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Abdoulaye Konaté: “Distruggerli. Non capiscono altra lingua”

Abdoulaye Konaté è un artista maliano, direttore del Conservatoire des Arts et Multimedia a Bamako. Ospite degli studi di Radio Popolare, gli abbiamo fatto alcune domande sulla minaccia del terrorismo islamico nel suo Paese.

Che presenza è quella jihadista in Mali?

Il Mali è in una posizione geografica molto pericolosa, fra il mondo arabo-islamico e l’Africa nera. Noi siamo il tampone, quindi è lo spazio di predilezione per veicolare un’ideologia estremista di quel genere. Il Mali ha conosciuto molti secoli di religione islamica, ma – non bisogna avere a paura a dirlo – ci sono paesi arabi che hanno molto denaro, che hanno i petrodollari, che si sono infiltrati nei nostri paesi fragili, con il loro sistema di insegnamento, il sistema delle scuole islamiche, la radicalizzazione dei giovani, giovani disoccupati, che non hanno niente da perdere. E’ questa infiltrazione il più grosso pericolo per la società, perché loro non preparano solo dei giovani che poi arrivano dall’esterno, ma preparano dei giovani che sono all’interno dei nostri paesi, nelle nostre famiglie”.

Che cosa potrebbe e dovrebbe fare l’Europa ?

Non si tratta solo dell’Europa. Con questi jihadisti non ci sono possibilità di discussione. Come esseri umani è difficile da dire ma bisogna sterminarli, un po’ alla volta bisogna sradicarli. Il mondo ha vinto la seconda guerra mondiale, e sono assolutamente sicuro che vinceremo contro questi estremismi fanatici. Non è solo questione di quello che l’Europa può fare in Africa: loro sono anche in Europa, sono nelle nostre famiglie in Europa. Quando si considerano gli attentati, le classi di età che sono coinvolte in questi attacchi, sono dei giovani. Se parlano di Paradiso, perché non vanno in paradiso loro, tanto per cominciare ? Perché mandano i nostri giovani in paradiso? Ci vadano loro, e ci lascino in pace. Credo che tutta l’umanità debba lottare contro questo, e sterminarli, non credo che ci sia altra soluzione. Per loro noi siamo in errore, siamo degli storditi, e non ci vogliono dare ascolto, non vogliono discutere. La sola soluzione è solo di sterminarli. Sono umano, ma si tratta di forze che capiscono solo questo linguaggio”.

  • Autore articolo
    Tiziana Ricci
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    Il pomeriggio del 3 gennaio del 2021 il corpo di un ragazzo di 28 anni viene trovato senza vita all'interno di una fabbrica in provincia di Varese. Impiccato con la sua stessa cintura a un macchinario usato per riciclare vetro. La notte prima era stato rincorso per tre ore da 14 carabinieri tra le province di Milano, Como, Varese e Monza. Il ragazzo si chiama Simone Mattarelli. "Simone" è un podcast scritto, prodotto e finanziato da Stefano Vergine. È disponibile gratuitamente anche sulle principali piattaforme audio e su YouTube. Per segnalazioni: https://www.instagram.com/stefano.vergine/

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    Italia-Libia: altri tre anni di diritti umani violati

    Oggi si rinnova automaticamente il memorandum tra Italia e Libia sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all'immigrazione illegale e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere. In pratica l'accordo tra i due Paesi per evitare che arrivino in Italia migranti dall'Africa, anche se così non è. La Libia è uno dei Paesi dove più di altri viene negato il rispetto dei diritti umani, con i migranti torturati e richiusi in lager. Il tacito prolungamento dell'accordo è previsto dall'articolo 8 del memorandum che dice che l'accordo non può essere disdetto se non viene dato un preavviso scritto di almeno tre mesi. Oggi sarebbe stato l'ultimo giorno utile e così dal 2 febbario 2026 continuerà a essere in vigore per i prossimi tre anni. Nel silenzio del governo e nello sdegno delle associazioni umanitarie, uniche a denunciare la vergogna di un accordo che convalida pratiche inumane nei confronti dei migranti. Ascolta l'intervista di Alessandro Braga a Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia.

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    Giocare col fuoco: storie, canzoni, poesie di e con Fabrizio Coppola Un contenitore di musica e letteratura senza alcuna preclusione di genere, né musicale né letterario. Ci muoveremo seguendo i percorsi segreti che legano le opere l’una all’altra, come a unire una serie di puntini immaginari su una mappa del tesoro. Memoir e saggi, fiction e non fiction, poesia (moltissima poesia), musica classica, folk, pop e r’n’r, mescolati insieme per provare a rimettere a fuoco la centralità dell’esperienza umana e del racconto che siamo in grado di farne.

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