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Mia cara Olympe

Il dibattito sì: elogio della discussione argomentata

Una (bella) aula dell’Università di Pavia, due team che discutono una mozione – pro e contro – un pubblico attento che fa domande, interviene e vota, all’inizio e poi alla fine della discussione,  per decidere l’argomentazione più convincente. Insomma, in tempi di opinioni urlate, polarizzate, poco informate, una boccata di ossigeno.

Ed è così – con la sensazione di una boccata di ossigeno e avendo capito più cose di quante ne sapessi all’inizio e assicuro che avevo studiato – che sono tornata a casa dopo aver partecipato come speaker ad uno dei dibattiti del ciclo ‘Fluidi’  organizzato dalla Società dei dibattiti pavese, un’associazione nata da studenti e docenti che dal 2019 promuove il pensiero critico, ispirandosi alla Debating Society della Oxford Union e alla versione didattica sperimentata da Ian Carter, docente di Filosofia Politica a Pavia. La mozione del nostro dibattito  – “Il consenso è sufficiente perché una relazione sessuale sia etica” – mette i piedi nel piatto di una questione di grande attualità – dal Metoo alla legge spagnola ‘Solo sì es sì” al recente pronunciamento del parlamento europeo – e di altrettanta complessità. E  direi che il dibattito ha rispecchiato la problematicità della mozione con il concorso di un pubblico che ha anche posto questioni ulteriori rispetto a quelle proposte dai team e alla fine ha concluso che il consenso è certo una misura necessaria per un sesso etico ma non sufficiente, perché – lo dico in breve – vanno tenute in considerazione le molte variabili – strutturali e individuali, dalle aspettative di genere agli stereotipi  – che in quel consenso hanno un ruolo.

Riprendendomi dalla  piacevole fatica del dibattito – né prepararlo né parteciparvi è semplice e, per esempio, il mio team ha miseramente fallito sul rispetto dei tempi che è rigidissimo-  mi sono imbattuta in questo articolo di Alessio Marchionna su Internazionale: nel momento in cui nelle università americane divampano le proteste contro la guerra a Gaza, con arresti, polizia nei campus eccetera, nel momento in cui, come ha scritto Zadie Smith sul New Yorker, il linguaggio e la retorica sono – come lo sono sempre stati quando si parla di Israele e Palestina – armi di distruzione di massa, da qualche parte si riesce ancora a discutere. E proprio come, nel senso del metodo, abbiamo fatto a Pavia. Steven David, docente di relazioni internazionali, tiene alla Johns Hopkins university di Baltimora un corso, che si intitola “Israele ha un futuro?”: facile capire  quanto sia utile adesso e quanto la discussione strutturata e informata che lì avviene sotto la sua guida chieda a ciascuno di sostenere l’argomentazione in maniera dialettica e informata, rispondendo alle obiezioni degli altri. “Dico sempre che non è una questione di giusto e sbagliato, ma di argomenti buoni e argomenti cattivi. E mi aspetto che sostengano le loro affermazioni con letture e discussioni per rafforzare i loro punti di vista”, dice David. Chi ha partecipato al corso che è arrivato all’oggi e alla domanda sulla reazione di Israele al  massacro del 7 ottobre ha raccontato di essere uscito con posizioni, oltre che più informate, anche più sfumate e problematiche sull’intera questione convinto che non esistono superiorità morali da sbandierare e con una maggiore insofferenza verso gli integralismi di entrambe le parti. Da qualche parte insomma e ciò consola in tempi così difficili  si depongono le armi di guerra, anche retoriche, si abbandonano gli slogan e le parole d’ordine troppo facili e ci si siede a ragionare: piccoli semi che speriamo germoglino o almeno resistano.

 

 

 

 

 

 

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

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La scuola non serve a nulla

…e come usare l’Intelligenza Artificiale a scuola? – 2

Qualche spunto...

Come fatto altre volte su questo blog, ho diviso in più articoli (stavolta, in due) un pezzo che mi è venuto troppo lungo per presentarlo come uscita unica. Indi per cui…

La volta scorsa vi raccontavo un po’ ciò che penso dell’uso dell’AI a scuola e di quanto sarebbe utile un approccio consapevole a questo dispositivo. E per far ciò, di quanto sia importante capire ciò che è più opportuno chiedere all’AI, e ciò che è meglio non farle fare, perché ancora non è cosa sua (e quindi: quelle robe lì toccherà farle, ancora per molto, a noi umani). Qui il precedente articolo, nel caso: in sostanza, agli alunni in classe, avevo anticipato l’idea di mettere “in competizione poetica” l’Intelligenza Artificiale con dei geni riconosciuti della nostra letteratura, di modo che i ragazzi potessero così verificare lo scarto, il “Delta di creatività” tra questi letterati e quello di ChatGpt, ma non solo.

