L'Ambrosiano

Il Lago vuoto, la pietra senza porta, il test del 25 settembre

Vedere è sapere: attualità dell’antico detto! Il racconto è uno dei mezzi che abbiamo per condividere dannazioni o speranze comuni. In montagna sto vivendo lo spaccato d’un presente che anticipa inquietudini future.

Sono al lago dello Spluga quasi vuoto. S’è ridotta del 90 per cento la portata – dicono ad A2a – per dare acqua a Milano; irrigare i campi; fermare la discesa del lago di Como. Mi inoltro per centinaia di metri sull’antica strada che per millenni è andata al Passo ma che 90 anni fa fu sommersa per produrre energia elettrica per la città. Oggi l’invaso è una distesa di pietre e sassi. Pochi chilometri più sotto uno specchio d’acqua naturale, il lago Azzurro, da sempre icona per poeti e turisti è sparito: l’han prosciugato i prelievi d’acqua fatti per produrre neve artificiale che facesse sciare Madesimo.

A differenza del passato la sorgente non riesce a ricreare il lago. (A proposito: i piani per Milano-Cortina 2026?). Il disastro ambientale è come la guerra: sembra estranea finché è un massacro a “bassa densità” a migliaia di chilometri. Devi veder Putin invadere l’Ucraina per capire che ti riguarda (chissà fino a quando: l’istinto ad adattarsi crea cotenne sulle coscienze). Allo stesso modo non puoi star davanti alla tv, sentire i contadini lamentarsi (messa così sembra una protesta sindacale) o vedere il Polo perdere i ghiacci. Devi incamminarti a quasi 2000 metri sul fondo d’un ex-lago per capire che o cambi vita o la partita è persa. Mutamento vero è smetter d’essere spettatori di politica, istituzioni, iniziative culturali, media.

I tempi stretti di qui al 25 settembre posson procurare risvegli di coscienza, o il progressivo scivolare in una sorta di eutanasia collettiva complici le promesse in deficit di decine di miliardi dei partiti che assicurano flax tax, mille euro di pensione, blocco dei mari ma dove governano (ad esempio in Lombardia) non son stati neppure capaci di realizzare bacini per preservare l’acqua.

Sono moniti i versi di Wisława Szymborska: «Busso alla porta della pietra / Sono io, fammi entrare / Non ho porta – dice la pietra». L’irrimediabile è scontato? No: ci possono esser teste più dure della pietra. Bisogna provare. Siamo ancora in tempo.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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