Tra Buddha e Jimi Hendrix

Maharishi, l’India e la Meditazione Trascendentale: quando i Beatles si elevarono verso stati più elevati di coscienza…

Hotel Hilton di Londra, Inghilterra, 24 agosto 1967, ore 15 circa.
In un universo parallelo forse John Lennon, George Harrison, Paul McCartney e Ringo Starr sarebbero quattro normali ragazzi inglesi poco più che ventenni, che amano il calcio, lavorano in qualche fabbrica di Liverpool e nel weekend si sbronzano al pub giocando a freccette.
Nel nostro universo invece sono tutto fuorché normali. Si ipotizza siano addirittura più famosi di Gesù. E, blasfemia a parte, nel febbraio del 1968 è altamente probabile che i teenager europei e americani abbiamo sentito parlare più dei Beatles che del Cristo.
In quel periodo, questi quattro nuovi messia, conoscono il saggio indiano Maharishi Mahesh Yogi, che si trova a Londra per insegnare la Meditazione Trascendentale.
Si tratta di un’antica tecnica mentale indiana capace di ridurre stress, ansia, centrando maggiormente la persona nella realtà e aumentandone la consapevolezza. Più un’altra serie di innegabili benefici che toccano tanto la componente fisica quanto quella spirituale.
L’incontro con Maharishi si rivela proficuo, così ne segue un altro a Bangor in Galles, a cui prende parte anche Mick Jagger.
Mentre i quattro si trovano in Galles, li raggiunge la notizia della morte di Brian Epstein, il loro manager e pigmalione.
Lennon e Harrison superano il terribile lutto anche grazie alla consapevolezza ottenuta con la nuova pratica, e decidono di aiutare Maharishi a divulgarla a quante più persone possibili.
Lo yogi finisce così in prima serata al David Frost Show. Il risultato? Il giorno dopo migliaia di persone accorrono ai centri di rigenerazione spirituale per chiedere informazioni.
Anche George e John partecipano al David Frost Show per parlare esclusivamente di Meditazione Trascendentale.
Rigenerati dalla cura Maharishi, i Fab Four decidono di approfondire la loro conoscenza della pratica e pianificano un ritiro nell’ashram indiano del maestro. In particolare è Harrison, che da tempo ha iniziato un lungo percorso spirituale che lo accompagnerà poi durante tutta la vita, a spingere per recarsi in India.
John e George, con le rispettive mogli, arrivano all’ashram di Rishikesh, lontano 150 miglia dalla capitale, il 16 febbraio del 1968, in taxi.
Paul McCartney, la sua compagna Jane Asher, Ringo Starr e sua moglie raggiungono invece il posto quattro giorni dopo.
Sono presenti altre celebrità dell’epoca, tra cui Mia Farrow, Mike Love dei Beach Boys e il menestrello Donovan.
L’ashram, il cui nome ufficiale è International Academy of Meditation, sorge nei pressi del Gange, proprio ai piedi dell’Himalaya. Un luogo altamente suggestivo.
La vita quotidiana scorre in modo rilassato. Le giornate trascorrono fra lunghe sedute di meditazione, l’ascolto delle lezioni di Maharishi e periodi di socializzazione.
Il saggio indiano si rileva assai disponibile con i Beatles, dando loro lezioni private, visto che sono giunti quando il corso è già iniziato da tre mesi.
I reporter intanto si scatenano dando ampio risalto alla notizia; la permanenza dei Beatles in India si rivelerà uno degli eventi chiave che daranno un ulteriore e definitivo slancio al forte interesse per le dottrine orientali, in particolare indiane, che caratterizzerà la cultura giovanile occidentale degli anni a venire.
Di quel periodo super chiacchierato sui giornali dell’epoca rimane la famosa fotografia di Maharishi con i suoi famosi discepoli al fianco. Lo scatto è tuttora considerato come uno dei più emblematici della storia del rock.