Iniziamo. Con schermata di ChatGpt proiettata ai ragazzi, ho chiesto al Computer di scrivere una poesia, fornendo nel prompt informazioni minuziosissime su un certo testo poetico già esistente e ben noto (parafrasi dettagliata, trama, stile, lessico, atmosfera…). Come primo esempio da condividere, ho usato “A Zacinto” di Foscolo, con questa richiesta:

-Io: -“ChatGPT, potresti scrivere un sonetto di endecasillabi (di due quartine più due terzine), nello stile del poeta Ugo Foscolo? Il sonetto deve avere un linguaggio epico, in stile neoclassico; deve citare elementi mitologici ed essere costruito con numerosi enjembements, in un unico periodo sintattico nelle prime due quartine e prima terzina. Deve parlare di Zacinto (la terra natale del poeta), deve raccontare come egli ci passò la fanciullezza; deve descrivere l’isola, situata nel mar greco, dalle cui acque nacque Venere, che rese fertili quelle isole con il suo sorriso. Deve parlare anche di Omero, che cantò queste isole e questo mare, e dell’esilio di Ulisse, bello, famoso e sventurato. Il sonetto deve chiudersi con una profezia: il poeta sa che, diversamente da Ulisse, lui non tornerà mai più in patria, per cui Zacinto potrà avere solo questo canto, del poeta, e non il corpo, perché morirà in esilio”

– ChatGPT: – Certo, ecco qui:

“Tra l’onde dolci del mar di Grecia,

ove Zacinto posa e si distende,

la mia fanciullezza passò lieve,

tra colli ombrosi e l’antica brezza.

Venere sorrise alle acque feconde,

dalle quali nacque Zacinto, amata,

e la Musa danza su questa terra,

sotto il cielo azzurro che il mare chiude.

Omero, il sommo cantor, narrò

di Ulisse, errante tra scogli e stelle,

il saggio eroe, famoso e sventurato.

Ulisse, esule in terre remote,

la profezia mi sussurra il destino:

Zacinto, avrai solo il canto mio.” 

– Io: “Grazie, però mancano le rime: la fine di ogni verso deve rimare secondo lo schema: ABBA, ABBA, CDE, CED. Potresti riscrivermelo rispettando questo schema?

ChatGPT: – Certo, ecco qui:

“Tra l’onde dolci del mar di Grecia (A)

ove Zacinto posa e si distende (B)

la fanciullezza mia passò lieta (B)

tra colli ombrosi e l’antica brezza. (A)

Venere sorrise alle acque feconde, (A)

da cui Zacinto, amata, sorse al cielo. (B)

La Musa danza su questa terra, (B)

sotto il cielo azzurro che il mare chiude. (A)

Omero, il cantor sublime, narrò (C)

di Ulisse, errante tra scogli e stelle, (D)

il saggio eroe, famoso e sventurato. (E)

Ulisse, esule in terre remote, (C)

la profezia mi sussurra il destino: (D)

Zacinto, avrai solo il canto mio. (E)

Al di là del risultato, ai ragazzi ho fatto notare che…  “Capito, ragazzi? ChatGpt fa un po’ come avrebbe fatto qualcuno di voi (non potevo dire “come un qualunque alunno paraculo”): ricopia la stessa poesia limitandosi a aggiungere a fine verso soltanto le lettere dello schema metrico di rime”.

Comunque, a questo punto, dopo il mio esempio su Foscolo, toccava agli alunni: ho quindi proposto loro di fare lo stesso per altre liriche studiate (scegliendo, ovvio, tra quelle brevi: chi “L’Infinito”, chi “Tanto gentile e tanto onesta pare”, chi “Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia”, ecc.); divisi in coppie, hanno chiesto a ChatGpt proprio di scrivere una poesia “sul modello di…”. Il punto è che pure loro, nel prompt, dovevano fornire informazioni quanto più precise possibili su quella determinata poesia (di nuovo: metrica, parafrasi, stile, ecc.), affinché la macchina potesse lavorare adeguatamente. Insomma, la valenza didattica dell’esercizio credo stia qui: per formulare il prompt, i ragazzi devono conoscere a menadito (o andarsi a ripassare) le caratteristiche del testo e del poeta in questione.

