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L'Ambrosiano

Meloni, Atena, Aracne

Un antico mito racconta di Aracne giovane donna abilissima nel tessere
e esaltare le sue doti come superiori a quelle degli dei. Atena si traveste da
anziana e va a trovarla consigliandole d’esser consapevole dei limiti della
condizione umana. Aracne, piena di sé, sfida la figlia di Zeus, che non
gradisce e trasforma Aracne in ragno. Continuerà così a tessere ma per la
sopravvivenza sua e degli altri ragni. Con la suggestione dei miti (son storia e
futuro, vette e miserie umane, archetipi di realizzazioni di sé ma anche di
infauste cadute) mi chiedo come, quanto, a che prezzo per Paese, Europa,
relazioni internazionali Meloni e ministri posson proseguire col dispotismo
mostrato sin qui. Simmetricamente mi faccio domande sugli interlocutori del
governo. Prima: quando apriranno gli occhi italiane e italiani che a politiche
e regionali hanno mandato la destra al potere contando le cose cambiassero e
invece si trovano: condoni ai furbi; corporazioni privilegiate; disinvestimenti
su sanità, scuola, servizi, ambiente; scarico di responsabilità su Regioni e
Comuni; beffe a alluvionati; alto costo della vita. Scenderanno in piazza oltre
a firmar leggi popolari via mail? Seconda domanda: se le opposizioni si fan
carico della gravità e lavorano su piani alternativi non solo su
autoreferenzialità e bandiere; se sindacati, intellettuali, media, università,
Chiesa si rendon conto di quanto siano a rischio alcuni diritti. A fine ferie
tocca a Meloni scegliere se non far spallucce a Mattarella (antifascismo,
decreti, migranti), capire che ai flop (boom d’immigrati, collaboratori
indifendibili, alleanze tipo Orban) si rimedia se si ascolta altri. O proseguire
con sicumera, presenzialismo (aiutata da narrazioni compiacenti: i giornalisti
indipendenti dan l’orticaria), ostentandosi tessitrice di rapporti che l’Italia
non avrebbe mai avuto (lo dice lei), rivendicando relazioni pericolose (Vox
& C., autocrati). I miti insegnano che noi siamo Atena e Aracne di noi stessi;
decidiamo di mettere doti per il bene comune o usarle come clava per far
fuori gli altri. Con relative conseguenze. Meloni ha studiato da donna in
carriera politica sin da piccola: dovrebbe saperlo. Allora: ci è o ci fa?

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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L'Ambrosiano

Gesti, basta parole

All’alba 10 agosto 1944 in piazzale Loreto 15 partigiani furono fucilatidal gruppo Oberdan, Legione Ettore Muti della RSI. Fu violenza gratuita; nessun attacco a soldati tedeschi dava alibi a rappresaglie. Si voleva terrorizzare Milano: così finisce chi non è con noi! I militi neri per l’intera giornata costrinsero passanti e abitanti davanti alla pornografia di quella
morte. Persino il prefetto informò il duce: «il modo della fucilazione era stata quanto mai irregolare e contrario alle norme». Involontario spettatore il poeta Franco Loi bambino: «C'erano molti corpi gettati sul marciapiede, contro lo steccato, qualche manifesto di teatro, la Gazzetta del Sorriso, cartelli, banditi!
[…] Attorno, la gente muta, il sole caldo. Quando arrivai a vederli fu come una vertigine: scarpe, mani, braccia, calze sporche; […] ai miei occhi di bambino era una cosa inaudita: uomini gettati sul marciapiede come spazzatura e altri uomini, giovani vestiti di nero». Dopo mesi di falsi storici di Meloni & C. penso sia inutile insistere nel chiedere che FdI riconosca a parole Costituzione antifascista, strage di Bologna neo fascista e sconfessi
gruppi neri fiancheggiatori. Basterebbe che un leader di destra andasse in piazzale Loreto: un fiore, un attestato di storia, voglia di perdono, di riconciliazione. I gesti voltano le pagine. Brandt a Varsavia e il Presidente Steinmeier a Sant’Anna di Stazzema docent. Quasimodo scrisse per i martiri di piazzale Loreto: «Temono / da voi la morte, credendosi vivi. / La nostra
non è guardia di tristezza, / non è veglia di lacrime alle tombe: / la morte non dà ombra quando è vita». I martiri vivono: è l’indigerito che fa assumere alla destra l’arroganza di chi occupa le istituzioni non le governa; si concede tutto (Rai, Cinematografia, alluvionati ignorati, condoni, difesa di indifendibili, collusioni corporative) in ragione dei numeri e di un’Ombra: risentimento, rivalsa, vissuto d’esclusione non elaborato che si compensa con dispotismo e
volantini sulle spiagge (a mano per ora, non da un aereo). Tocca anche alle opposizioni farsi carico del deficit di autocoscienza a destra se amano il Paese e memoria li lega a piazzale Loreto e ai martiri di libertà e democrazia.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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Tra Buddha e Jimi Hendrix

