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L'Ambrosiano

Irresponsabili e Re nudo

Il primo fu Adamo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». È colpa tua mio Creatore; godo di frutto e compagnia, però non pago il conto. Dagli inizi mitici ne son passate tante ma il popolo degli irresponsabili (uso senza risponderne e contrattacco) è folto. In politica, luogo di suo da scaricabarile, la destra contribuisce a innescare meccanismi proiettivi, difensivo-aggressivi arcaici, un po’ persecutori con code di vittimismo. La democrazia va in blocco. Mancano  fondi? Paghiamo scelleratezze di governi precedenti e Bce. I migranti? Colpa di Ong e sinistra che vuole annacquare l’identità nostra. Si sbandiera il Mattei per l’Africa, si decreta (Cutro e Piantedosi), si fanno accordi con Tunisi: e raddoppiano gli sbarchi? L’Europa non aiuta, commissari italiani vestono la maglietta d’altre nazionali. Anche in costume, modelli di vita, cultura gli irresponsabili spaziano.
Ti molestano o stuprano? Te la sei cercata, uscita in minigonna, accettando drink, credendo di poterti divertire come amici maschi. Muori sul lavoro? Ci hai messo del tuo: pur di non stare a casa (da povero avresti mangiato meglio dei ricchi!) ti massacri di turni, poca sicurezza, paga da fame sotto minaccia delle fila di sfruttati come te pronti a sostituirti; e vorresti il salario minimo? Egoista: faresti abbassare gli altri contratti! Mancano comunicazioni, notizie pubbliche affidabili? È inevitabile: rivendicare diritto all’informazione, trasparenza e conferenze stampa è già avanzare dubbi sul potere, costringerlo a difendersi; cercar la verità? Può esser fango su chi governa, famiglia, sodali, amici degli amici.
Ne i vestiti nuovi dell’imperatore Andersen racconta di imbroglioni che vantano d’avere un tessuto meraviglioso invisibile a stolti e indegni. Il re si fa fare l’abito, che però non esiste; ma la corte e lui non possono ammettere l’inganno. Col vestito che non c’è il sovrano passa tra la folla plaudente: rifiuta anch’essa di riconoscere l’imbroglio. «Il re è nudo», grida un bambino e rompe l’incantesimo. L’urlo svela imbonitori e irresponsabili, scongiura depressioni, dà coraggio, semina speranza.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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Tra Buddha e Jimi Hendrix

Sadhguru, le motociclette e il più Grande Programma di Meditazione mai realizzato in Italia!

Urrà! Urrà! Sadhguru, il selvaggio mistico indiano che gira il mondo in moto per sensibilizzare sull’importanza di salvare il pianeta, e le cui illuminati parole sono seguite da star internazionali come Mike Tyson e Will Smith, solo per citare i primi due che mi vengono in mente, finalmente tornerà in Italia, il primo ottobre a Milano! Una giornata intera con lui per parlare di yoga, meditazione, ambiente e dell’unica rivoluzione possibile: quella interiore.
È difficile spiegare a parole quanto riesca a trasmettere Sadhguru con i suoi incontri: lucidità, visione, consapevolezza, ironia, una profonda conoscenza della natura umana. E tanto, tanto altro. Lo ripeto, è difficile spiegarlo a parole ma basta vederlo e sentirlo e tutto diventa chiaro come un torrente di montagna. È come spiegare a qualcuno che non l’ha mai assaggiato il sapore di, che so, un cocco. Come glielo spieghi? Però basta un morso è tutto torna.
Nei momenti più bui e complessi degli ultimi anni, i video, i libri e i discorsi di Sadhguru mi hanno aiutato enormemente, regalandomi nuovi punti di vista. Si può dire abbia spronato la mia coscienza a muovere il culo e saltellare un po’ più su, verso stati più elevati. E la cosa meravigliosa è che Sadhguru riesce a fare tutto questo usando siringate di ironia, quindi alla fine impari mentre stai ridendo. Per questo e molto altro, consiglio a tutti di prenotarsi e andare a sentirlo il prossimo primo ottobre. Mi ringrazierete. Anche perché l’evento che vedrà protagonista il fondatore di Isha Foundation all’Allianz Cloud di Milano sarà il più grande programma di meditazione mai organizzato nel nostro paese, sono attese ben 5.000 persone.
Il programma di Milano prevede meditazioni guidate, domande e risposte dal vivo e sessioni interattive, insomma del gran bel carburante per la crescita interiore.
Oltre all’evento in sé, la Fondazione Isha organizzerà diverse iniziative di sensibilizzazione, tra cui workshop e programmi di volontariato, per arricchire ulteriormente l’esperienza dei partecipanti ed estendere l’impatto del programma al di là del raduno.
Per informazioni o per iscrivervi potete mandare una mail a italy@ishafoundation.org, oppure andate su questo link per ottenere tutte le informazioni. https://ishaeu.org/Sadhguru-A-Milano
In quanto a me, statene certi, partirò da Genova e sarò a Milano già di mattina prestissimo. E se ne recupero una, manco a dirlo, verrò in moto.