Una volta poi che la macchina tira fuori le varie proposte, che ce ne facciamo? Le possibilità sono tante: discutere sui (deludenti) risultati dell’AI se paragonati a quelli di (alcuni) umani; provare a definire in cosa la macchina “ci ha preso” e in cosa no; ma soprattutto, fare esperienza di come, se si ripropone più volte la richiesta a ChatGpt, con un prompt via via sempre più preciso (e quindi, con l’alunno che mi diventa sempre più esperto di quell’autore lì), l’effetto mimetico è sempre più apprezzabile.

Dopo questo esperimento in classe, vediamolo ora alle prese con una prova di “parodia” (questa volta, tutta mia, a casa, non in classe):

Io:

“ChatGpt, ora invece potresti scrivere una poesia che sia una parodia delle liriche di Giovanni Pascoli e della sua poetica? Dovrebbe imitarne il linguaggio, ma anche prenderlo in giro, sbeffeggiarlo, ingigantendone le caratteristiche peculiari, e cioè: onomatopee, lessico che ha a che fare con campagna, piante, fiori, animali e agricoltura. Ma anche i toni soffusi, sfumati, tipici della poesia di Pascoli. Tutto deve essere immerso in un’ambientazione di mistero. Il risultato dovrebbe essere comico o umoristico”.

ChatGPT:

Certo, ecco qui:

“Tra l’erba che sussurra e il chicchirìo,

Pascoli, coi fiori, faceva lo stravagante filo.

Mugghiavan mucche, un banale respiro,

mentre lui, in versi contorti, cercava l’arcano tiro.

Oh, l’odore di letame e galli che si destan,

Pascoli, l’agricoltore dei desideri, s’illudevan.

Con parole di campagna, costruiva un teatro,

tra steli di grano e un cielo d’inquieto rancore.

Nelle sue rime, un chiasso di zampilli e frullii,

Pascoli, il poeta dell’eccesso, ci cascava nei grilli.

Ogni sillaba un sospiro, un seme impazzito,

nella sua testa, un campo di parole sbiadito.

Pascoli, Pascoli, incantator di stelle,

tra uccelli e piante, col suo sguardo in quelle.

Ma nella sua sinfonia sfocata di consonanti,

io rido, tra il mistero e il riso dei suoi amanti.

Nel suo gioco di luci e tentazioni,

Pascoli, il coltivatore di suggestioni,

Ma io, nella farsa che si dipinge,

colgo l’eco dei suoi desideri, tra umor e capriccio”

 

Qualcosa è carina, ok, e la salviamo. Ma anche qui volevo proporvi un confronto con l’umano: nelle foto, la parodia della poesia di Giovanni Pascoli realizzata da quel genio di Luciano Folgore

Per tirar qualche conclusione: credo che tutto questo spieghi bene (non solo ai miei alunni), quanto sostiene Bill Gates, e cioè che la differenza principale tra noi e l’Intelligenza Artificiale è che “L’AI fa pochissimo avendo a disposizione tutte le informazioni; noi invece riusciamo a volte a fare moltissimo avendone a disposizione un numero limitato”. E il punto è proprio lì: capire i benefici che possono arrivare a tutti aumentando il numero di informazioni sempre disponibili…

E voi? Che tipo di esperimenti fate con l’AI nelle vostre classi?

 

Che ne pensate? Per qualunque cosa vogliate dirmi riguardo ai miei articoli su questo Blog, dagli apprezzamenti, ai consigli, alle critiche fino agli insulti (questi ultimi però purché formulati rigorosamente in lingue antiche), scrivete a: antonellotaurino1@gmail.com .

 

 

  • Antonello Taurino

    Docente, attore, comico, formatore: in confronto a lui, Don Chisciotte è uno pratico. Nato a Lecce, laurea in Lettere e diploma in Conservatorio, nel 2005 si trasferisce a Milano. Consegue il Diploma di attore nel Master triennale SAT 2005-2008 del M° J. Alschitz e partecipa a Zelig dal 2003 al 2019. Si esibisce anche inglese all’estero con il suo spettacolo di Stand-up, Comedian. Attualmente è in tournèe con i suoi spettacoli (non tutti la stessa sera): Miles Gloriosus (2011), Trovata una Sega! (2014), La Scuola non serve a nulla (2016) e Sono bravo con la lingua (2020). La mattina si diverte ancora tanto ad insegnare alle Medie. Non prende mai gli ascensori.