Cinque libri giusti per questa calda estate

Cinque libri per l’estate, cinque compagni di viaggio da segnalarvi per impiegare al meglio quelle ore di relax che, si spera, avrete la possibilità di concedervi in
questo caldo mese di agosto.
Ovviamente a random, non i migliori, non i più nuovi, semplicemente “cose belle” in cui ho avuto la fortuna di imbattermi negli ultimi mesi e che, in un modo o nell’altro, mi fanno pensare a un buon modo per trascorrere i momenti più tranquilli delle vacanze.
Andiamo…
Sarà che al momento in cui scrivo mi trovo nella bella e greca Paestum, tra il mare del Cilento e templi greci da togliere il fiato, ma mi sto leggendo “Socrate” del maestro Luciano De Crescenzo (Mondadori). Il sommo barbuto, raccontato con affetto e ironia, senza pesantezza ma con tanta intelligenza, mi sta regalando del tempo speso bene. E ho pure scoperto che sua moglie Santippe era una rompipalle peggio della mia Daria! Lo trovate per pochi euro, anche in ebook.
Se invece siete in viaggio, viaggio vero, di quelli zaino in spalla e chilometri sotto le scarpe, non posso che consigliarvi “Mondonauta” (AP) della scrittrice e blogger Darinka Montico. Quella pazza scatenata vi racconterà di come si è fatta tutta l’Asia senza prendere aerei e l’Italia in bici per vendere il suo precedente libro, dove raccontava il suo incredibile percorso dalla Sicilia alla Val d’Aosta a piedi. Tra Terzani e un’amazzone indefessa, le pagine di Darinka scivolano via come un mojito offerto sulle rive del Mekong da uno sconosciuto che ha tante storie da raccontare. Non lo troverete in libreria, solo su Amazon o scrivendo all’autrice ma, credetemi, merita sul serio.
A “Music Paranoia” (Il Castello/Chinaski) dell’amico Episch Porzioni mi ci sono approcciato per lavoro ma, vi assicuro, merita tanta attenzione. In un tomone di quasi 500 pagine, l’autore – partendo dai misteri, le leggende e i complotti più o meno veri della storia della musica – spiega come sono nate e si sono divulgate dal Settecento ad oggi le teorie complottiste a livello mondiale e quanto vi abbiamo contribuito i social network. Una lettura illuminante, credetemi sulla parola.
Un’altra interessante scoperta è stata quella di Rocco Pinto e del suo “Viaggi di Carta” (E/O). Rocco, celebre libraio di Torino, ci accompagna in un on the road surreale, dove i protagonisti sono le storie, i libri, e le parole scritte che si fanno anima, cuore e vita.
Chiudo la mia cinquina con “Pizza Mussolini” (Red Star Press) di Marilena Umuhoza Delli, una storia intelligente, ironica e ben scritta su due sorelle vittime del razzismo, la prima per la sua pelle troppo scura nella nostra italietta del motto “io non sono razzista ma…”, la seconda perchè troppo chiara in uno spicchio d’Africa dominato da miseria, pregiudizio e ignoranza. Un libro intelligente e ispirato tot court.