Ringo e la moglie sono i primi a rientrare in Inghilterra dopo due settimane perché hanno nostalgia di casa e dei figli. Al suo ritorno, il batterista, racconta di essersi trovato molto bene, di meditare ogni giorno e di sentirsi una persona migliore.
Paul parte invece con Jane il 26 marzo, al termine di cinque intense settimane, anche lui completamente soddisfatto dell’esperienza.
John e George, invece, scelgono di trattenersi più a lungo ma, dopo alcune settimane di apparente beatitudine, rompono l’idillio e lasciano improvvisamente l’asharan. Tornato in patria, John si scaglierà pubblicamente contro lo yogi, arrivando a dichiarare: “Abbiamo commesso un errore”. Scriverà quindi la canzone Sexy Sadie, dedicata proprio a Maharishi, dove il guru viene dipinto come un uomo supponente e subdolo, che utilizza il proprio potere per sedurre le sue giovani allieve. Pare che alla base dell’ arrabbiatura di John e della conseguente partenza di lui e George ci sia una voce secondo la quale Maharishi avrebbe fatto delle pesanti avances a Mia Farrow durante un puja.
Una voce che ben presto si rivela totalmente infondata e messa in giro dall’ingegnere del suono dei Fab Four, Alex Mardas, per tutti Magic Alex. Dopo l’improvvisa scomparsa di Brian Epstein, Alex ambisce alla prestigiosa poltrona di quinto scarafaggio, e vede nella figura del Maharishi un possibile ostacolo nella gestione della band.
Jenny Boyd, ex cognata di George, racconta: “Allora arrivò Magic Alex. Venne perché non era d’accordo che i Beatles meditassero e voleva che John rientrasse in Europa. Divenne amico con un’altra ragazza del nostro gruppo, li vedevo camminare insieme nell’ashram, ovviamente complottando qualcosa”.
Nella sua autobiografia, Cynthia Lennon riporta: “Alex e un’altra ragazza cominciarono a piantare i semi del dubbio in menti molto aperte… la voce sparsa da Alex – che Maharishi fosse stato indiscreto con una certa donna, rivelandosi un mascalzone – cominciò a guadagnare terreno. Tutto senza una minima prova o giustificazione. Per me era ovvio che Alex volesse più di ogni altra cosa i Beatles lontani dall’India. Ci fu molta confusione e, in mezzo ad accuse e rabbia, Maharishi venne accusato e condannato senza avere la possibilità di difendersi. Alex chiamò subito un taxi per l’aeroporto e fece in modo che John e George non avessero possibilità di parlare con Maharishi”.
Deepak Chopra, scrittore ed ex braccio destro del leader del movimento di Meditazione Tracscendentale, sostiene invece un’altra versione: Maharishi, colpito negativamente dal continuo uso di droghe da parte dei membri della band, ne chiede conto a George e John, che indispettiti decidono di andarsene.
Altri ancora ritengono che il motivo della partenza dei due sia invece da ricercare nel film documentario su Maharishi le cui riprese sono previste in quei giorni. I Beatles non vorrebbero prendervi parte ma non sanno come dirlo al guru, così decidono di andarsene adducendo la scusa delle attenzioni alla Farrow.
Il mistero verrà chiarito soltanto parecchi anni dopo quando Star e Harrison prenderanno parte a un concerto in onore di Maharishi e lo loderanno pubblicamente, scusandosi per le tante falsità che si sono dette riguardo la loro dipartita dall’India.
In seguito sarà George stesso a smentire categoricamente quelle voci e fornire una versione definitiva all’intera faccenda: “In India qualcuno cominciò a spargere voci negative su Maharishi, voci che hanno invaso i “media” per anni. C’erano molte storie sul fatto che Maharishi non fosse a un livello… non si sa bene di che cosa, ma questo era detto solo per gelosia. Ci vorrebbero degli psichiatri per capire. Non so che cosa passò per la testa di certe persone, ma so che tutta questa merda fu inventata. Probabilmente è persino riportato nei libri di storia che Maharishi cercò di importunare Mia Farrow – in realtà la voce riguardava un’altra ragazza americana bionda con capelli corti, come Mia. Ma sono tutte balle, completamente balle.”.
E sulla stessa lunghezza d’onda si sintonizzeranno Star e McCartney.
Qualsiasi sia stato il valore dell’esperienza della meditazione per i Beatles, il viaggio in India con Maharishi genera comunque un periodo straordinario per la loro creatività. Quasi tutte le canzoni che appariranno nel White Album e in Abbey Road vengono scritte in quelle poche settimane. Persino Ringo compone una canzone, Don’t Pass Me By.
Per la prima volta dopo anni il cervello di John è libero dalle droghe e la musica gli esce fuori come un fiume: Julia, Dear Prudence, The Continuing Story Of Bungalow Bill, Mean Mr.Mustard, Across the Universe, Cry Baby Cry, Polythene Pam, Yer Blues, I’m So Tired.
Anche Paul è molto prolifico e scrive quindici canzoni tra cui: Wild Honey Pie, Rocky Racoon e Back in the USSR. Mother Nature’s Son è addirittura ispirata da una lezione sulla natura di Maharishi; la medesima lezione ispira anche John che compone I’m just a child of nature, il cui titolo in seguito verrà cambiato in Jealous Guy. Dear Prudence viene invece scritta per la sorella di Mia Farrow, Prudence, che ancora oggi è un’apprezzata insegnante di Meditazione Trascendentale.
Qualche anno dopo anche John Lennon rivalutò l’esperienza indiana, dichiarando: “In India scrissi centinaia di canzoni. Scrissi alcune delle mie canzoni più belle. Era un bel posto. Bello e sicuro, e tutti sorridevano sempre. L’esperienza ne è valsa la pena, se non altro per le canzoni che sono venute fuori. Siamo ancora al cento per cento in favore della meditazione,anche se non andremo a costruire un tempio dorato nell’Himalaya”.
Gli fa eco Paul: “Guardando indietro sento che l’esperienza con Maharishi è stata molto valida. Erano i pazzi anni ‘60, avevo usato molte droghe, non ero innamorato di nessuno, non ero tranquillo. Penso fossi alla ricerca di qualcosa per riempire un buco. Ricordo che mi sentivo un po’ vuoto. L’esperienza della meditazione è stata un grosso dono che Maharishi mi ha fatto per tutta la vita, ancora oggi uso il mio mantra. È stato sempre nel retro della mia mente. Per esempio quando ero in prigione in Giappone è stato molto utile; ho meditato molto laggiù ed è stata un’ottima cosa. Non mi permettevano di scrivere e non volevo stare lì a fare niente. La mia mente era agitata e la meditazione mi è stata d’aiuto.
La trovai molto utile allora e la trovo molto utile ancora oggi. Ora dico ai miei figli: “andate a imparare il vostro mantra, perché, se mai vorrete meditare e siete in cima a una montagna da qualche parte, saprete che cosa fare”.
Dopo molti anni ma l’esperienza è ancora viva e apprezzata nell’universo fab four.
Yoko Ono, in un’intervista rilasciata a Rolling Stone nel 2009, ha aggiunto: “John sarebbe stato il primo oggi, se fosse ancora qui, a riconoscere e ad apprezzare tutto quello che Maharishi ha fatto per il mondo”.
Che altro aggiungere? George ha meditato per tutta la sua vita, Ringo e Paul lo fanno ancora oggi. La meditazione è tutt’ora praticata in tutto il mondo, da attori, cantanti, artisti ma anche tanta gente comune in cerca di nuova consapevolezza. Venti minuti al giorno, due volte al giorno. Vale anche per il sottoscritto.
E allora tutti giù, in acque profonde, alla ricerca del nostro album bianco.