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L'Ambrosiano

Abitudini pericolose

Ci stiamo abituando alla guerra. Putin fa manovre con l’atomica; ci consoliamo: solo armi nucleari tattiche! E Hiroshima? Nel 25 sono 80 anni. E noi? S’aspetta gli Usa. Conte è amletico: Biden o Trump? Sulla scheda: pace.

Ci stiamo abituando ai morti sul lavoro: basterebbero pochi milioni per gli ispettori; ma il Governo straspende per difenderci dai migranti, quasi loro fossero il problema, non sicurezza, subappalti, caporalato, paghe minime.

Ci stiamo abituando a riforme tipo premierato e autonomia, tombe per democrazia e giustizia sociale. Annunci, diche chi sa. Ma Meloni è già “sola al comando” e i Tg rassicurano: all’estero ci rispettano (che eco strana). E se la Rai ha il sindacato giallo ci s’informa con lo smartphone. Siam sempre più sudditi (digitale e Stato autoritario) che cittadini. E non si va a votare.

Ci stiamo abituando a non curaci o ad andare dai privati sborsando per ciò che ci spetterebbe. Per chi governa è uguale chi paga le tasse (e finanzia il SSN) e chi evade (ruba a tutti). Le tasse son “pizzo di Stato” (Giorgia).

Ci stiamo abituando a ministri che non si dimettono nonostante i magistrati li vogliano portare in giudizio per truffa ai danni dello Stato. «Scelta personale dimettersi»: è l’etica pubblica della maggioranza. Mo’ arrivano anche i Governatori. Tangentopoli? La storia è fumo negli occhi a destra; il motto: guardare avanti! A furia di rimozioni finiranno per abituarci all’idea del duce statista (Vannacci, quello dei disabili) e della Liberazione merito dei repubblichini: eran dalla parte sbagliata e perdendo consentirono la Costituzione antifascista, da cui la libertà a tutti, anche a loro. La revanche.

Ci stiamo abituando alle elezioni con riedizione del mito antico: la Premier usa l’urna per un referendum su di sé: fanciulla-Giorgia-Europa rapita da Zeus sotto sembianze di toro bianco e sarà regina (nel mito per ora). 

Ci stiamo abituando a pericolose abitudini e ad altre di cui non ci si rende conto. Converrebbe porci domande, fare nessi tra piani in apparenza diversi, immaginare alternative. Per reagire all’intossicazione delle abitudini, riscattarsi c’è un mese. Se non ora, quando dicevano le donne poco tempo fa.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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L'Ambrosiano

Lavoro, Europa, inerzia

La sincronicità 1° maggio e presentazione liste per le europee induce a riepilogare le ragioni d’un voto e rianimare l’inerzia di Cacciari nei consensi verso il Pd. Il faro è un’Europa fondata sul lavoro, come dice la nostra Costituzione antifascista ripresa nella Dichiarazione universale dei Diritti, (“non sullo sfruttamento!”, Landini). Lavoro è umanità, responsabilità, dignità, solidarietà, fratellanza; esige negoziazione e concertazione, privato e pubblico tesi al bene comune; è esercizio di democrazia in luoghi dove donne e uomini prestano la propria opera, in rappresentanze sindacali, associazioni professionali di categoria Ordini, Enti locali, parlamenti nazionali, istituzioni comunitarie, consessi internazionali. Il lavoro è per la persona se ci sono: moralità (con retribuzioni orarie di 0,98 centesimi dovrebbe arrossire chi governa che non vigila e i partiti che chiedono salario minimo ma poi non riescono a trovare forme per farlo passare); sicurezza (basta insufficienze nei controlli: un morto ogni 6 ore!); salubrità dei luoghi (caso Di Mare punta d’iceberg di migliaia di casi non riconosciuti); sanità pubblica (non si curano più lavoratori, pensionati, inattivi, immigrati; lo smantellamento in Italia è dissennato: timida e frustrante la sinistra che si lamenta ma non ha soluzioni praticabili); welfare (tutela delle donne in dignità e retribuzione oltreché per il doppio ruolo lavoratrici-mamme); riforme dell’organizzazione (vedi iniziative spagnole). L’altra faccia del lavoro è che ci sia, le persone vengano formate, si svolga nella pace conquistata dalla Liberazione dai nazifascisti. Son motivi che rendono indispensabili Europa e parlamentari che guardino oltre pretese nazionalistiche di potere (premierato) per: politiche economiche tra i colossi Usa e Cina (leggi Prodi e Draghi); fiscalità equa (intollerabile concorrenza tra Stati in sgravi a imprese se migrano da un Paese all’altro; condannabili meloniani no a tasse su extraprofitti e sì a condoni); scuola pubblica inclusiva, dall’infanzia all’università; immigrati lavoratori trattati “come noi”. Può far sorridere oggi leggere che «Il poeta è un operaio» (Majakovskij 1917). Ma se non si vota anche per i sogni vincono i sovranisti.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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La scuola non serve a nulla