E adesso, sperando di avervi dato spunti utili, vi saluto citando il meraviglioso Socrate di cui parlavamo all’inizio: “Esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l’ignoranza”.
E buona estate a tutti!

  • Federico Traversa

    Genova 1975, si occupa da anni di musica e questioni spirituali. Ha scritto libri e collaborato con molti volti noti della controcultura – Tonino Carotone, Africa Unite, Manu Chao, Ky-Many Marley – senza mai tralasciare le tematiche di quelli che stanno laggiù in fondo alla fila. La sua svolta come uomo e come scrittore è avvenuta grazie all'incontro con il noto prete genovese Don Andrea Gallo, con cui ha firmato due libri di successo. È autore inoltre autore di “Intervista col Buddha”, un manuale (semi) serio sul raggiungimento della serenità mentale grazie all’applicazione psicologica del messaggio primitivo del Buddha. Saltuariamente collabora con la rivista Classic Rock Italia e dal 2017 conduce, sulle frequenze di Radio Popolare Network (insieme a Episch Porzioni), la fortunata trasmissione “Rock is Dead”, da cui è stato tratto l’omonimo libro.

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Mia cara Olympe

La voce restituita delle gelsominaie di Calabria

Quella che qui racconto è una storia antica, di cui quasi non resta memoria, come accade a tante vicende che hanno per protagoniste le donne. Tanto più se donne povere, donne del sud, e di quel sud del sud che è la Calabria.

Storia profumata, vorrebbe la retorica, ma più potenti appaiono altri più concreti elementi che il tempo non ha certo archiviato e che sono materia viva anche del nostro presente: fatica, lavoro sfruttato, paghe misere. Le protagoniste di questa storia sono le gelsominaie, le donne dei paesi della fascia jonica di Reggio Calabria dove, tra gli anni ’40 e ’60, la coltivazione, la raccolta e l’estrazione dell’essenza di gelsomino arrivarono a coprire il 40 per cento del fabbisogno mondiale dell’industria dei profumi intaccando un monopolio che all’epoca era tutto francese. Stagione che poi andò in crisi e si concluse con l’avvento delle molecole sintetiche.

Addette alla raccolta, alle prime luci dell’alba quando il fiore è all’acme del suo profumo, erano appunto le donne e, non di rado, i loro bambini: mani piccole, delicate e veloci, necessarie a staccare i fragili fiori dalla pianta dopo aver intrapreso un lungo cammino, parte a piedi e parte sui camion delle aziende, scendendo dai paesi che era ancora notte fino ai campi sulla costa. A testimoniare la dura vita di queste donne e insieme quella che oggi si definirebbe una storia d’impresa pochissime tracce: il bel reportage Rai del 1957 di Giuseppe Lisi, qualche stralcio di cronaca che dà conto di lotte e una tesi di laurea che racconta tra l’altro come, camminando scalze, le donne fossero talvolta vittime di anchilostomiasi, una malattia da minatori e contadini ormai debellata.

Merito dunque dell’Udi di Reggio Calabria e di Lucia Cara essersi messe sulle tracce delle ultime gelsominaie, averne recuperato le voci e le storie, cucendole con le immagini d’epoca, e restituendo, attraverso contributi preziosi come quello della storica esponente del movimento delle donne reggino Silvana Croce, anche le lotte, gli scioperi  per un salario più equo, l’emancipazione verso un rapporto di lavoro maggiormente contrattualizzato.

