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Il peso dei militari

afghanistan

La GBU-43 è stata sganciata alle 7.32 di sera nel distretto di Achin, nella provincia orientale di Nangarhar in Afghanistan.

Si tratta della più potente bomba non nucleare, la madre di tutte le bombe, come è stata definita, nove metri di lunghezza, 11 tonnellate di esplosivo.

Esplode prima di toccare terra e per questo il raggio della sua esplosione è molto ampio.

Il generale John W Nicholson, che guida le forze armate americane in Afghanistan, ha detto che la bomba è stata usata contro un sistema di tunnel e strutture create dall’Isis in questi ultimi mesi. Nella zona ci sarebbero tra i 600 e gli 800 militanti dell’ISIS.

Il generale Nicholson ha anche detto che è stata posta la massima cura per evitare vittime civili. Non ha però spiegato quali sono state queste misure. Testimoni sul terreno dicono che probabilmente un insegnante e il suo figlio hanno perso la vita. Spiegano anche che si è trattato dell’esplosione più forte mai sperimentata, un lampo enorme che ha fatto tremare la terra.

Donald Trump si è limitato a dire di aver “autorizzato i militari”. Del resto, di Afghanistan non si è praticamente mai occupato in campagna elettorale e quindi il presidente si è probabilmente limitato ad ascoltare i generali .

Trump ha anche evitato di dire se la bomba in Afghanistan può essere considerata un avvertimento alla Corea del Nord, ha risposto, limitandosi a dire che la Corea del Nord è “un problema di cui gli Stati Uniti si stanno prendendo cura”.

La bomba sganciata nel distretto di Achin arriva nel momento in cui le forze militari americane stanno intensificando, ovunque, la loro attività. Marzo è stato il mese più intenso in fatto di bombardamenti in Siria e Iraq. Nelle scorse settimane le forze statunitensi hanno colpito per sbaglio un edificio di civili a Mosul e quindi una struttura militare dei suoi alleati, le Syrian Democratic Forces.

Secondo molti analisti, la bomba è sicuramente il segnale del peso ormai conquistato dai militari nelle scelte dell’amministrazione Trump.

  • Autore articolo
    Roberto Festa
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    L'abbiamo scoperto con l'EP "Somewhere only we go" e oggi a Volume abbiamo avuto modo di conoscere meglio la storia di questo cantautore nigeriano, che si è poi formato musicalmente in Ghana: "Nel corso degli anni le nostre musiche si sono fuse: l'highlife ghanese, il palm-wine, il folk di Kumasi, il suono contemporaneo della chitarra. Ho potuto unire questi due mondi, mescolandoli con le radio occidentali che ascoltavo da ragazzo". Il risultato è un folk pop pieno di anima e di profondità: "Il mio obiettivo non è solo una carriera internazionale, ma costruire qualcosa in Africa. Voglio creare una struttura che funzioni per artisti come me, gente con una chitarra o un tamburo, artisti contemporanei che non hanno modo di raggiungere il loro pubblico". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Tommy WA.

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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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