…e come usare l’Intelligenza Artificiale a scuola? – 1

Qualche spunto

Ultimamente sto seguendo un po’ di corsi sull’uso dell’intelligenza artificiale nella didattica e a scuola in generale. Niente di straordinario: provo solo a stare al passo con lo strumento che più di tutti rivoluzionerà il modo di insegnare e l’approccio alle attività scolastiche nei prossimi anni. Una roba faticosa, lo so; ma bisognerebbe farlo tutti, se vogliamo costruire una scuola di domani che non sia peggio di quella di oggi.

Personalmente, non credo che l’AI, o ChatGpt (il chatbot dell’azienda statunitense OpenAi, al momento il più usato) potranno “distruggere” l’istruzione e la scuola. E però, scorrendo i commenti sulle pagine Social di docenti alle notizia che riguardano l’AI, si resta perplessi per la prevalenza dei toni di apodittica condanna e generale rifiuto, tanto più netti (è evidente, da certi commenti) quanto meno si conoscono questi strumenti. Spia d’una grande paura al riguardo, ma anche di come, su questi argomenti, una fetta non trascurabile di docenti parla solo per sentito dire (le due cose sono banalmente legate: si ha paura di ciò che non si conosce).

Cito un recente esempio, su tutti: i commenti sotto i post relativi all’adozione, in alcune scuole, di “Genia”, un software di Intelligenza Artificiale pensato a scopi didattici. Ecco, in queste pagine è tutto un proliferare di strali semplicemente “contro”, di inspiegabile quanto pigra (quasi mai “romantica”) resistenza a qualunque novità, il tutto oscillante tra il complottismo di “è uno schifo che serve solo per diffondere il pensiero unico e distruggere il pensiero critico, per impedirci di pensare e trasformarci in robot, contro cui ci dobbiamo ribellare” e il fraintendimento di “secondo me la versione di latino è meglio che la facciano i ragazzi da soli, per allenarsi, non che se la facciano fare da ChatGpt” (chi ha mai sostenuto, tra quelli che promuovono l’uso  – neanche “l’uso responsabile”, no, solo “l’uso” – dell’AI a Scuola, che versioni ed equazioni debbano essere fatte dal Computer INVECE che dall’alunno?). Insomma, in altri termini: quanto in basso stiamo spingendo il dibattito, se lo polarizziamo svaccandolo in questi termini?

È davvero un peccato, perché se è poco probabile che nel medio termine l’intelligenza artificiale sostituirà i docenti in carne ossa, è anche per paradosso verosimile che, sul lungo, la possibilità di esserne rimpiazzati potrebbe tanto minore quanto più, noi docenti, saremo formati all’uso consapevole di questi nuovi strumenti tecnologici, imparando a integrarli nella didattica, padroneggiandone le caratteristiche e conoscendone vantaggi e svantaggi.

Però, dai: ci vuole davvero poco a capire che l’AI, se ben usata, può essere molto utile. A patto di rinegoziarne il paradigma percettivo (e in questo potrebbe aiutarci chiamarla “Intelligenza aumentata”, non “artificiale”): vederla cioè come un “esoscheletro cognitivo”, che può velocizzare tantissime operazioni fastidiose e poco creative del nostro lavoro, permettendoci quindi di dedicare più tempo all’aspetto immaginativo (e conseguentemente, essere più creativi, non meno). E se questa cosa vale per noi docenti, perché non dovrebbe valere anche per gli alunni?