Storie dal margine, storie di grande forza, dignità e protagonismo delle donne, sia pure in contesti difficili e poveri, come lo erano, lo sono, le campagne calabresi. Il documentario, visto in una purtroppo accidentata proiezione al Reggio Calabria FilmFest e che merita circolazione e diffusione, ha un titolo che richiama le albe di lavoro nelle campagne joniche: “La rugiada e il sole. Gelsominaie di Calabria” (idea di Lucia Cara, riprese di Katy Gallo e Bruno Cotrupi, interviste di Anna Foti e Paola Suraci,  montaggio di Antonio Melasi e musica di Francesca Prestia). Le donne dell’Udi promettono di non fermarsi a questo primo risultato e stanno chiedendo alle anziane donne delle campagne del reggino di raccontare l’antica sapienza delle erbe. Se c’erano, se ci sono candidate perfette per quella ‘pattumiera della storia’ in cui finiscono spesso le donne e le loro vite,  queste sono certo le braccianti, le gelsominaie, le raccoglitrici di olive. Come si vede nei disegni pieni di lucida ironia di  Jacky Fleming nella sua “La breve storia delle donne” da quella pattumiera si può uscire con l’impegno di altre nel costruire memoria: così è accaduto alle gelsominaie di Calabria.

 

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

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L'Ambrosiano

Bologna, Costituzione, Bibbia. E antifascismo!

Ai funerali di Vittorio Prodi, fratello di Romano, sulla bara son state poste Bibbia e Costituzione. Uno dei figli, don Matteo, nel saluto ha esortato: «Fate figli, fate famiglie numerose e fate politica, perché è il modo più sublime per cambiare il mondo». In pochi giorni Bologna è stata il vertice d’un’altra Italia che c’è ed è radicata: ha solo bisogno di non esser lasciata a dar testimonianza e di trovar qualcuno che le dia voce, occasioni di realizzare idee, progetti, valori professati. L’Emila Romagna ricostruisce nonostante il comportamento scandaloso di Palazzo Chigi: mai un Governo ha trattato una terra colpita da disastri con ostilità, fastidio, taccagneria, silenzio mediatico: il Generale Figliuolo sempre in tv ai tempi del Covid, nominato Commissario dopo lungaggini non s’è più sentito. Bologna dà la cittadinanza a Patrick Zaki e con l’Università fa da sponda nello sventare le mire del circo Meloni & C. pronto ad esibire lo studente graziato e volo di Stato (e a far capire di non esagerare per Regeni: al-Sisi ha il coltello per il manico con l’energia). Il dolore d’una famiglia-simbolo (i Prodi han fatto qualcosa di significativo per il Paese) celebra il ciclo della morte e della vita, ma avverte che il futuro per i giovani è credibile se basato sulla Costituzione: diritti, doveri, equità sociale conquistati con l’antifascismo e, per chi crede, sul vangelo delle Beatitudini (poveri, assetati di giustizia, operatori di pace, miti, afflitti, misericordiosi, perseguitati, puri di cuore). La città il 2 agosto poi ricorda la strage di marca “neofascista” per verità processuale e per Mattarella, non per il Governo che Premier in testa parla di “terrorismo” e di “violenza”. La maggioranza copre e omologa “rossi” e “neri” per bocca di chi si dice una colomba, Tajani: «La lotta è contro il terrorismo tutto, non ho nessun problema a dire terrorismo nazista, neofascista, rosso o di fondamentalismo islamico. Evitiamo di fare polemiche quando si deve parlare di morti». FdI cerca di buttarla in caciara: in una mozione parla di «collegamenti internazionali del terrorismo italiano». Con Bologna l’Italia repubblicana e antifascista non si arrende e non dà la partita per persa tenendo in mano ben alla vista Costituzione e magari Bibbia.

  • Marco Garzonio

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    Le donne nella musica hanno costantemente sfidato difficoltà e infranto barriere, hanno lottato attraverso esperienze potenti e stimolanti e conquiste significative, spesso in un modo fatto e gestito dagli uomini. Le loro vite, le storie complesse, le loro canzoni e le esibizioni hanno contribuito in modo determinante alla storia della musica e all’emancipazione femminile. C'è ancora molta strada da fare per le donne nell'industria musicale, ma è un motivo in più per celebrare le pioniere, le portatrici di cambiamento e le donne che con la loro determinazione, libertà, nonostante le difficoltà e le tragedie e tormenti personali hanno sfidato le aspettative, il sessismo la misoginia e le avversità nel corso della loro carriera musicale. La protagonista di questa puntata è Cat Power. Scritto e condotto da Elisa Graci.

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