  • Federico Traversa

    Genova 1975, si occupa da anni di musica e questioni spirituali. Ha scritto libri e collaborato con molti volti noti della controcultura – Tonino Carotone, Africa Unite, Manu Chao, Ky-Many Marley – senza mai tralasciare le tematiche di quelli che stanno laggiù in fondo alla fila. La sua svolta come uomo e come scrittore è avvenuta grazie all'incontro con il noto prete genovese Don Andrea Gallo, con cui ha firmato due libri di successo. È autore inoltre autore di “Intervista col Buddha”, un manuale (semi) serio sul raggiungimento della serenità mentale grazie all’applicazione psicologica del messaggio primitivo del Buddha. Saltuariamente collabora con la rivista Classic Rock Italia e dal 2017 conduce, sulle frequenze di Radio Popolare Network (insieme a Episch Porzioni), la fortunata trasmissione “Rock is Dead”, da cui è stato tratto l’omonimo libro.

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Mia cara Olympe

Brescia e gli alibi della violenza

“I contegni di compressione delle libertà morali e materiali della parte offesa da parte dell’odierno imputato sono il frutto dell’impianto culturale e non della sua coscienza e volontà di annichilire e svilire la coniuge per conseguire la supremazia sulla medesima, atteso che la disparità tra l’uomo e la donna è un portato della sua cultura che la medesima parte offesa aveva persino accettato in origine”. (Italia, ottobre 2023, conclusioni del pubblico ministero nel processo contro un uomo del Bangladesh, accusato di avere per anni maltrattato fisicamente e psicologicamente la propria moglie, cittadina italiana di origini bengalesi, sposata con un matrimonio combinato).

“Fece eco nel 2003 la condanna  a 9 anni – rispetto agli 84 chiesti dall’accusa – di un uomo di Barcellona, accusato di aver maltrattato durante 27 anni la sua famiglia e di aver abusato sessualmente delle due figlie. Antonio Esteban Garcia, è il suo nome, si difese in aula facendo ammenda della sua ‘educazione franchista’ in cui ‘era normale trattare con violenza la moglie e i figli”. E riuscì ad approfittare dei benefici del vecchio Codice penale” (Paola Del Vecchio, tratto da Stupro, 20 ottobre 2006)

Trovate le differenze, viene da dire, come nei giochi della Settimana enigmistica. Non ce ne sono tante, purtroppo. Era il 2003, era la Spagna che faticava a uscire dall’epoca franchista, nel primo caso. Vent’anni dopo e tanta acqua passata sotto i ponti  in tema di azioni, ragionamenti, leggi, progetti contro la violenza sulle donne, a Brescia, in un processo, accade quel che avete letto sopra: l’accusa chiede l’assoluzione di un uomo maltrattante perché non è lui, ma la sua ‘cultura’ ad alzare le mani, minacciare, costringere, spaventare, segregare la donna che ha sposato e che a quella ‘cultura’ non si conforma.

Proprio vero: gli alibi della violenza, gli alibi prestati alla violenza maschile sono infiniti. E, a volte, paiono inscalfibili persino nella testa di chi dovrebbe restituire giustizia in un’aula di tribunale. Poi ci si domanda come mai ci sia, tra le vittime, una diffusa sfiducia nella giustizia. Poi ci si domanda dove siano finiti la nostra Costituzione, il nostro apparato legislativo eccetera eccetera. Poi ci si chiede quale indiretto effetto confermativo  e autoassolutorio può avere una pronuncia del genere: se non sono io, uomo adulto e in possesso delle mie facoltà mentali, ad alzare le mani ma la mia ‘cultura’ che colpa ne ho, alla fine? A Esteban Garcia, vent’anni fa in Spagna, è andata ‘bene’: vedremo cosa dirà, ad ottobre, la sentenza di Brescia.