Banalmente, ChatGpt può rendere più celere il brainstorming nella ricerca iniziale su un certo progetto; certo, sarebbe tuttavia azzardato affidarle poi il “core” dell’esecuzione o della creazione dello stesso, e non certo per questioni morali, ma perché l’ “AI fa sbagli, però resta comunque utile quando una soluzione parzialmente corretta è comunque buona o utilizzabile, o quando controllare la notizia costa comunque poco tempo”. Ergo: anche l’alunno che cerca semplicemente di prendere da ChatGpt la traduzione di una versione di latino (o la soluzione di un’espressione matematica) non ha la certezza che quel risultato fornito sia giusto. Da aggiungere poi che OpenAI ha recentemente sottoposto il suo Chatbot a dei test che non solo hanno confermano una percentuale di errori ancora importante, ma anche che tale veridicità dipende dalla lingua usata: più corretti, ovviamente, i risultati delle ricerche in inglese (fino all’85%), mentre si scende (anche al 60%) nelle altre lingue, in proporzione a quanto questo idioma è via via meno utilizzato nei corpora di testi presenti su Internet.

Ma al di là dell’esattezza, io poi, a scuola, per provare a far comprendere agli alunni l’importanza di promuoverne un uso responsabile (e quindi, comprendere quali operazioni sarebbe più opportuno affidarle, e quali no), ho affinato una sorta di controprova: appunto, fare esperienza non solo di ciò in cui essa ci può essere di grande aiuto, ma anche in quali settori, l’IA sia, al momento, prosaicamente, ancora una chiavica. Proviamo a precisarlo: in cosa lo è, ineluttabilmente?

Per lo specifico di quanto interessa me, docente di Lettere, azzarderò qui delle risposte, frutto di esperimenti e prove che illustrerò a seguire: l’AI si rivela carente nell’ambito creativo tout court; nell’aspetto “poietico” della produzione verbale, in quello di pura fantasia; nella realizzazione immaginifica di analogie, immagini, non detti; nella proposta di combinazioni inedite di enti preesistenti; nella capacità di costruzione narrativa coerente, nella scarsissima famigliarità con il linguaggio figurato: ecco, in tutto questo (non tanto nella vaghissima scarsa propensione a “esprimere sentimenti”), l’AI ancora per molto non ci sostituirà; e non ne parliamo quando ChatGpt si cimenta con testi umoristici (per quanto ci siano numerose prove, esperimenti e studi, al riguardo). Insomma, ChatGpt al momento scrive ancora “testi brutti”, che non solo “non emozionano e non fanno ridere”, ma non sono neanche intrinsecamente coerenti. Ma come far vedere in maniera evidente tutto ciò ai miei alunni?

Ho chiesto a ChatGpt di “scrivere delle poesie”, ma con l’idea di sfidare i grandi poeti della nostra letteratura. I risultati? Ve li mostro e vi spiego tutto la prossima volta, che se no qui diventa troppo lungo…

 

Che ne pensate? Per qualunque cosa vogliate dirmi riguardo ai miei articoli su questo Blog, dagli apprezzamenti, ai consigli, alle critiche fino agli insulti (questi ultimi però purché formulati rigorosamente in lingue antiche), scrivete a: antonellotaurino1@gmail.com .

 

 

 

  • Antonello Taurino

    Docente, attore, comico, formatore: in confronto a lui, Don Chisciotte è uno pratico. Nato a Lecce, laurea in Lettere e diploma in Conservatorio, nel 2005 si trasferisce a Milano. Consegue il Diploma di attore nel Master triennale SAT 2005-2008 del M° J. Alschitz e partecipa a Zelig dal 2003 al 2019. Si esibisce anche inglese all’estero con il suo spettacolo di Stand-up, Comedian. Attualmente è in tournèe con i suoi spettacoli (non tutti la stessa sera): Miles Gloriosus (2011), Trovata una Sega! (2014), La Scuola non serve a nulla (2016) e Sono bravo con la lingua (2020). La mattina si diverte ancora tanto ad insegnare alle Medie. Non prende mai gli ascensori.

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    Vade retro gay: l'offensiva dei conservatori in Vaticano

    Gli omosessuali? Sono in peccato mortale e la chiesa non deve benedire le coppie gay. Sono parole del cardinale tedesco Gerhard Ludwig Müller, prefetto emerito per la congregazione della dottrina della fede. Il porporato è uno dei punti di riferimento dell’ala più conservatrice in Vaticano, che osteggiò papa Francesco. Müller ha detto anche che aver fatto passare le associazioni cattoliche dalla Porta Santa di San Pietro in occasione del Giubileo è “solo propaganda”. A chi si rivolge il cardinale? Vuole provare a influenzare Papa Leone? Ne abbiamo parlato con il giornalista vaticanista e scrittore Marco Politi, autore di "La rivoluzione incompiuta, la Chiesa dopo Francesco". L'intervista di Alessandro Principe.

