Approfondimenti

La sinistra, senza centro e senza Sala

I nomi ora ci sono.

“Milano in Comune” ha presentato i suoi candidati al Consiglio comunale di Milano, in vista delle prossime elezioni amministrative. La lista è quella di chi, a sinistra, ha scelto di non riconoscersi nelle primarie del centrosinistra che hanno portato alla candidatura di Giuseppe Sala e di impegnarsi nel percorso che ha portato alla candidatura a sindaco di Basilio Rizzo. Una compagine variegata – da Altra Europa con Tsipras ai Comunisti Italiani, da Rifondazione Comunista a Possibile, al Partito Umanista – che sottotraccia si ritrova scorrendo l’elenco dei candidati: dalla consigliera comunale uscente Anita Sonego, alla storica animatrice del comitato Molise-Calvairate Franca Caffa, a Francesco Rizzati del PdCI, a Luciano Muhlbauer già consigliere regionale di Rifondazione.

La lista è composta da 48 nomi in tutto, rigorosamente in ordine alfabetico e senza un capolista. Una scelta voluta, che segnala quanto ricada proprio su Basilio Rizzo il compito di rappresentare la sintesi. E forse anche quanto, in alcuni momenti, sia delicata la questione degli equilibri da garantire.

L’avvocato Federico Sinicato è il candidato numero 45 in lista. Dalla sua, un impegno civile riconosciuto a fianco dei familiari delle vittime in vicende italiane tragiche come le stragi di Piazza Fontana o di Piazza della Loggia.

Sinicato, ospite per un’ora del Microfono aperto, presenta così la lista: “Sono tante le sigle e le provenienze che confluiscono in “Milano in Comune” e sul nome di Basilio Rizzo. Non ci sono quindi capilista, perchè siamo tutti capolista di qualcosa. E’ Basilio Rizzo il punto di riferimento per tutti quelli che hanno aderito alla lista e ne sottoscrivono l’impostazione. E forse doveva essere lui fin dall’inizio, anche quando si è cercato fuori dal Consiglio comunale un nome che avesse le energie e le idee per rappresentare quest’area”. Il riferimento è al lavoro complesso delle scorse settimane, che aveva portato a ventilare altri nomi eccellenti come possibili candidati – da Curzio Maltese a Gherardo Colombo – poi sfumati per scelta dei diretti interessati, di fronte alla complessità delle posizioni in campo.

La conversazione con Federico Sinicato affronta i nodi cruciali per “Milano in Comune”: il giudizio sull’operato di Giuliano Pisapia, la continuità rispetto al suo progetto, l’orizzonte politico a cui guarda la lista, la spinosa questione della scelta in caso di esclusione dal ballottaggio.

“L’ultimo anno della sindacatura di Pisapia ha lasciato un po’ di amaro in bocca a molti suoi elettori” dice Sinicato sul primo punto. “L’entusiasmo arancione del 2011, trasversale, si è andato perdendo. Si sono accumulate una serie di carenze, se non di errori, forse per stanchezza o perchè le condizioni politiche politiche erano già mutate. Credo che nel variegato mondo che aveva eletto Pisapia ci sia oggi una certa delusione e recriminazione”.

Il progetto attorno a Basilio Rizzo parte da qui: “tornare ad alcuni punti del programma di allora, che non sono stati completati e che erano quelli più qualificanti della spinta a sinistra della Giunta”. Sinicato sviluppa il ragionamento attraverso l’esempio di Expo: “La città è migliorata, esteticamente e nella sua funzionalità, ma ha concentrato su quei sei mesi le sue energie economiche e politiche, dimenticandosi il resto: le periferie, il problema degli alloggi sfitti, la gestione delle case popolari”.

La sinistra milanese punta a pesare, più che a vincere. A condizionare, con le sue istanze, il lavoro del prossimo sindaco, chiunque esso sia. L’orizzonte ipotizzato nei sondaggi è quello del 5 per cento, ma “potrebbe essere, speriamo, anche di più” commenta Sinicato.

Il dubbio da dissipare, di fronte agli ascoltatori, è però soprattutto uno: quello dell’utilità di camminare su strade separate, dell’incapacità di lavorare per un progetto comune e largo e del rischio di dividere il centrosinistra aiutando di fatto la destra. Telefonate e messaggi fotografano i due diversi modi possibili di vedere la cosa: “Grazie perchè mi permettete di votare senza turarmi il naso” scrive uno, “Soliti vecchi frazionisti” sentenzia un altro. Sinicato risponde: “Io rispetto chi ci critica, perché so che una certa storia della sinistra ha al suo interno, purtroppo, certe divisioni e certi risultati. In questo caso, però, credo che anche la critica sia vecchia: chi vede frazionismo nella proposta politica che sta dietro alla candidatura di Rizzo ha a sua volta un paio di occhiali vecchi e offuscati dalla storia della sinistra. Questo è un passaggio nuovo. Non bisogna sempre e necessariamente coniugare le proprie idee al ribasso. Il mondo è cambiato, ma va governato”.

In attesa del risultato elettorale, per “Milano in Comune” si intravede però già il problema in arrivo: quello del secondo turno, del probabile ballottaggio tra Sala e Parisi, della scelta da fare e dell’indicazione di voto da dare. Un ascoltatore lo chiede esplicitamente: “Voi cosa farete?”. Federico Sinicato risponde così: “Ovviamente vorremmo che al ballottaggio arrivasse il nostro candidato, ma superata la scaramanzia dobbiamo essere persone serie. Non si fa politica soltanto per far perdere qualcun altro: si fa per vincere, per governare o quanto meno per condizionare chi governa verso scelte condivisibili. In caso di ballottaggio tra due candidati, pur molto simili, secondo me la scelta è per quello di sinistra, mi sembra ovvio. E mi sembrerebbe anche offensivo pensare diversamente”.

Ascolta la trasmissione con Federico Sinicato

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  • Autore articolo
    Massimo Bacchetta
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    L'abbiamo scoperto con l'EP "Somewhere only we go" e oggi a Volume abbiamo avuto modo di conoscere meglio la storia di questo cantautore nigeriano, che si è poi formato musicalmente in Ghana: "Nel corso degli anni le nostre musiche si sono fuse: l'highlife ghanese, il palm-wine, il folk di Kumasi, il suono contemporaneo della chitarra. Ho potuto unire questi due mondi, mescolandoli con le radio occidentali che ascoltavo da ragazzo". Il risultato è un folk pop pieno di anima e di profondità: "Il mio obiettivo non è solo una carriera internazionale, ma costruire qualcosa in Africa. Voglio creare una struttura che funzioni per artisti come me, gente con una chitarra o un tamburo, artisti contemporanei che non hanno modo di raggiungere il loro pubblico". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Tommy WA.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale

    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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