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    Macron Le Pen e il “ballottante ombra” Melenchon

    A cura di:

    Raffaele Liguori

    Un voto per difendere la democrazia. E’ la posta in gioco nel ballottaggio presidenziale francese di domenica prossima. Da un lato Emmanuel Macron (il centrista liberale, europeista), dall’altro Marine Le Pen (la neofascista nazionalista). Il voto contro Le Pen, qualunque siano le convinzioni su Macron, sarà un voto contro “il più grande di tutti i pericoli”, ha scritto oggi il direttore di Le Monde Jerome Fenoglio. Si tratta, sostiene Fenoglio, “dell’irruzione, nel cuore della democrazia francese, della brutalità e della doppiezza della tradizione politica, e familiare, che incarna Marine Le Pen”. Edwy Plenel, ex caporedattore di Le Monde, oggi direttore di Mediapart (sito francese di informazione e giornalismo investigativo) ha motivato il suo voto per Macron con queste parole: “Per noi non sarà un voto per approvare il programma di Macron, ma per difendere la democrazia come spazio di libera contestazione, anche delle politiche del candidato di En Marche!. Con l’estrema destra identitaria e autoritaria, invece, sarebbe certa la rimessa in discussione di questo diritto fondamentale”. Memos oggi ha ospitato Paolo Franchi, giornalista ed editorialista del Corriere della Sera, che quattro giorni fa ha scritto di Jean-Luc Melanchon e del suo ruolo decisivo nel contenimento dell’avanzata di Le Pen al primo turno. Oggi il leader della sinistra francese rappresenta una sorta di “candidato ombra” del ballottaggio presidenziale francese. I voti della “Francia non sottomessa” sono infatti importanti – chissà quanto determinanti - per la sconfitta di Le Pen. Resta però l’incertezza su come si comporterà al secondo turno l’elettorato di sinistra, che non ha avuto da Melenchon l’indicazione chiara di votare per Macron. Un’incertezza che per lo storico Piero Bevilacqua, ospite oggi a Memos, andrebbe risolta con un voto a Macron. «Lo farei, anche malvolentieri – dice Bevilacqua - perché se vincesse Le Pen tutti i movimenti di destra, xenofobi, in Europa riceverebbero un incoraggiamento. Ci sarebbero conseguenze imprevedibili».

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    Alzheimer: la retta delle Rsa non deve essere pagata dai familiari. La sentenza della Corte d’Appello di Milano

    La retta della Rsa per le persone affette da Alzheimer deve essere a carico dell’Azienda Sanitaria: lo ha deciso la Corte d’Appello di Milano che ha ribaltato la sentenza di primo grado del Tribunale di Milano. Sentenza che obbligava un cittadino lombardo a pagare il ricovero in una struttura sociosanitaria per la madre malata di demenza senile. Si tratta di rette insostenibili: secondo i sindacati, nonostante la Lombardia impegni 200 milioni di euro in più all’anno rispetto a quattro anni fa proprio per le RSA, queste alzano le rette e le famiglie continuano a pagare prezzi spropositati. Abbiamo sentito prima Laura Valsecchi di Medicina Democratica e successivamente Federica Trapletti, segretaria SPI CGIL che sta seguendo la vicenda.

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    Poveri ma in ferie di venerdì 11/07/2025

    Quando ci mettiamo con le mani dietro la schiena a guardare i cantieri. Ospite d'eccezione Danilo Masotti di Umarells (su instagram e Facebook).

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    Almendra è fresca e dolce. Almendra è defaticante e corroborante. Almendra si beve tutta di un fiato. Almendra è una trasmissione estiva di Radio Popolare in cui ascoltare tanta bella musica, storie e racconti da Milano e dal mondo, e anche qualche approfondimento (senza esagerare, promesso). A luglio a cura di Luca Santoro, ad agosto di Dario Grande.

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    Stagione XI - ep 5 - Erriquez

    A tempo di parola - 11-07-2025

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    Rock is dead di venerdì 11/07/2025

    Stagione XI - ep 5 - Erriquez

    Rock is dead - 11-07-2025

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    Conduzione musicale di venerdì 11/07/2025 delle 14:01

    Un viaggio musicale sempre diverso insieme ai nostri tanti bravissimi deejay: nei giorni festivi, qua e là, ogni volta che serve!

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    Addio a Goffredo Fofi, il ricordo del critico Mauro Gervasini

    "Quando si parla di critica cinematografica non si può non partire da Goffredo Fofi. Un punto di riferimento, anche nel dissenso. C'è lui, e poi si scende". Così lo ricorda il critico Mauro Gervasini nell'intervista di Ira Rubini

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