Mia cara Olympe

Lettera dalla pandemia

Beh, mia cara Olympe, basta dire che scrivo dal bel mezzo di una pandemia. Dunque, saltiamo i convenevoli ché non son questi tempi da troppe cerimonie.
La pandemia, dunque. Picchia su tutti, è una livella come Totò diceva della morte? Assolutamente no. Dipende da chi sei, da dove nasci, e da dove e come vivi. E se sei donna, picchia più duro, ci sono tonnellate di studi nazionali e internazionali a dircelo. C’è persino una parola, Shecession, per indicare la recessione che ora colpisce le donne: il lavoro perso, e già era più discontinuo e meno pagato dei colleghi, quello che non si trova, e poi quell’altro – quello di cura, figli a casa, anziani cui badare, – quello gratuito che non viene pesato nei bilanci pubblici e che invece tiene in piedi adesso più che mai l’architettura delle vite e che è aumentato a dismisura. Più difficile tutto: persino gli stage, peraltro diminuiti, adesso li danno più spesso ai giovani uomini (46,4%, donne, 53,6% uomini). Avrà ragione Eleonora Voltolina di repubblicadeglistagisti.it a dire di stare allerta, che se il lavoro delle donne comincia (ma comincia adesso o continua?) a pesare meno di quello degli uomini non è un bel segnale? Come quando si usciva dalla guerra e le donne che avevano condotto i tram e tenuti aperti gli uffici dovevano tornare a casa? Qui la guerra, se così vogliamo chiamarla e non mi piace, non finisce e le donne sono già a casa: se si deve scegliere, se non si può fare a meno, se ‘conviene’, il lavoro ad essere sacrificato è spesso il loro. Freno a mano tirato sulla propria vita e sulla propria autonomia. Prima della pandemia per arrivare alla parità di genere globale, il World economic Forum calcolava ci volessero 99,5 anni, ora siamo a 135,6. In un anno di Covid ci siamo ‘bevuti’ una generazione insomma. Da queste parti si confessa una certa stanchezza, ma ci si vergogna a dirlo, proprio ad una come te.

Ps. Dici che forse chi legge non sa bene chi sei? Corriamo ai ripari: ti chiamavi, in effetti, Marie Gouze, nata nel 1748 e morta sulla ghigliottina di Robespierre nel 1793, seconda donna, dopo Maria Antonietta, a salirci. Ma la tua storia è stata molto diversa: sei stata femminista e antischiavista, hai scritto a favore delle donne e dei più poveri, tappezzato Parigi con i tuoi manifesti e polemizzato con il tribunale della Rivoluzione, rivendicato eguali diritti per te e le altre. “Uomo, sei capace d’essere giusto? È una donna che ti pone la domanda; tu non la priverai almeno di questo diritto. Dimmi: chi ti ha concesso la suprema autorità di opprimere il mio sesso?” hai messo nero su bianco nella Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina che ti è valsa la condanna ‘per aver dimenticato le virtù che convengono al tuo sesso’. C’è un bel romanzo che parla dei tuoi giorni ultimi e della Parigi delle donne durante il Terrore, ‘La donna che visse per un sogno’ e l’ha scritto con sapienza Maria Rosa Cutrufelli. C’è, qui, una voce dell’Enciclopedia delle donne a te dedicata.
Sotto la parrucca d’ordinanza, nel ritratto a pastello di Alexander Kucharsky, i tuoi occhi scuri appaiono straordinariamente vivi.

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

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    1) “Il mondo non deve lasciarsi ingannare: a Gaza il genocidio non è finito”. Il nuovo rapporto di Amnesty International ci chiede di non voltare la faccia dall’altra parte. (Riccardo Noury - Amnesty Italia) 2) Negligenza e corruzione. Cosa c’è dietro l’incendio del complesso residenziale di Hong Kong costato la vita a decine di persone. (Ilaria Maria Sala, giornalista e scrittrice) 3) Stati Uniti, l’attacco di Washington potrà avere effetti a lungo termine sulle politiche migratorie dell’amministrazione Trump e sulla vita di migliaia di migranti. (Roberto Festa) 4) Francia, dall’estate 2026 torna il servizio militare volontario. Il presidente Macron ha annunciato oggi quello che sembra più che altro un segnale politico e strategico. (Francesco Giorgini) 5) Spagna, una marea di studenti e professori in piazza a Madrid contro i tagli alle università pubbliche. La regione della capitale, guidata dalla destra, è quella che spende meno per gli studenti in tutto il paese. (Giulio Maria Piantedosi) 6) World Music. Entre Ilhas, l’album che celebra diversità e affinità musicali degli arcipelaghi della Macaronesia. (Marcello Lorrai)

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    A oltre un mese dall’annuncio del cessate il fuoco nella striscia di Gaza, le autorità israeliane stanno ancora commettendo il crimine di genocidio nei confronti della popolazione palestinese. Un nuovo rapporto di Amnesty International, che contiene un’analisi giuridica del genocidio in atto e testimonianze di abitanti della Striscia di Gaza e di personale medico e umanitario, evidenzia come Israele stia continuando a sottoporre deliberatamente la popolazione della Striscia a condizioni di vita volte a provocare la sua distruzione fisica, senza alcun segnale di un cambiamento nelle loro intenzioni. Martina Stefanoni ne ha parlato con Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Stuart Murdoch: "Il mio primo romanzo non è una biografia, ma racconta la mia storia e la storia della mia malattia"

    Il leader dei Belle & Sebastian racconta "L'impero di nessuno", il suo libro d'esordio, ai microfoni di Volume. Un libro che lui stesso definisce di autofiction: "La maggior parte delle cose che accadono a Stephen, il protagonista, sono successe anche a me". 10 anni fa, Murdoch aveva scritto una canzone con il medesimo titolo: "Il romanzo tocca gli stessi temi: Stephen ha un'amica del cuore, Carrie, entrambi hanno la stessa malattia e si sostengono e ispirano a vicenda". La malattia è l'encefalomielite mialgica: "Mentre scrivevo immaginavo il mio pubblico, e il mio pubblico era il gruppo di supporto per l’encefalomielite che frequentavo negli anni Novanta. Immaginavo di scrivere per loro, e questo mi ha aiutato a trovare il tono giusto". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Stuart Murdoch.

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