 

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

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L'Ambrosiano

Giovanni XXIV e l’ordine del tempo

«In Vietnam, se non andrò io, andrà Giovanni XXIV». La battuta di Francesco è un piccolo capolavoro; ripropone la densità della storia recente e getta luce su un futuro buio. Di ritorno dalla Mongolia, Paese incuneato tra Russia e Cina, grande più di cinque volte l’Italia ma con un numero di cattolici inferiore a quello d’un nostro borgo, neanche duemila (una botta di
Bergoglio alla mentalità di folle, bandierine, appartenenze) si affida a un nome, Giovanni, che sa di speranza. Giovanni XXIII ha tanto da dire oggi. Roncalli era molto sentito dalla gente. La sera dell’apertura del Concilio, 11 ottobre 1962, invocato dalla folla in piazza San Pietro disse: «Persino la luna si è affrettata stasera. Osservatela in alto, a guardare questo spettacolo»; «Continuiamo a volerci bene così; a cogliere quello che ci unisce, lasciar da
parte, se c’è, qualche cosa che ci può tenere un po’ in difficoltà»; «Tornando a casa, troverete i bambini. Date loro una carezza e dite: “Questa è la carezza del Papa”». Dopo 15 giorni il Papa scongiurò lo scontro USA/URSS per i missili a Cuba; dalla Radio Vaticana tenne un discorso il cui testo era stato prima consegnato agli ambasciatori delle due superpotenze. Confermò che la
Chiesa avrebbe lavorato per la pace con la Pacem in terris. Ulteriore monito della battuta di Francesco: il Vietnam ove «andrà Giovanni XXIV» «come una simpatia nel dialogo», ha segnato generazioni con una lunga guerra. Sulla scia di richiami e nessi: scrive Rovelli ne L’ordine del tempo: «Il futuro è incertezza, desiderio, inquietudine, spazio aperto, forse destino». Allo
squadernarsi di prospettive dà parole la poesia: per Rovelli è «saper vedere al di là del visibile». Poeta delle immagini Liliana Cavani riprende il libro dello scienziato per il bellissimo film presentato a Venezia. La regista Leone d’oro alla carriera ha coraggio oltreché arte: rappresenta un’umanità minacciata d’estinzione da un meteorite che però alla fine si salva. Dopo la grande paura la scampa: il sasso spaziale la sfiora con una gran luce e si perde. Luce, difese e convenienze mollate ognuno trova spazi di verità in sé e con gli altri. Le battute somigliano alla poesia: tolgono veli e pungolano per scelte vere.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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Tra Buddha e Jimi Hendrix

“We’re living in a jungle, baby” – Come gestire la rabbia e gli arrabbiati

Mai come oggi ci si insulta, manda al diavolo, giudica. Le persone si feriscono l’una con l’altra per il semplice gusto di farlo. Succede a scuola, sul posto di lavoro, nei rapporti di coppia oppure in famiglia, il luogo sicuro dove ci sentiamo più protetti. E questo presente che ci vuole connessi e in vetrina H24 di certo non aiuta.
Le persone passano ore con il muso sullo schermo del telefono o sul PC, in competizioni con gli altri per apparire più belli, di successo, risolti.
E allora scaricano la propria frustrazione sugli altri, spesso su chi gli è più vicino: il partner, il figlio, il collega, l’amico del cuore. A volte invece lo fanno semplicemente per sfogare lo stress e la tensione del momento, una valvola di sfogo come andare a fare una corsa e cento vasche in piscina. Offendono come ti volessero ammazzare e poi dopo due minuti fanno come se niente fosse. La leggenda racconta, per fare un esempio, che il grande Miles Davis venisse spesso preso da improvvisi attacchi d’ora, salvo dimenticare tutto appena sbollita l’incazzatura. Si dice che una volta licenziò un facchino perché riteneva non camminasse a tempo.
Sia quel che sia il motivo degli insulti “a gratis” fare da pungiball, che che ne dicano i cinici, non è per niente divertente.
“We’re living in a jungle, baby” cantava compiaciuto Axl Rose, ma essere vittime di questa giungla è divertente solo in certi film o nel video della bella canzone dei Guns N’Roses, non certo nella vita vera. Perché, diciamo la verità, essere pungiball della rabbia repressa delle persone a noi vicine è frustrante come ascoltare i Pink Floyd con uno stereo dalle casse gracchianti. Alla lunga ti esaspera.
Essere costretti a subire insulti e cattiverie a ogni piê sospinto alla fine finisce per farci del male, per quanto forti e distaccati ci sforziamo di essere. Perdiamo sicurezza in noi stessi, in quello che crediamo, a volte persino nel nostro posto in questo spicchio di universo.
Quindi serve consapevolezza e una visione chiara, a prova di insulti. Se ci troviamo in questa situazione dobbiamo innanzi tutto realizzare chiaramente che: le persone luminose e centrate vogliono che lo siano anche gli altri. Le persone tormentate e irrisolte, spesso, sperano che anche chi gli sta vicino stia male.
Se stai bene, in pace col mondo, l’ultima cosa che vuoi è litigare o fare male a qualcuno. Anzi vorresti che tutti fossero del tuo identico umore.
Quindi chi insulta, offende, grida, usa le parole come un’arma è una persona che sta male. Ecco, realizzare questo aspetto aiuta a ribaltare la prospettiva e ci mette in una posizione di forza.
Quando te ne rendi conto, si ribaltano le gerarchie: la persona forte, quella che è in una posizione di forza e stabilità sei tu e quindi puoi gestire una guerra che, alla fine, non ti riguarda perché è solo fra chi ti insulta e la sua rabbia. Quindi puoi non dargli importanza e andare avanti. Certo, lo so, ci vuole una pazienza da santi, la stessa che serve per ascoltare un pomeriggio intero lo stesso disco dei Dreams Theather, ma può funzionare.
E magari, se proprio vi trasformate in un Gandhi di questi anni, riuscirete anche ad aiutare l’aggressore di turno, che spesso, lo abbiamo già detto, è una persona a voi molto vicina.
E comunque, che si riesca a tendere la mano o meno, si riesce a perdonare, non dargli peso e andare avanti con la nostra vita.
Si racconta che un pomeriggio il Buddha stava parlando davanti a una folla di persone quando un uomo si avvicinò e cominciò a insultarlo dicendogli cose terribili e molto offensive.
Il Buddha lo ignoro completamente restando immobile e in silenzio, finché l’uomo esasperato se ne andò.
A quel punto uno dei discepoli, parecchio turbato, chiese al Buddha perché si fosse fatto insultare in quel modo senza reagire.

