“Orbán, you are not welcome”. “Questa non è la nostra Europa”. Sono i messaggi sui cartelli esposti durante un sit-in davanti a Montecitorio, poco prima che l’automobile del premier ungherese entrasse a Palazzo Chigi. Un’ora di colloquio con Giorgia Meloni, al termine del quale i due leader hanno detto di aver avuto uno scambio sui principali temi dell’attualità, il Medio Oriente, la guerra in Ucraina, l’immigrazione. Quest’ultimo tema è tra quelli su cui maggiore è la convergenza tra i due paesi, la politica dei muri in Ungheria che in Italia Giorgia Meloni ha tradotto con i migranti deportati nei centri in Albania, operazione fallita e costata milioni di euro.
Una visita, quella di Orbán, preceduta da una frase che sembra non aver creato nessun imbarazzo alla presidente del Consiglio. “L’Unione europea non conta nulla”, ha detto ai giornali italiani questa mattina. Del resto, con i suoi continui veti nei consigli europei Viktor Orbán lavora dall’interno all’indebolimento dell’Unione. Giorgia Meloni, invece, cerca quel ruolo di ponte con gli Stati Uniti che poi nei momenti decisivi la porta però ad essere più vicina a Washington che a Bruxelles.
I due hanno anche discusso di come utilizzare i prestiti Safe per sostenere l’industria e la tecnologia. In parte quei prestiti dovrebbero essere usati per il riarmo. Forse la guerra in Ucraina può essere stato l’unico tema su cui il punto di vista è stato differente. Orbán farà di tutto, ha detto, per togliere le sanzioni alla Russia, Meloni conferma il suo sostegno all’Ucraina. Matteo Salvini, più vicino ad Orbán che a Meloni su questo punto, oggi non si è pronunciato.


