistata da Luigi Ambrosio all'Orizzonte delle Venti, sui reiterati attacchi del Governo alle opposizioni accusate di fomentare la violenza. “Anche per ciò che porto nel mio nome, l’Italia ha nella sua storia una sinistra antifascista e democratica che non è mai stata violenta. Figure come mio padre e Aldo Moro sono state colpite addirittura dal terrorismo di sinistra. Questa è la storia che vergognosamente Meloni, Tajani e Salvini non riconoscono e che, invece, deve essere la nostra forza”.

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    In diretta dall'Ucraina Sabato Angieri ci racconta delle profonde differenze che ormai segnano il paese tra territori in guerra e retrovie, di chi non vuole andarsene nonostante la guerra abbia distrutto spazi e vite e di come il fronte insista da due anni sugli stessi campi. Gianpaolo Scarante, docente all'Università di Padova ed ex-diplomatico analizza lo scontro verbale tra Russia e Nato e invoca il ritorno della ragione per evitare una escalation dei fatti. Emanuele Valenti ci aggiorna sull'entrata dei carri armati a Gaza City dopo giorni di bombardamenti mirati a distruggere tutti i palazzi principali della città per forzare la popolazione ad andarsene. Ma la popolazione non ha nessun posto dove andare. E anche chi avrebbe un visto di studio in Italia non riesce a uscire dall'inferno della Striscia lo raccontano le voci di alcuni degli studenti palestinesi che hanno vinto una borsa di studio nelle università italiane. Molti di loro hanno diffuso appelli sui social per chiedere di fare pressione sulle autorità italiane affinché organizzino la loro evacuazione immediata. Sentiamo le loro voci e ci spiega come stanno, chi sono e perché non si riesce ad aprire un corridoio umanitario per loro Stefano Simonetta, Prorettore ai Servizi agli Studenti e al Diritto allo Studio della Università Statale di Milano.

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