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Macron Le Pen e il “ballottante ombra” Mélenchon

Un voto per difendere la democrazia. E’ la posta in gioco nel ballottaggio presidenziale francese di domenica prossima. Da un lato Emmanuel Macron (il centrista liberale, europeista), dall’altro Marine Le Pen (la neofascista nazionalista).

Il voto contro Le Pen, qualunque siano le convinzioni su Macron, sarà un voto contro “il più grande di tutti i pericoli”, ha scritto oggi il direttore di Le Monde Jerome Fenoglio. Si tratta, sostiene Fenoglio, “dell’irruzione, nel cuore della democrazia francese, della brutalità e della doppiezza della tradizione politica, e familiare, che incarna Marine Le Pen”.

Edwy Plenel, ex caporedattore di Le Monde, oggi direttore di Mediapart (sito francese di informazione e giornalismo investigativo) ha motivato il suo voto per Macron con queste parole: “Per noi non sarà un voto per approvare il programma di Macron, ma per difendere la democrazia come spazio di libera contestazione, anche delle politiche del candidato di En Marche!. Con l’estrema destra identitaria e autoritaria, invece, sarebbe certa la rimessa in discussione di questo diritto fondamentale”.

Memos oggi ha ospitato Paolo Franchi, giornalista ed editorialista del Corriere della Sera, che quattro giorni fa ha scritto di Jean-Luc Mélenchon e del suo ruolo decisivo nel contenimento dell’avanzata di Le Pen al primo turno. Oggi il leader della sinistra francese rappresenta una sorta di “candidato ombra” del ballottaggio presidenziale francese.

I voti di “France insoumise” sono infatti importanti – chissà quanto determinanti – per la sconfitta di Le Pen. Resta però l’incertezza su come si comporterà al secondo turno l’elettorato di sinistra, che non ha avuto da Mélenchon l’indicazione chiara di votare per Macron. Un’incertezza che per lo storico Piero Bevilacqua, ospite oggi a Memos, andrebbe risolta con un voto a Macron. «Lo farei, anche malvolentieri – dice Bevilacqua – perché se vincesse Le Pen tutti i movimenti di destra, xenofobi, in Europa riceverebbero un incoraggiamento. Ci sarebbero conseguenze imprevedibili».

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    Raffaele Liguori
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