  • Federico Traversa

    Genova 1975, si occupa da anni di musica e questioni spirituali. Ha scritto libri e collaborato con molti volti noti della controcultura – Tonino Carotone, Africa Unite, Manu Chao, Ky-Many Marley – senza mai tralasciare le tematiche di quelli che stanno laggiù in fondo alla fila. La sua svolta come uomo e come scrittore è avvenuta grazie all'incontro con il noto prete genovese Don Andrea Gallo, con cui ha firmato due libri di successo. È autore inoltre autore di “Intervista col Buddha”, un manuale (semi) serio sul raggiungimento della serenità mentale grazie all’applicazione psicologica del messaggio primitivo del Buddha. Saltuariamente collabora con la rivista Classic Rock Italia e dal 2017 conduce, sulle frequenze di Radio Popolare Network (insieme a Episch Porzioni), la fortunata trasmissione “Rock is Dead”, da cui è stato tratto l’omonimo libro.

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    Ho detto R1PUD1A di Claudio Jampaglia e Giuseppe Mazza per EMERGENCY “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Primo episodio: Le parole sono importanti. In questa prima puntata di “Ho detto R1PUD1A” Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia spiegano cosa significa la parola “ripudia” nella Costituzione italiana e perché è stata scelta per rappresentare il “mai più” alla guerra del popolo italiano dopo la Liberazione. Non siamo i soli ad avere fissato questo principio nelle nostre leggi. La guerra però sta tornando una prospettiva concreta, almeno secondo la maggior parte dei governi, che si riarmano, Italia compresa. Con Rossella Miccio, presidente di EMERGENCY, vi racconteremo poi l’esempio del Sudan, il Paese dove la guerra ha già causato in questi due anni oltre tre milioni di profughi. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

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    C'è Di Buono: Max Casacci racconta Eartphonia III: Through the grapevine

    Anche in questa puntata parliamo di qualcosa che ha a che fare con la cultura enogastronomica, ma anche, molto, con la musica. Per la prima volta il caro Max Casacci (già colonna dei Subsonica) è stato ospite di un nostro programma non prettamente musicale, per raccontare il terzo episodio del suo progetto "Eartphonia", che lo ha portato in Franciacorta per "Through the grapevine", realizzato con i suoni del vino; suoni e rumori catturati nelle cantine dell'azienda vitivinicola Bersi Serlini Franciacorta. A cura di Niccolò Vecchia

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