    Clip - 17-09-2025

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    Esteri di mercoledì 17/09/2025

    Il giro del mondo in 24 ore. Ideato da Chawki Senouci e in onda dal 6 ottobre 2003. Ogni giorno alle 19 Chawki Senouci e Martina Stefanoni selezionano e raccontano fatti interessanti attraverso rubriche, reportage, interviste e approfondimenti. Il programma combina notizie e stacchi musicali, offrendo una panoramica variegata e coinvolgente degli eventi globali.

    Esteri - 17-09-2025

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    L'Orizzonte di mercoledì 17/09 18:33

    L'Orizzonte è l’appuntamento serale con la redazione di Radio Popolare. Dalle 18 alle 19 i fatti dall’Italia e dal mondo, mentre accadono. Una cronaca in movimento, tra studio, corrispondenze e territorio. Senza copioni e in presa diretta. Un orizzonte che cambia, come le notizie e chi le racconta. Conducono Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro.

    L’Orizzonte - 17-09-2025

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    A Milano arriva il Godai Fest: Rodrigo D'Erasmo, tra gli ideatori, ce l'ha raccontato

    Sabato 20 e domenica 21 settembre al Paolo Pini di Milano si terrà la prima edizione del Godai Fest, il festival multidisciplinare che unisce la musica alle arti performative e visive nato da un’idea del musicista Rodrigo D’Erasmo, del produttore Daniele Tortora e dell’artista visivo Cristiano Carotti per abbattere i recinti di genere e di partecipazione, connettere le arti, sperimentare nuovi linguaggi, ampliare le visioni. L’arte, in tutte le sue declinazioni, sarà protagonista di un viaggio attraverso i 4 elementi della cultura umana (Fuoco, Terra, Acqua, Aria) ai quali si aggiunge, secondo la filosofia orientale, il principio del Vuoto. Ad ogni elemento corrisponde un curatore: Rodrigo D'Erasmo in questa intervista di Elisa Graci e Dario Grande a Volume ci ha presentato il concetto e il programma di questo festival.

    Volume - 17-09-2025

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    Poveri ma belli di mercoledì 17/09/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 17-09-2025

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    Vieni con me di mercoledì 17/09/2025

    Il primo Pride della Valtellina Chiavenna. L'emozione, ha fatto salir la fame! Per merenda: pane burro e acciughe con bollicina,. Poi via si torna a Milano, al Piccolo Salone del Libro Politico al Conchetta. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

    Vieni con me - 17-09-2025

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    In Etiopia inaugurata la diga della discordia

    Il 9 settembre, dopo 14 anni di lavori, l’Etiopia ha inaugurato ufficialmente la Gerd, la Grand Ethiopian Renaissance Dam, il più grande progetto idroelettrico d'Africa, e tra i 20 più grandi al mondo. Da anni la diga è anche causa di tensione con i paesi a valle del Nilo: Sudan e soprattutto Egitto, che temono di vedere ridotte le proprie risorse idriche, anche in considerazione dei sempre più frequenti periodi di siccità. “Questa diga sarà certamente uno degli epicentri di tensione di questa regione nel prossimo futuro” spiega Luca Puddu, docente di storia dell’Africa all'Università di Palermo, al microfono di Sara Milanese. Ascolta l’intervista andata in onda in A come Africa.

    Clip - 17-09-2025

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    Volume di mercoledì 17/09/2025

    Oggi a Volume abbiamo iniziato parlando del Festival Suoni Delle Dolomiti giunto alla sua 30a edizione, ma anche del Godai Fest, evento che si terrà nel weekend al Parco Ex Paolo Pini di Milano e che ci racconta Rodrigo D'Erasmo in qualità di direttore artistico. A seguire segnaliamo il concerto-evento pro Palestina organizzato da Brian Eno che si terrà questa sera a Londra, e concludiamo con il quiz dedicato al cinema, oggi incentrato sul film Il Diavolo Veste Prada del 2006.

    Volume - 17-09-2025

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