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    Migranti sfruttati, la facilità del male.

    A cura di:

    Raffaele Liguori

    Erano ammassati in quarantuno dentro un furgoncino diretto a Ventimiglia, il confine che i profughi tentano passare per arrivare nel Nord Europa. Il portellone del furgoncino era chiuso con un lucchetto, come fanno i fattorini per non farsi derubare del carico. Ma all’interno non c’erano merci, ma persone. Cittadini siriani, egiziani ed eritrei. ..E’ quanto ha scoperto un’inchiesta coordinata dalla procuratrice aggiunta della Dda di Milano, Ilda Boccassini. Individuata, come si dice in questi casi, un’organizzazione di egiziani, afgani, albanesi, sudanesi e tunisini. C’erano anche italiani nel gruppo degli sfruttatori. Si facevano pagare (anche cinquemila dollari) per trasportare i migranti, come pacchi accatastati uno sull’altro, dalla Sicilia al confine con la Francia. «Qui non stiamo parlando della necessità di grosse organizzazioni», ha raccontato Ilda Boccassini, ieri in una conferenza stampa. «Se io so – ha proseguito la pm - che ci sono degli sbarchi, dove c’è carne da macello disponibile a fare qualsiasi cosa pur di raggiungere il nord Europa, allora è facilissimo. E’ come andare in un supermercato e sapere che là posso trovare patate, detersivo e quant’altro». E’ la facilità del male. «Di fronte al dolore - ha aggiunto la magistrata - c’è la globalizzazione del male, persone senza scrupoli che si alleano fra di loro per trovare ricchezza». Questo è il quadro. Cosa facciamo per evitare “la globalizzazione del male”? Valerio Calzolaio, giornalista e scrittore, ospite a Memos, sostiene che bisogna “garantire corridoi umanitari e percorsi sicuri ed evitare migrazioni forzate”. In Italia, intanto, norme necessarie per l’integrazione, come la riforma della cittadinanza, sono bloccate da mesi in parlamento. Ne abbiamo parlato con Doris Lo Moro, senatrice Pd.

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