Il Buddha sorridendo rispose: “Se io ti regalo un cavallo e tu non lo accetti, di chi è il cavallo?”.
“Se io non lo accettassi, il cavallo continuerebbe ad essere vostro, maestro” rispose il discepolo.

Il messaggio del Buddha è che, nonostante alcuni decidano di perdere il loro tempo gettandoci addosso la loro frustrazione, noi possiamo scegliere di non accettare le loro parole o meno, come faremmo con un regalo qualsiasi.
Così il veleno resterà a marcire nella bocca di chi insulta.
E, nel frattempo, canticchiare il testo dell’immortale “Poison” di Alice Cooper, forse, potrà aiutarci

  • Federico Traversa

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    Il Verziere di Leonardo è un racconto del cibo a partire dal territorio fino alle situazioni globali, va in onda tutti i sabati dalle 12 alle 13. Parliamo di agricoltura e surriscaldamento della Terra, di coltivazioni di prossimità, e tendenze globali. Raccontiamo il paesaggio rurale con le sue opere idrauliche, l’agricoltura sociale e la cooperazione internazionale. Ci soffermiamo anche sulla storia delle produzioni agroalimentari. A cura di Fabio Fimiani

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    Nel rugby il terzo tempo è il dopo partita, quando gli animi si rilassano, si beve e si mangia insieme: questo è lo spirito con cui nasce questa trasmissione, che potrebbe essere definita una sorta di “spin off” di Esteri – in onda tutte le sere dal lunedì al venerdì dalle 19 alle 19:30 – oppure, prendendo in prestito la metafora sportiva, un “terzo tempo” di Esteri. Sarà una mezz’ora più rilassata rispetto all’appuntamento quotidiano, ricca di storie e racconti, ma anche di musica. A cura di Martina Stefanoni

    Terzo tempo – il settimanale di Esteri - 06-12-2025

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    M7 del 06/12/2025 - Banchi di prova. Arrivano i mercati di quartiere, saranno anche spazi di socialità?

    Palazzo Marino ha affidato 15 mercati comunali a Sogemi per farne i nuovi "mercati di quartiere": punti di riferimento per la spesa sotto casa, luoghi d'incontro per le comunità. Il mercato di via Rombon è il primo a riaprire dopo anni di abbandono, quello di viale Monza chiuderà per almeno un anno tra le proteste degli esercenti sotto sfratto e le preoccupazioni degli abitanti che gli hanno dato un'anima. Con interviste al presidente di Sogemi Cesare Ferrero, ad alcuni commercianti del mercato Crespi-Monza, a Paolo Martelli e Carmen Ziccardi del comitato per la salvaguardia del valore sociale, umano e poetico del mercato Crespi-Monza e con un reportage di Roberto Maggioni dal mercato Rombon. A cura di Luca Parena.

    M7 – il settimanale di Metroregione - 06-12-2025

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    a cura di Gianmarco Bachi

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