L'Ambrosiano

Il limite

È una conquista che la politica abbia detto che Netanyahu ha esagerato, che la disumanità di Hamas non legittimava altre disumanizzazioni. Si pone il problema se arriva la tregua. Alla comunità internazionale (con fiducia va recuperata l’espressione) oltreché bloccare l’assalto a Rafah spetta dare un limite ad Israele: come fermarsi e correggersi negli insediamenti. Sennò è illusione il “due popoli due Stati”: sarebbe una formula-bandiera per fare maquillage a impotenze, imbarazzi, ignavie ch’han fatto degenerare la situazione in Terra Santa. Ad esempio c’è cattiva coscienza in Occidente e in Europa per aver chiuso un occhio al non-limite all’espansione dei coloni israeliani in Cisgiordania e territori occupati; nell’aver elargito aiuti alla parte palestinese voltandosi dall’altra parte mentre i fondi servivano un po’ alla sopravvivenza, a corruzione, a sedare sensi di colpa collettivi ma rendevano fragile l’Autorità in governo e potere negoziale, precarie e discriminanti le condizioni di vita della popolazione (islamica in stragrande maggioranza ma anche cristiana), contribuivano a giustificare integralismo e fanatismo di componenti che non smettono purtroppo di nutrire l’obiettivo terroristico di distruggere Israele. Dare e darsi un limite per Israele sarebbe modo convincente per ribadire il diritto legittimo a difendersi, sapendo che la difesa più efficace è far tutto ciò che dipende da noi se vogliamo creare condizioni di pace e giustizia. Si toglierebbero anche argomenti a chi imputa solo a scelte di Tel Aviv rigurgiti antisemiti ed emergerebbero ambiguità e ipocrisie in Europa. Si tollerano sfilate nazi in Ungheria senza vedere i nessi: le SS glorificate oggi a Budapest realizzarono la Shoah senza mai segni di ravvedimento. In Italia si va con Liliana Segre al Binario 21: bello! Ma poi non si dice antifascista la Costituzione come se non fosse stato il duce a far le leggi razziali e Salò non avesse aiutato i nazisti nel deportare Ebrei nei lager. Un post-repubblichino che chiedesse perdono sarebbe un bel segnale contro l’antisemitismo. Meloni ha l’occasione d’un “riequilibrio” (cui tiene in Rai e Enti) dopo il perdono chiesto per il silenzio istituzionale verso le foibe titine.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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